Rivolta femminile contro le coccole postume alla Tatafiore

Giuliano Ferrara

Un giornale serve, credo, per sapere e pensare (oltre che passare il tempo). Non per rimuovere.

    Al direttore - Pur apprezzando il Foglio nel suo essere contenitore di idee e non semplicemente pagina schierata, confesso sincera sorpresa e tristezza nella lettura della pagina “celebrativa” multifirme delle amiche dell'intellettuale femminista Roberta Tatafiore, che ha scelto di prepararsi un suicidio solitario in una camera di albergo, un “exit” programmato e probabilmente eseguito con pretesa di essere “culturalmente incisivo”. Pur nel pieno rispetto degli altrui convincimenti (femminismo radicale, impegno politico, promozione lesbismo e atteggiamento di – forse più cerebrale che reale – dichiarata insofferenza per i bambini e per le situazioni familiari “regolari”), non riesco a capire il tono incantato delle giornaliste che costruiscono di lei un'icona di presunta irriducibile “libertà”. In tempi di terremoto reale e culturale, di contrapposizione rispetto alla pretesa ribelle di autodeterminazione alla “disponibilità” della vita, unico principio realmente indisponibile (perché creato, dato, donato), mi sarei aspettata un momento di rispettosa sospensione e di silenzio. L'effetto di certe celebrazioni compiaciute e intellettualistiche è l'emulazione, e l'aria ammorbata di morte voluta, ricercata, perseguita, che si respira in certi “piani alti” meriterebbe che almeno sul Foglio si aprisse la finestra per fare entrare luce, aria, polline e richiamo alla necessaria fatica della vita, non l'evocazione di plichi incartati e meticolosamente preparati grevi di parole, solitudine e dolorosi fallimenti relazionali, ideologici e politici. Per la Tatafiore, in questi giorni ancora pasquali, dal cuore, una preghiera reale alla Divina Misericordia, quella sì misteriosamente più grande di tutti i nostri avvitamenti cerebrali autodistruttivi.
        Chiara Atzori, via Web

    Al direttore - Mi perdoni se, sommessamente, esprimo l'opinione che stiate dando troppo risalto a un suicidio. Per quanto mi riguarda, non so se sia più da esaltare chi non resiste alle contrarietà o alle paure o alle disillusioni o a quant'altro la vita ci porta, o a quei milioni che, invece, lo fanno. Per me, un po' di silenzio sarebbe più adatto; anche da parte delle amiche, le quali possono sempre ricordarla, più discretamente e pietosamente, in privato.
        Franca Pece, via Web

    Un giornale serve, credo, per sapere e pensare (oltre che passare il tempo). Non per rimuovere. La vostra rivolta è benvenuta, significativa. Sarebbe bello si precisasse e allargasse.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.