Ecco chi è l'ex combattente che è diventato presidente di El Salvador
Nel 1988 Mauricio Funes, 29enne cronista parlamentare giornalista televisivo da due anni, fece lo scoop che lanciò la sua carriera: un'intervista a Joaquín Villalobos. L'ex-catechista, allora 37enne, dopo essersi dato alla lotta armata aveva fondato l'Esercito Rivoluzionario del Popolo (Erp) ed era poi diventato la più abile mente militare dello stesso Fronte col nome di battaglia di Comandante Atilio.
Nel 1988 Mauricio Funes, 29enne cronista parlamentare giornalista televisivo da due anni, fece lo scoop che lanciò la sua carriera: un'intervista a Joaquín Villalobos. L'ex-catechista, allora 37enne, dopo essersi dato alla lotta armata aveva fondato l'Esercito Rivoluzionario del Popolo (Erp) – una delle cinque organizzazioni poi all'origine del Fronte Farabundo Martí di Liberazione Nazionale (Fmln) – ed era poi diventato la più abile mente militare dello stesso Fronte col nome di battaglia di Comandante Atilio. Addirittura di lì a poco fu l'artefice di uno spettacolare tentativo di presa di San Salvador, il cui fallimento avrebbe però aperto la strada ai negoziati da cui derivò l'accordo di pace del 1992. Dopo ventuno anni domenica Mauricio Funes è diventato il primo Presidente del Salvador targato Fmln. Intanto Villalobos scrive articoli su articoli sui giornali centroamericani in cui avverte che Funes in realtà è un pupazzo dei comunisti e di Chávez e che se andasse al potere trasformerebbe El Salvador in uno Stato totalitario e sfascerebbe l'economia.
A rendere il quadro se possibile ancora più complicato c'è che Funes, il primo candidato in quattro elezioni presidenziali cui il Fronte Farabundo Martí abbia partecipato dall'abbandono della lotta armata, ha lavorato a lungo pure per l'americanissima Cnn. Tra i moltissimi premi che ha preso in una carriera che lo ha portato a essere l'anchor-man più popolare di El Salvador, Funes ne ha anche uno del 1997 per il Giornalismo democratico targato Konrad Adenauer Stiftung, la fondazione della Cdu tedesca. Ha usato gli slogan di Obama, tradotti in spagnolo. E un clamoroso appoggio gli è arrivato da un gruppo di militari ed ex militari già protagonisti della lotta contro la guerriglia oltre che di dirigenti di partiti di destra, che si sono detti a favore della sua proposta di “cambiamento sereno”. A un italiano il suo potrebbe anche ricordare vagamente un profilo alla Santoro per il modo in cui fu licenziato nel 2005 da Canal 12 per essere dopo qualche mese riassunto dopo una mobilitazione popolare. In più, è considerato dalle salvadoregne un bello irresistibile.
Il suo vicepresidente però, l'ex-guerrigliero Salvador Sánchez Cerén, è uno che il 15 settembre del 2001 guidò una grande manifestazione anti-Stati Uniti che culminò in un rogo generalizzato di bandiere stelle a strisce. Mentre José Luis Merino, l'effettivo leader del Fronte, non soltanto è un ammiratore incondizionato di Chávez, ma anche uno dei nomi trovato nei famosi computer presi al numero due delle Farc Raúl Reyes dopo la sua morte. D'altra parte, Villalobos è a sua volta sì un leader che dopo aver cercato invano da deputato di trasformare il Fronte Farabundo Martí in una forza compiutamente socialdemocratica se ne andò sbattendo la porta, per mettersi poi a studiare tecniche di peace-keeping al St Antony's College di Oxford e diventare membro autorevole di vari think tank. Ma fu anche colui che da capo guerrigliero si rese responsabile dell'eliminazione in puro stile stalinista del poeta Roque Dalton, sospettato di essere un infiltrato. Addirittura, c'è il dubbio che lo abbia freddato personalmente (ma, d'altra parte, un recente libro ha svelato che anche Sánchez Cerén avrebbe avuto pesanti responsabilità in una purga interna alla guerriglia che provocò oltre un migliaio di morti).
Dopo vent'anni di governo ininterrotto si era diffusa la stanchezza nei riguardi del partito di destra Alleanza Repubblicana Nazionalista (Arena), a sua volta oberato da un passato macabro da partito degli squadroni della morte. Ma il partito puntava sul fatto che del Farabundo Martí non si fidano tutti, specie in un paese pesantemente dipendente dalle rimesse degli emigranti: nel 2004 l'ampia vittoria dell'Arena fu assicurata da uno spot che metteva in dubbio la continuazione delle relazioni con gli Stati Uniti in caso di vittoria della sinistra. Il 18 gennaio alle elezioni politiche il Fronte prevalse per un'incollatura: 35 deputati contro i 32 dell'Arena, 11 del conservatore Partito di Conciliazione Nazionale, 5 democristiani e 1 di Cambio democratico. Tutti partiti che poi hanno ritirato i loro candidati, dividendosi tra i due maggiori. Però il sindaco della capitale andò a sorpresa all'Arena. E questa volta, fino all'ultimo, il candidato dell'Arena Rodrigo Ávila, già comandante della Polizia e vice-ministro della Sicurezza, ha sperato in una sorpresa simile.
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