Per gli americani il global warming non è un problema

A Siracusa inizia il G8 sull'ambiente e i ghiacci dell'Antartide crescono

Piero Vietti

La prima annotazione da fare è sottolineare come rispetto a poco tempo fa certo atteggiamento catastrofista sia passato di moda, faccia meno notizia.

    La prima annotazione da fare è sottolineare come rispetto a poco tempo fa certo atteggiamento catastrofista sia passato di moda, faccia meno notizia: poche settimane fa infatti si è staccato dall'Antartide un iceberg tutto sommato abbastanza grosso, di dimensioni paragonabili a quelle del blocco di ghiaccio che l'anno scorso fece gridare all'apocalisse ambientale imminente (“E' grande come la Valle d'Aosta”, scrisse qualcuno): la notizia però è stata relegata nelle pagine scientifiche dei quotidiani. Che il global warming di origine antropica (cioè l'aumento delle temperature dovuto alle emissioni di anidiride carbonica da parte dell'uomo) non sia più dato per scontato lo dimostrano anche alcuni sondaggi realizzati in questi giorni in America, là dove il presidente Barack Obama ha iniziato una politica ambientale volta alla lotta ai cambiamenti climatici, dai quali si evince che sempre meno gente crede alla teoria che fece vincere un Oscar e un Nobel all'ex vicepresidente americano Al Gore. Il sito di sondaggi Rasmussen Reports ieri segnalava come solo più il 34 per cento degli americani accusi l'uomo di modificare il clima: un mese fa la percentuale era al 38, un anno fa al 47. Ancora più indicativo il sondaggio di Gallup di una settimana fa: per gli americani intervistati il riscaldamento globale è “l'ultimo dei problemi ambientali”, prima infatti vengono l'inquinamento dell'acqua, quello dell'aria e (molto staccato) quello dell'estinzione di piante e animali.

    Sembrano così forze sempre più sprecate quelle di chi cerca di far nascere nella gente il senso di colpa per lo scioglimento dei ghiacciai, invece di puntare a politiche volte ad affrontare cambiamenti climatici che (seppure non in maniera così catastrofica) effettivamente avvengono. Tralasciando gli studi pressoché quotidiani che escono sull'argomento (ultimi quelli secondo cui le mail spam e le persone in sovrappeso contribuiscono al global warming come qualche milione di automobili), è di pochi giorni fa la notizia (così riportata) secondo cui “per l'Agenzia dell'ambiente americana i gas a effetto serra sono nocivi per l'uomo”. La notizia è stata subito commentata come il grimaldello utile all'Amministrazione Obama per aprire la porta alla regolamentazione forzata delle emissioni di CO2 negli Stati Uniti. Questa agenzia è l'Epa, l'Environment Protection Agency, e nel documento pubblicato il 17 aprile ha più o meno detto questo: “I gas a effetto serra sono dannosi per la salute pubblica e per il welfare delle attuali e future generazioni. I veicoli a motore aumentano la concentrazione di questi gas a effetto serra e quindi la minaccia del cambiamento climatico”. Riportando la notizia ci si è però dimenticati di aggiungere quello che la stessa Epa spiegava nello stesso documento: il tasso di concentrazione di anidride carbonica dannoso per la salute umana deve superare il 2 per cento. Oggi la concentrazione è pari allo 0,039 per cento, e quella prevista dallo scenario più apocalittico raggiungerebbe lo 0,098 per cento.
    C'è poi un'altra notizia che assesta un colpo all'allarmismo da riscaldamento globale (oltre alla nevicata in Colorado di qualche giorno fa): il sito Internet di Fox News riportava quattro giorni fa lo studio del British Antarctic Survey pubblicato nella rivista  “Geophysical Research Letters” secondo cui “negli ultimi trent'anni l'area di mare ghiacciato intorno all'Antartide si è espansa”. L'iceberg alla deriva, come tutti gli anni in questo periodo, è il semplice effetto della fine dell'estate antartica che fa sciogliere parte del ghiaccio che si forma nell'inverno.

    Anche con tali premesse si apre oggi a Siracusa il G8 sull'ambiente, dove è probabile che l'Italia faccia valere la propria posizione scettica sull'opportunità di certi tagli alle emissioni che hanno matrice più ambientalista che realista: “Lavoreremo con i grandi interlocutori in materia di emissioni, ci confronteremo con la nuova Amministrazione Usa, che ha annunciato un atteggiamento più attivo sul tema dell'ambiente, ma anche con paesi come Cina e India le cui scelte sono altrettanto importanti in vista di un nuovo accordo sul clima”, ha detto ieri il ministro dell'Ambiente italiano Stefania Prestigiacomo, mentre nella città siciliana il WWF guidava la protesta chiedendo “impulsi concreti” al taglio di emissioni.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.