Lo spartito delle libertà

Perché il partito di plastica si addice a Berlusconi

Nicoletta Tiliacos

Al copyright di “partito di plastica” (riferito nel 1994 a Forza Italia e reiterato a ogni nuova mutazione dell'oggetto originario) lo storico Ernesto Galli della Loggia ci tiene, dice scherzosamente al Foglio. Ma se, di rimando, gli si fa notare che la plastica berlusconiana si sta dimostrando materiale politico molto resistente, risponde che “dire partito di plastica non significa dire qualcosa di passeggero".

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    Al copyright di “partito di plastica” (riferito nel 1994 a Forza Italia e reiterato a ogni nuova mutazione dell'oggetto originario) lo storico Ernesto Galli della Loggia ci tiene, dice scherzosamente al Foglio. Ma se, di rimando, gli si fa notare che la plastica berlusconiana si sta dimostrando materiale politico molto resistente, risponde che “dire partito di plastica non significa dire qualcosa di passeggero, visto che, come tutti sappiamo, la plastica è indistruttibile e può durare cent'anni. Così come non ha nemmeno senso obiettare, a ogni nuova vittoria di Berlusconi: ‘Avete visto che non è un fenomeno di plastica, perché dura e vince?'. Certo, ma il suo partito rimane di plastica”. Che non significa, sottolinea Galli della Loggia, “partito finto. La plastica non è finta: imita i materiali naturali, che hanno una loro storia e che non sono sintetici. La plastica è sintetica ma non per questo è ‘falsa'. E' mimetica, ma rimane informe se non c'è il mago della plastica che le dà forma e funzione”.

    Ma prima di tutto, prosegue, “dovremmo metterci d'accordo su che cosa intendiamo per partito. Se pensiamo a un seguito di elettori, naturalmente Berlusconi ce l'ha. Ma per partito generalmente intendiamo anche un gruppo di persone che si considerano impegnate nello stesso modo in un progetto politico. Un gruppo di persone che, dal vertice fino al compagno di sezione o al militante di gazebo (sia pure con responsabilità diverse), partecipano all'elaborazione di una linea comune. Quello di Berlusconi è un seguito, elettorale e di piazza, ma non è quell'insieme che possiamo definire partito”.

    Tutto questo, secondo Galli della Loggia, “è vero più che mai. Tutto quello che viene deciso nel Pdl continua a nascere da Berlusconi. C'è una cartina di tornasole infallibile, ed è quello che avviene nella costruzione del governo: Berlusconi può chiamare o licenziare i suoi ministri soltanto dando retta alla propria inclinazione. Lo fa anche il primo ministro inglese, d'accordo: ma in questo caso, quando un ministro diventa ex, politicamente non scompare da un momento all'altro. E invece gli ex ministri di Berlusconi (Urbani, Marzano, ma altri potrei citarne) scompaiono nel nulla. Evocati dal nulla, e privati del tocco di bacchetta magica del leader, nel nulla ritornano. I ministri di Berlusconi non sono personalità politiche permanenti. Sono personalità politiche, quando ci riescono, perché fanno i ministri e fintanto che Berlusconi decide di trattenerli nella propria orbita”.

    Rimane il fatto che a mostrare buona salute è proprio il partito di plastica, mentre i partiti di ferro si sono disintegrati e il partito liquido è evaporato: “C'è stata la Dc, che in un certo senso ha saputo essere insieme partito di ferro e partito liquido – dice Galli della Loggia – ma che era soprattutto l'espressione di un mondo storico e religioso radicato e antico. Ma quanto al partito di plastica oggi unico vincente, ribadisco che vincente è Berlusconi: il suo partito non ha importanza. Davvero pensiamo che gli italiani votino per il Pdl? Votano per Berlusconi, che può essere il capo soltanto di un partito di plastica. E poi: perché dobbiamo ostinarci ad attribuire, a un leader così innovativo, qualcosa di antico e tradizionale come il partito? Berlusconi ha innovato anche perché ha inventato il suo partito di plastica: qualcosa di nuovo, di diverso, di ritagliato sulla sua leadership”. Il problema,  conclude Galli della Loggia, “è capire che cosa diventerà il partito di plastica con immissioni di pezzi di An, che di plastica non è. C'è però un elemento favorevole. La cultura di An e la vecchia cultura missina sono culture di seguaci, e l'elemento carismatico-plebiscitario del partito di plastica si può adattare anche a loro”. Sarà che per gli italiani plastica non è una parolaccia. Semmai una gloria nazionale, celebrata con il Nobel per la chimica vinto, nel 1963 da Giulio Natta, inventore del Moplen.

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