Un'idea dell'Isvap e dell'Ania

Proposta per favorire le ricostruzioni con un sistema di polizze antiterremoti

Michele Arnese

Una soluzione di mercato anche per i sismi. Non è una boutade ma una proposta che da tempo gli addetti ai lavori studiano. Anche se, finora, nessun governo ha voluto dare seguito al progetto. Eppure l'idea arriva oggi dall'autorità che vigila sul settore assicurativo, l'Isvap.

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    Una soluzione di mercato anche per i sismi. Non è una boutade ma una proposta che da tempo gli addetti ai lavori studiano. Anche se, finora, nessun governo ha voluto dare seguito al progetto. Eppure l'idea arriva oggi dall'autorità che vigila sul settore assicurativo, l'Isvap. “L'Italia – dice al Foglio il presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini – è uno dei pochi paesi in Europa a non avere una vera copertura assicurativa contro le catastrofi naturali, a partire dai terremoti, che pure sono nel nostro paese quelli più facilmente ‘mappabili' dal punto di vista del rischio”. Sulla base di questa analisi, Giannini aggiunge: “Da tempo abbiamo sottoposto all'attenzione delle autorità governative studi e proposte in cui si prevedono forme assicurative con una collaborazione pubblico-privato, magari assegnando allo stato una funzione di riassicuratore di ultima istanza”.

    Sono diversi i vantaggi di questo progetto, secondo il presidente dell'Autorità che sorveglia il comparto: “Si ridurrebbero gli oneri dello stato. Sulla base dell'esperienza, abbiamo stimato in 3,5 miliardi di euro il costo medio annuo che la pubblica amministrazione si accolla in eventi di questo genere. Con una presenza privata di sicuro il ristoro del danno sarebbe molto più tempestivo di quanto avviene adesso con il solo intervento dello stato”. “Poiché non sollecitiamo un'assicurazione obbligatoria tout court – spiega Giannini – si possono trovare strumenti per incentivare il ricorso da parte dei cittadini a stipulare polizze antiterremoti. In questo senso uno dei mezzi è per esempio quello di una riduzione, fino al dimezzamento, dell'imposta sull'assicurazione. A forme di incentivi potrebbero essere poi affiancati anche mezzi dissuasivi da parte dello stato. Se un cittadino per esempio non volesse stipulare una polizza si potrebbe escludere un intervento pubblico nel coprire e risarcire i danni dell'evento”. Già nel 2003, ricorda Giannini, “abbiamo studiato con la Protezione civile il problema e siamo pervenuti alla conclusione che le indubbie difficoltà tecniche sono assolutamente risolvibili con una chiara volontà politica”. A quell'epoca  il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, si dichiarò a favore di un'assicurazione obbligatoria. Dice adesso Giannini: “L'esempio straniero che si potrebbe prendere come riferimento è quello francese”.

    Anche per l'Ania, l'associazione che riunisce le compagnie di assicurazioni, è opportuno che l'Italia adotti “un sistema misto pubblico-privato contro le catastrofi naturali”, ha detto ieri il presidente dell'Ania, Fabio Cerchiai. Ecco la conclusione di un dossier in fieri: “Assicurazione obbligatoria o semiobbligatoria, con l'assicurato che, oltre al premio, si accolla una ridotta quantità del danno, attraverso un meccanismo di franchigia. L'assicuratore, a fronte del premio ricevuto, si accolla gran parte del danno”. A carico dello stato, “anche con strumenti innovativi di riassicurazione emessi nei mercati internazionali specializzati”, ci sarà “l'eventuale eccedenza, nel caso di disastri particolarmente gravi”. I big assicurativi, attraverso l'Ania, hanno preparato un rapporto in cui raffrontano il sistema italiano con quello di altri paesi europei. L'Italia è in una situazione “eccentrica”: di fatto lo stato – si legge nel rapporto – ha assunto tutti gli oneri di ricostruzione post-emergenza, con evidenti “sprechi di risorse”, connessi anche alla mancanza di una cultura preventiva. Il sistema attuale, secondo l'Ania, “non è sostenibile nel futuro”, specie “a fronte di una previsione di incremento della frequenza dei disastri” e di un processo che ha “tempi lunghi”, è “inefficace” e “complesso”.

    Ecco il raffronto con gli altri stati europei: in Francia il modello si basa sul principio di obbligatorietà: privati e imprese devono stipulare una polizza antincendio sugli immobili che contiene una clausola contro le calamità naturali, con i privati. In Spagna c'è l'obbligatorietà ma non sono le compagnie a sottoscrivere le garanzie bensì un ente statale che opera con criteri privatistici. In Germania e Regno Unito non vige l'obbligatorietà ma un'alta percentuale di polizze antincendio contengono clausole antisismiche. A sostenere la bontà del progetto c'è pure Giuseppe Zamberletti, presidente del Comitato grandi sismi della Protezione civile: “Il vantaggio di introdurre forme di assicurazioni in caso di catastrofi è di non far gravare la ricostruzione sullo stato. Inoltre c'è l'incentivo implicito alla prevenzione. Se assicuro il mio edificio, per ottenere condizioni buone devo essere certo che sia messo a norma”.

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