Se pure il G20 è freddo sul global warming, qualcosa è cambiato

Piero Vietti

“Con tutto il dovuto rispetto, signor presidente, questo non è vero”. New York Times di pochi giorni fa: in una delle pagine del quotidiano americano campeggia una frase di Barack Obama: “Poche sfide che l'America e il mondo hanno di fronte sono più urgenti della lotta ai cambiamenti climatici. I dati scientifici sono indiscutibili e i fatti chiari”. Segue quel “con tutto il dovuto rispetto” e oltre un centinaio di firme di scienziati di tutto il mondo, tra cui tredici premi Nobel.

    Con tutto il dovuto rispetto, signor presidente, questo non è vero”. New York Times di pochi giorni fa: in una delle pagine del quotidiano americano campeggia una frase di Barack Obama: “Poche sfide che l'America e il mondo hanno di fronte sono più urgenti della lotta ai cambiamenti climatici. I dati scientifici sono indiscutibili e i fatti chiari”. Segue quel “con tutto il dovuto rispetto” e oltre un centinaio di firme di scienziati di tutto il mondo, tra cui tredici premi Nobel. La pagina, acquistata dal Cato institute (un'associazione americana che si propone di promuovere il liberismo nel mondo), è l'ennesima risposta a chi sostiene che la teoria del riscaldamento globale causato dall'uomo sia teoria universalmente accettata. Idea che da ultimo in Italia ha avuto come sostenitore il senatore del Pd Luigi Zanda che, commentando la mozione del Pdl, proposta dal senatore Antonio D'Alì, che chiedeva al governo di intervenire in sede europea per mitigare le politiche di lotta ai cambiamenti climatici, ha detto che “nessuno, tranne i senatori del centrodestra, giunge a negare la gravità dei mutamenti climatici e le gravità dei rischi che ne conseguono per la vita dell'uomo, anche in termini sociali ed economici”.

    La pagina del New York Times sembra dire il contrario, soprattutto in certi passaggi: “L'allarme sul climate change – si legge – è grossolanamente sovrastimato. I cambiamenti della temperatura superficiale nell'ultimo secolo sono stati episodici e modesti, e negli ultimi dieci anni non c'è più stato alcun riscaldamento globale”, senza contare che “i modelli computerizzati di previsioni del tempo hanno inequivocabilmente fallito”. “Signor presidente – conclude il messaggio sul NYT – la sua argomentazione dei fatti scientifici che riguardano il cambiamento climatico e il livello di certezza nell'informare il dibattito scientifico è semplicemente errata”.

    Sembra così che il fronte un tempo molto compatto degli scienziati si stia a poco a poco assottigliando, in preda a dubbi sempre maggiori man mano che i dati scientifici smentiscono quanto previsioni catastrofiste avevano annunciato qualche anno fa per gli anni a venire. Forse non è un caso che al G20 di questi giorni “l'emergenza clima” sia stata messa agli ultimi posti nella lista delle priorità, suscitando così le proteste di diverse associazioni ambientaliste, così come forse non è un caso che proprio il “verde” Obama abbia chiesto alla scettica Italia una mano nella lotta tanto cara all'ex vicepresidente Al Gore: per certi aspetti sembra che Barack stia seguendo la stessa politica di Bush, semplicemente usando altre parole.

    Se infatti il blocco scientifico perde pezzi, non è da meno quello politico (mentre dal punto di vista della comunicazione l'impressione è che il blocco resista granitico): in attesa di vedere la sua reale applicazione, una mozione come quella approvata dal Senato italiano pochi giorni fa ha qualcosa di storico, così come le dichiarazioni sul tema del presidente di turno dell'Unione europea, Vaclav Klaus, autore anche di un libro edito in italia da Ibl, “Pianeta verde, non blu – Cosa è in pericolo: il clima o la libertà?”. Klaus ha più volte attaccato quella che definisce un'ideologia: “Il global warming è lo strumento del potere – ha detto poco tempo fa intervenendo a New York alla conferenza sul clima organizzata dall'Heartland Institute – Gli ambientalisti non vogliono cambiare il clima, vogliono controllarci”. Parole che suonano come una bestemmia in un mondo che ha visto una volta di più confermato quello che scrisse Schopenhauer: “Non c'è alcuna opinione, per quanto assurda, che gli uomini non abbiano esitato a far propria, non appena si è arrivati a convincerli che è universalmente accettata”, frase non a caso citata all'inizio del libro “Nessuna emergenza clima” di Nigel Lawson, ex segretario di stato per l'energia del governo inglese negli anni Ottanta. Nel frattempo, a sostenere tutto ciò con dati reali, il mese di febbraio è stato il più freddo dal 2000 e sempre più misurazioni parlano di “stabilizzazione” del global warming. I catastrofisti continuano con previsioni estreme ma, oltre che nel mondo scientifico, sembra che anche in politica qualcosa (anche se poco) si muova.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.