Un Langone choc sui contrabbandieri dei premi letterari

Perché il mostro di Grinzane è in galera e quello dello Strega a piede libero?

Camillo Langone

Io amo la giustizia quindi al carcere preferisco pene divine quali il contrappasso, la nemesi, l'inferno. Ma se carcere dev'essere, allora che sia carcere per tutti. Perché Giuliano Soria si trova in galera mentre Tullio De Mauro è a piede libero? Avete letto il Corriere di venerdì? Il presidente del premio Strega vi definiva i suoi giurati “quanto di più simile a una società letteraria italiana”.

    Io amo la giustizia quindi al carcere preferisco pene divine quali il contrappasso, la nemesi, l'inferno. Ma se carcere dev'essere, allora che sia carcere per tutti. Perché Giuliano Soria si trova in galera mentre Tullio De Mauro è a piede libero? Avete letto il Corriere di venerdì? Il presidente del premio Strega vi definiva i suoi giurati “quanto di più simile a una società letteraria italiana”, “lettori eterogenei, indipendenti”, “personalità ben al di sopra di ogni possibile pressione”. Per aver cercato di contrabbandare quattrocento vecchi babbioni di Roma Centro e Roma Nord, rotti a ogni commercio televisivo-giornalistico-editoriale, in un drappello di nobili cavalieri pronti a difendere la virtù disarmata, De Mauro si merita di stare in cella di isolamento fino a quando non ritratta.

    Il vero orrore è la falsa testimonianza pubblica, non i vizi privati di un Soria che avrebbe fatto proposte al maggiordomo mauriziano (embè?) e trascorso qualche serata in compagnia di amici rumeni (idem come sopra). Che Roma arrivi a fare la morale al Piemonte sembra un segno da ultimi tempi, un anticipo di apocalisse letteraria e non solo. Ha fatto bene Stefano Mauri del gruppo Gems (Longanesi Guanda Garzanti…) a ritirare tutti i suoi autori dallo Strega, liquore imbevibile e romanzi illeggibili. Ha fatto meglio Erri De Luca a decidere di astenersi dal partecipare a qualsivoglia certame, ora e sempre. Anche se non tutti i premi sono uguali: il Grinzane premiava tutti (quasi tutti: a me nemmeno una targa di latta) e così facendo non premiava nessuno, mentre lo Strega è molto più pericoloso, con la sua pretesa di selezionare l'unico libro che l'Italia deve leggere. Chissà quanti potenziali lettori saranno passati a Internet per colpa di Mazzucco e Mazzantini.

    Ce lo vedete un giovane maschio leggere quella roba? Anche una giovane femmina, se appena appena autonoma nel giudizio, piuttosto va a comprarsi un paio di scarpe. La vocazione al conformismo del romanzo Strega lo rende più sciapo di uno sceneggiato televisivo, di quelli che non potendo permettersi di dispiacere a qualcuno finiscono col non piacere veramente a nessuno. Il gusto Strega viene distillato dai quattrocento barbogi pensando al palato idealistico, sub-sub-crociano, delle professoresse di Benevento (la capitale del Sannio è la chiave per la conquista del premio) e questo spiega perché il gruppo Mondadori porterà a Villa Giulia non Culicchia bensì Del Giudice: perché le professoresse di Benevento se leggono Culicchia gli viene lo sturbo. “Brucia la città” è ambientato a Torino e pullula di tremendi personaggi veri e verosimili ma purtroppo Soria, che pure ha raggiunto statura di personaggio da romanzo in un palazzo con vista sulla Mole, non vi compare nemmeno sotto pseudonimo. Forse anche Culicchia sperava in qualche cassa di Barolo, lo capisco.

    E capisco De Mauro, uno che non riuscirebbe a ispirare nemmeno un racconto di Giorgio Montefoschi, e la sua invidia nei confronti del collega che ha appena raggiunto Villon, Beaumarchais e Malraux nell'olimpo a sbarre dei letterati ladri o presunti tali. Soldi pubblici dirottati a fini privati? Ma come si fa a distinguere? Vogliamo tornare alla burocratica, farisaica distinzione fra arte e vita? Secondo gli ipocritoni che hanno distrutto il Grinzane, gli scrittori dovrebbero cibarsi dodici mesi all'anno di radici e durante le trasferte dormire in tenda. Grave colpa di Soria sarebbe avere offerto alberghi confortevoli e cene innaffiate di grandi vini langaroli. Lo Strega invece è frugale e come sepolcro risulta imbiancato alla perfezione: il suo presidente non si sognerebbe mai di mettere la mano sul culo della cameriera. Non solo per le sue frottole sul Corriere di ieri, De Mauro merita la galera anche per usurpazione di titolo: non può fare il presidente di un premio letterario, nessuno in Italia è meno romanzesco di lui.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).