La sharia distrugge diritti, è vero, ma l'aborto occidentale?

Giuliano Ferrara

Sono d'accordo nel considerare universalisticamente i problemi posti dalla sharia islamica, senza concessioni ambigue.

    Al direttore - Mentre in occidente si discute se il burqa debba essere considerato un simbolo di libertà femminile alternativa a quella che conosciamo, nei giorni scorsi i media hanno mandato in onda scenette di ordinaria vita quotidiana islamica. Dalle donne afghane prese a sassate da connazionali maschi perché protestavano contro la legge che legalizzava lo stupro in famiglia, alla fustigazione pubblica di una giovane donna pachistana “rea” di essere stata vista a chiacchierare con un uomo che non era suo marito, per finire con la fucilazione in Pakistan di due presunti giovani amanti. Ciò che per ignoranza o accecamento ideologico gli infatuati del multiculturalismo non riescono a ficcarsi in testa è che la sharia, cioè il complesso degli ordinamenti giuridici dell'islam, è desunta dal Corano. Quindi intoccabile, e soprattutto sprezzante del principio di laicità occidentalmente inteso e dei diritti umani incentrati sulla Magna Charta dell'Onu. Bisogna capire una volta per tutte che il refrain dell'equipollenza di tutte religioni e culture, è una panzana inventata da chi vuole distruggere la civiltà occidentale.
    Gianni Toffali, Verona

    Sono d'accordo nel considerare universalisticamente i problemi posti dalla sharia islamica, senza concessioni ambigue. Ma vorrei che l'occidente, nel fare questo, considerasse seriamente anche la legge dell'aborto seriale e moralmente indifferente, che produce un numero di morti molto superiore, che produce ipocrisia, silenzio, selezione della razza e del genere (in Asia, con la strage delle bambine non volute).

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.