Pro Life al NYT

Christian Rocca

Il ventinovenne Ross Douthat è il nuovo columnist conservatore del New York Times, scelto dal giornale dell'Ottava avenue per sostituire ogni lunedì mattina la rubrica che nell'ultimo anno è stata di Bill Kristol. Fa notizia non soltanto per la giovane età del giornalista, oggi all'Atlantic Monthly, ma anche perché sarà l'unico pro-life, antiabortista, dell'ampio parco editorialisti del grande giornale.

    Il ventinovenne Ross Douthat è il nuovo columnist conservatore del New York Times, scelto dal giornale dell'Ottava avenue per sostituire ogni lunedì mattina la rubrica che nell'ultimo anno è stata di Bill Kristol e per affiancare sulla pagina degli editoriali il principe degli opinionisti economici di sinistra, Paul Krugman. La scelta di Douthat (pronuncia: “Daudat”) fa notizia non soltanto per la giovane età del giornalista, oggi all'Atlantic Monthly, ma anche perché sarà l'unico pro-life, antiabortista, dell'ampio parco editorialisti del grande giornale di New York (l'altro columnist conservatore, il neocon David Brooks, è pro-choice).

    Douthat è un vero blogger, un commentatore in tempo reale capace di scrivere analisi serissime sui temi sociali, come la religione (lui è cattolico), e di affrontare argomenti come il cinema, lo sport e la letteratura, solitamente ignorati dai grandi opinionisti dei giornali tradizionali. Il suo blog sull'Atlantic Monthly è molto rispettato nel mondo liberal, per l'acutezza di analisi e per i toni moderati con cui esprime le sue opinioni. Lanciato tre anni fa dal libro “Privilege”, un atto d'accusa contro l'élitarismo di Harvard e della classe dirigente, Douthat ha raggiunto una certa notorietà per aver scritto nel 2006, assieme a Reihan Salam, un articolo sul Weekly Standard di Bill Kristol, poi diventato nel 2008 un libro di successo dal titolo “Grand New Party”. David Brooks ha definito quel libro come la migliore analisi sul futuro del Partito repubblicano.

    Douthat è l'alfiere di una nuova generazione di intellettuali neo neoconservatori, alleata sulle questioni di politica interna ai vecchi neocon, più disponibile ad accettare il ruolo dello stato nell'economia, pur mantenendo una giusta tensione ideale per evitare gli eccessi dell'intervento pubblico. Il neo columnist del New York Times è convinto da tempo, da prima della crisi , che il mondo conservatore debba riuscire a invadere il campo democratico e provare a offrire sicurezza sociale alla working class, piuttosto che continuare a promuovere ricette liberiste ormai superate o sostenere sempre le classi ricche.

    Sui temi etici, Douthat è un conservatore tradizionale. Definisce “eugenetico” il riflesso della sinistra sulle questioni bioetiche e sostiene che “far tornare il controllo sulle leggi sull'aborto nelle mani degli elettori resta un obiettivo necessario per ogni conservatore sociale e pro-life che si creda seriamente un agente di cambiamento della vita americana”. Di recente ha scritto che Bush sarà riabilitato, probabilmente grazie all'elezione di Obama, cioè di un avversario della strategia in Iraq: “Obama sarà costretto a non discostarsene e i posteri ricorderanno la linea Petraeus come una saggia decisione di Bush”.