Le affinità elettive (ed elettorali) tra i due gagliardi “partiti puzzoni”
Per provare a rubacchiare voti alle ritrovate vocazioni maggioritarie del Partito democratico e del Popolo della Libertà, capita ormai da un po' di tempo che i due partiti più smaliziati di questa legislatura – la Lega e l'Italia dei valori – si ritrovino sempre più spesso a condividere posizioni non più così distanti l'una dall'altra.
Per provare a rubacchiare voti alle ritrovate vocazioni maggioritarie del Partito democratico e del Popolo della Libertà, capita ormai da un po' di tempo che i due partiti più smaliziati di questa legislatura – la Lega e l'Italia dei valori – si ritrovino sempre più spesso a condividere posizioni non più così distanti l'una dall'altra. E' successo ieri alla Camera con il disegno di legge sul federalismo (a differenza del Pd, la Lega ha votato a favore), è successo due settimane fa con gli emendamenti presentati dalla Lega sulla castrazione chimica, è successo dieci giorni fa quando il governatore Mario Draghi ha promesso nuove regole sulle remunerazioni previste per i manager italiani, accadrà tra qualche giorno quando si inizierà a discutere davvero su dove mettere la crocetta al prossimo referendum elettorale e accade ormai con una certa continuità persino all'interno di alcuni consigli comunali del centro Italia (due settimane fa, per esempio, al comune di Fabriano, Lega e Idv hanno votato insieme un provvedimento di assegnazione delle case popolari).
Parlare di asse sarebbe semplicemente una forzatura, ma è un fatto che la Lega nord e l'Italia dei valori stiano imboccando la strada che porta alle elezioni di giugno con strategie politiche decisamente simmetriche. Prendete per esempio le parole rilasciate ieri anche a questo giornale dal capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera, Massimo Donadi. “Votiamo sì al federalismo perché questo è il primo atto, in un anno di legislatura, davvero frutto dell'attività del Parlamento. Per dieci giorni la Camera è tornata a essere il luogo dove si fanno le leggi. Di questo ringraziamo il ministro Calderoli. Al quale diamo voto dieci per come ha accettato che fosse proprio il Parlamento il vero protagonista di questo disegno di legge, riappropriandosi delle sue funzioni”.
Il dieci in pagella al ministro della semplificazione è un dato politico che però potrebbe far sorridere pensando a quello che successe nemmeno due anni fa, quando l'Italia dei valori – durante le elezioni politiche – scelse di scimmiottare le vecchie campagne elettorali della Lega tappezzando il nord di manifesti simili a quelli realizzati solo qualche mese prima dal partito di Bossi. Il messaggio politico dei manifesti leghisti – “Sveglia padano! Con la Lega nord contro Roma ladrona” – era ben riassunto dall'immagine di una giovane gallina padana le cui uova d'oro finivano dritte dritte nel cesto di una poco aggraziata signora meridionale. Qualche mese dopo, con ironia, la gallina dalle uova d'oro veniva riprodotta sui manifesti elettorali dell'Idv con uno sguardo decisamente spaesato accanto a parole che criticavano la stessa legge votata ieri dal partito di Di Pietro: “Il federalismo di Berlusconi? Il conto lo paga il nord”.
Che cosa è successo in questi mesi? Com'è possibile che l'Italia dei valori sia diventata così leghista da non voler votare il piano casa del Cav. proprio perché metterebbe a rischio il federalismo appena approvato alla Camera? Dice al Foglio Angelo Panebianco, professore di Scienze politiche all'Università di Bologna ed editorialista del Corriere della Sera. “Non è un caso se per certi versi sembrano sovrapponibili le scelte politiche di Lega e Italia dei valori. Questo capita anche perché in situazioni di crisi economica il messaggio un po' più estremista ha sempre più chance del messaggio moderato, e la Lega e l'Idv, dunque, potrebbero sfruttare la crisi per tentare con successo di aumentare il proprio bacino di consenso. Dall'altro lato, però, la Lega sembra abbia intenzione di sfruttare lo spazio lasciato libero dall'aggregazione di due partiti come Forza Italia e An per riuscire a trasformarsi sempre più in un'indispensabile cerniera tra il centrodestra e tutto il centrosinistra”.
Dietro alle recenti strategie simmetriche della Lega e dell'Idv c'è però qualcosa di più. C'è qualcosa legato al tentativo dei due partiti di andare a sedurre gli elettori laddove non li avevano mai conquistati. Perché se da un lato Di Pietro sta preparando la sua scalata al nord dall'altro è ormai ufficiale che Bossi è pronto a portare il suo partito al sud dell'Emilia Romagna. “Io penso – dice al Foglio il deputato della Lega Matteo Salvini – che più che una voglia di dialogo, l'Italia dei valori ha semplicemente capito che se vuole sfondare qui in Padania gli unici argomenti che hanno un certo peso sono quelli della Lega”.
Ma se era scontato che Di Pietro provasse a fare concorrenza al Pd anche al nord (dove gli ultimi sondaggi proiettano l'Idv al sei per cento) era invece meno prevedibile quello che sta cercando di fare al sud il partito di Bossi, perché quando tra dieci giorni la Lega presenterà la lista completa dei suoi candidati alle amministrative e alle europee ci sarà una sorpresa che il senatore leghista Gianni Fava anticipa al Foglio: “Al sud – dice Fava – abbiamo tre obiettivi: raggiungere i 200 mila voti, eleggere due parlamentari nati proprio da queste parti e presentare i nostri candidati alle amministrative in alcune città dell'Abruzzo, della Sardegna e del Lazio. Oggi come oggi, sinceramente, posso dire che sono tre obiettivi alla nostra portata”.
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