Up side Story

Mariarosa Mancuso

Aprirà il prossimo Festival di Cannes, onore senza precedenti per un film di animazione. Lo produce la Pixar, che da “Toy Story” a oggi non ha mai sbagliato un colpo. “Up” sbarca sulla Croisette – dove godrà di un lancio senza precedenti, tale da mettere in ombra il Leone d'oro alla carriera che la Mostra di Venezia offrirà a John Lasseter, noto ai più come Mr Pixar – e qualcuno già se ne lagna.

    Aprirà il prossimo Festival di Cannes, onore senza precedenti per un film di animazione. Lo produce la Pixar, che da “Toy Story” a oggi non ha mai sbagliato un colpo. “Up” sbarca sulla Croisette – dove godrà di un lancio senza precedenti, tale da mettere in ombra il Leone d'oro alla carriera che la Mostra di Venezia offrirà a John Lasseter, noto ai più come Mr Pixar – e qualcuno già se ne lagna.

    Non sono, stavolta, i critici che arricciarono il naso quando “Shrek” fu presentato in concorso. Sono, in ordine di affidabilità, gli analisti di borsa e i fabbricanti di giocattoli. I primi temono che il successo artistico abbia un effetto negativo sugli incassi. I secondi sono certi che un film con un vecchietto di 78 anni per protagonista offra scarse possibilità a un merchandising degno del nome. A differenza del robottino Wall-E o del pesciolino Nemo, si vede male l'anziano nei sacchetti delle patatine o appeso come ciondolo ai portachiavi (da questo punto di vista, la banda di “Toy Story” si qualifica come imbattibile).

    La Disney non l'ha presa bene, riferisce il New York Times. Per la terza volta consecutiva capita infatti che un film della Pixar venga scrutato con sospetto prima dell'uscita nelle sale. “Chi avrà voglia di vedere un film con un ratto nelle cucine di un ristorante?” era l'atroce dubbio prima di “Ratatouille”. “Chi avrà la pazienza di guardare un film muto per oltre mezz'ora?” era l'atroce dubbio prima di “Wall-E”. Dubbi esagerati, visti gli incassi di 216, rispettivamente 224 milioni di dollari. Dubbi un po' meno esagerati se andiamo a guardare gli incassi di “Alla ricerca di Nemo”, protagonista un pesciolino colorato: 405 milioni nel 2003. Quanto alle licenze per il merchandising, con il ratto Rémy erano scese al minimo storico, dopo l'enorme successo di “Cars” e delle sue automobiline parlanti (tra tutti i titoli Pixar, ha la palma del meno riuscito).

    Il regista Peter Docter e Bob Petersen (co-regista e sceneggiatore) hanno perseguito il loro progetto in spregio a tutte le regole. Non bastavano le lunghe scene senza dialogo, ora arrivano anche le sequenze in bianco e nero. Non si trova una femmina a pagarla oro. Solo il vecchio e occhialuto Carl, che in cerca di avventure fa decollare la sua casa-mongolfiera appesa a migliaia di palloncini, e uno scout importuno che si presenta per aiutarlo ad attraversare la strada o il cortile. Così suggerisce il suo manuale da giovane marmotta, scaltra al punto da riciclare i trucchi dei commessi viaggiatori, primo fra tutti il piede infilato nella porta. A guardare i trailer, il vecchietto entra in scena con una pernacchia, tratta male il giovane esploratore, vaga nella giungla appoggiandosi a un bastone per camminare. Difficile dar torto a chi non ha comprato le licenze per farne un pupazzetto o metterlo sulle tute da ginnastica. Non va meglio con lo sciocco scout, tondo come Humpty Dumpty. Né si può contare sugli animali incontrati strada facendo, tra cui un cane con collare parlante.

    La scommessa vale 175 milioni di dollari. Tanti ne costa, al netto delle spese di marketing, un film di animazione targato Pixar. Uscita prevista nelle sale americane il 29 maggio prossimo. Sapremo allora se la già molto premiata ditta riuscirà a guadagnare un sacco di soldi con la propria artistica (e un po' anche avanguardistica) cocciutaggine. Cose che succedono solo a Hollywood.