Indurre la ripresa facendoci ristrutturare la casa/1
Le magnifiche sorti e progressive della nuova città verticale
La città verticale contro la città orizzontale come civitas humana. E la proprietà privata del suolo contro quella dello stato-leviatano. Questa è la sintesi della proposta di Silvio Berlusconi.
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La città verticale contro la città orizzontale come civitas humana. E la proprietà privata del suolo contro quella dello stato-leviatano. Questa è la sintesi della proposta di Silvio Berlusconi (che mi sembra proprio sua) di aumentare del 20 per cento le cubature degli edifici esistenti, con una dichiarazione certificata da un professionista che il progetto è regolare, perché riguarda un edificio regolare ed è conforme alle nuove norme. Non è vero che innalzando di un piano le case si fa cementificazione, è vero l'opposto. Chi va a Los Angeles si rende subito conto che la città orizzontale mangia avidamente i paesaggi più belli, cementificandoli e creando l'anonimato sociale. Ha bisogno di aiuto? Così mi dicevano, fermando l'auto lungo il bordo del marciapiedi, talvolta appena segnato, uomini e donne gentili, che mi vedevano camminare, a Los Angeles, ove nessuno cammina, in uno di quei lunghi viali, a fianco dei quali si distendono schiere di basse abitazioni bifamiliari solcate da lunghe lasagne grigie di strade con magri fili d'erba accanto e le piante avvolte nei vapori dei tubi di scappamento. Differenti le città come Francoforte o Maastricht, con i palazzi alti, assiepati e attorno tanto verde. La gente là cammina nelle strade, fra un edificio e l'altro.
Nella città verticale si va da un luogo all'altro a piedi o anche in bicicletta senza bisogno di ciclette nelle palestre e di jogging negli spazi riservati. E ci s'incontra, si sentono gli altri parlare e vociare, ci si ferma davanti alle vetrine dei negozi a pianterreno. In quella orizzontale, si va in auto, con il finestrino chiuso, da un luogo all'altro, si raggiunge lo shopping center e si gira fra i banconi, con l'aria condizionata, in una folla anonima. Una musica in sottofondo supplisce al cicaleccio della strada della città verticale. La città orizzontale comporta uno scialo di terreno, su cui si costruiscono case nane e si fanno strade chilometriche per accedervi. Comporta sterminati condotti di linee telefoniche e del gas. Richiede grandi sequenze di pali dell'elettricità e di lampioni per illuminare le strade e gli ingressi delle villette. Esige più lunghe reti fognarie e idriche. Il sistema arterioso e venoso della città si dilata. E' un gigante sdraiato, che consuma territorio, in superficie, sottoterra, sopra la terra. Lo so che un piano in più, nelle case delle città e dei paesi italiani, non cambia molto le cose. Ma serve per difendere ciò che resta della città verticale dalla furia architettonica che ha reso criminosa la costruzione in altezza, con l'argomento strambo che essa “preme troppo sul territorio”. Mentre è vero il contrario.
Anche l'aria migliora, nella città verticale rispetto a quella orizzontale, in quanto ci sono meno trasporti e si disperde nell'atmosfera meno calore, cioè meno anidride carbonica. Questo piano in più è un messaggio culturale di sfida all'urbanistica del bonsai. E poi il costo degli immobili si riduce, con la città verticale, perché si usano meglio il terreno e i costi fissi del tetto, delle fondazioni e degli impianti comuni. E poiché la rendita edilizia è funzione del costo del viaggio dalla periferia e dai sobborghi al centro, se la città si addensa, la rendita edilizia scende, perché i viaggi si riducono. L'autocertificazione del diritto ad ampliare del 20 per cento e delle altre percentuali il proprio fabbricato comporta una sfida al principio semicollettivista vigente in Italia dalla fine degli anni Sessanta secondo cui il diritto di costruire sui terreni non è dei proprietari del suolo, ma dello stato (o meglio del comune), che lo “concede” con una licenza, al proprietario, che dunque è un vassallo. Ora si ammette, almeno, che questo vassallo del comune feudatario dello stato leviatano può accrescere il suo utilizzo del soprasuolo del 20 per cento, rispetto alla concessione ricevuta, senza presentare una supplica agli uffici comunali competenti e alla commissione edilizia che vi sovrintende e si riunisce di quando in quando.
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