Rivolta femminile contro le coccole postume alla Tatafiore
Un giornale serve, credo, per sapere e pensare (oltre che passare il tempo). Non per rimuovere.
Al direttore - Pur apprezzando il Foglio nel suo essere contenitore di idee e non semplicemente pagina schierata, confesso sincera sorpresa e tristezza nella lettura della pagina “celebrativa” multifirme delle amiche dell'intellettuale femminista Roberta Tatafiore, che ha scelto di prepararsi un suicidio solitario in una camera di albergo, un “exit” programmato e probabilmente eseguito con pretesa di essere “culturalmente incisivo”. Pur nel pieno rispetto degli altrui convincimenti (femminismo radicale, impegno politico, promozione lesbismo e atteggiamento di – forse più cerebrale che reale – dichiarata insofferenza per i bambini e per le situazioni familiari “regolari”), non riesco a capire il tono incantato delle giornaliste che costruiscono di lei un'icona di presunta irriducibile “libertà”. In tempi di terremoto reale e culturale, di contrapposizione rispetto alla pretesa ribelle di autodeterminazione alla “disponibilità” della vita, unico principio realmente indisponibile (perché creato, dato, donato), mi sarei aspettata un momento di rispettosa sospensione e di silenzio. L'effetto di certe celebrazioni compiaciute e intellettualistiche è l'emulazione, e l'aria ammorbata di morte voluta, ricercata, perseguita, che si respira in certi “piani alti” meriterebbe che almeno sul Foglio si aprisse la finestra per fare entrare luce, aria, polline e richiamo alla necessaria fatica della vita, non l'evocazione di plichi incartati e meticolosamente preparati grevi di parole, solitudine e dolorosi fallimenti relazionali, ideologici e politici. Per la Tatafiore, in questi giorni ancora pasquali, dal cuore, una preghiera reale alla Divina Misericordia, quella sì misteriosamente più grande di tutti i nostri avvitamenti cerebrali autodistruttivi.
Chiara Atzori, via Web
Al direttore - Mi perdoni se, sommessamente, esprimo l'opinione che stiate dando troppo risalto a un suicidio. Per quanto mi riguarda, non so se sia più da esaltare chi non resiste alle contrarietà o alle paure o alle disillusioni o a quant'altro la vita ci porta, o a quei milioni che, invece, lo fanno. Per me, un po' di silenzio sarebbe più adatto; anche da parte delle amiche, le quali possono sempre ricordarla, più discretamente e pietosamente, in privato.
Franca Pece, via Web
Un giornale serve, credo, per sapere e pensare (oltre che passare il tempo). Non per rimuovere. La vostra rivolta è benvenuta, significativa. Sarebbe bello si precisasse e allargasse.
Il Foglio sportivo - in corpore sano