Rassegnamoci, il lieto fine è la croce di questo messia postmoderno
Crede in sé stesso e crede in coloro che credono in lui. Per questo è “messianico”, per questo è il fondatore di un popolo, di un'assemblea, forse di una chiesa, ma non di un semplice partito, sia pure il partito di maggioranza del paese. La capacità di identificarsi nella “sua gente” e di aprirsi all'abbraccio di un'Italia che ha egli stesso inventato, nel senso di scoperto o suscitato, è immensa in Berlusconi.
Crede in sé stesso e crede in coloro che credono in lui. Per questo è “messianico”, per questo è il fondatore di un popolo, di un'assemblea, forse di una chiesa, ma non di un semplice partito, sia pure il partito di maggioranza del paese. La capacità di identificarsi nella “sua gente” e di aprirsi all'abbraccio di un'Italia che ha egli stesso inventato, nel senso di scoperto o suscitato, è immensa in Berlusconi. Questa è palesemente o segretamente, decidete voi, la chiave del suo durevole e ormai consolidato successo. E' per questo che da anni, nella buona e nella cattiva sorte, quando perde e quando vince, quando fa bene e quando sbaglia e s'impaluda, da anni sempre ripetiamo: la croce di questo messia postmoderno è ovviamente il lieto fine.
Lo scambio carismatico è all'insegna del denaro, che non è sterco se non in metafora e dottrina, ed è piuttosto, nel mondo laico e secolare in cui viviamo, padronanza sul proprio destino, realizzazione di sé tra ambizione e sogno, garanzia di mobilità, di conoscenza, di buonumore. Mi spiace per lui, ma lo scambio carismatico nel nome della Costituzione, proposto dal leader del Pd Franceschini, è lettera morta, letteralismo legalistico, in confronto al volume di fuoco che attiva, nella pancia del popolo, l'accrescimento senza complessi di un patrimonio liquido o immobiliare inteso come strumento di vita, come perimetro a difesa dell'indipendenza individuale, della famiglia.
Ora però è in arrivo una situazione nuova, integralmente nuova. La fondazione del Pdl, con il timoniere pimpante nei suoi 73 anni, cambia la disposizione delle cose. Da un lato c'è e si irrobustisce la corte o il seguito apostolico-messianico, il lato spirituale e immortale del carisma del leader. Dall'altro Fini, Tremonti, qualche altro in solitario o in gruppo diventano improvvisamente credibili, rilevanti, interessanti: ecco che la chiesa nascente si trasforma in partito, in un partito di governo esposto alle idee, alla verifica parlamentare, al confronto in Europa e nel mondo, nel fuoco della crisi che tutto rigenera e ristruttura.
Non c'è più l'origine, la mitica Forza Italia e l'azienda e la plastica; la leggenda delle origini è stata tutta raccontata ed è finita come fonte di legittimazione: c'è d'un tratto il futuro che avanza sul proscenio come necessità di un dialogo politico interno alla casa. Non si sa bene perché ma adesso viene avanti il governo, il progetto, vengono avanti le idee e i portatori di idee più meno sani, viene avanti una sfida interna, nei precordi della politica, che fino a ieri Berlusconi aveva evitato. Non è proprio la statua del Commendatore che appare a Don Giovanni, ma siamo lì. Insomma, ora che il carisma ha fatto piazza pulita delle vecchie impalcature intellettualistiche, e ha spazzato via la boria egemonica dei dotti e dei ragionatori politici, proprio ora il Cav. è chiamato ad affrontare, e lo vedremo presto, una stagione di dibattito e di insidia politica. In casa sua.
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