Un libro di inediti su sesso, bellezza e dintorni
Quando Wojtyla dettava ai suoi giovani la regola dell'Humanae vitae
"Crescono improvvisamente dall'amore, e poi, di colpo, adulti/ tenendosi per mano vagano nella grande folla/ (cuori catturati come uccelli, profili sbiaditi nel crepuscolo)./ So che nei loro cuori pulsa l'intera umanità”. Non è la prima volta che una citazione della poesia di Karol Wojtyla apre una raccolta, o un saggio, dedicati alla riflessione sull'amore umano del Papa polacco.
"Crescono improvvisamente dall'amore, e poi, di colpo, adulti/ tenendosi per mano vagano nella grande folla/ (cuori catturati come uccelli, profili sbiaditi nel crepuscolo)./ So che nei loro cuori pulsa l'intera umanità”. Non è la prima volta che una citazione della poesia di Karol Wojtyla apre una raccolta, o un saggio, dedicati alla riflessione sull'amore umano del Papa polacco. Perché facesse il poeta o il teologo, l'educatore o il Papa, al centro della riflessione sull'amore umano (che poi per lui era sempre anche divino) di Giovanni Paolo II c'è sempre “un incontro di persone concrete, una storia d'amore, un desiderio”, come scrive il teologo Przemyslaw Kwiatkowski, e quindi “un cammino verso la perfezione, la sponsalità e la spiritualità che permeano tutta la vita”.
Ci sono anche alcune bellissime fotografie inedite nel volume “Bellezza e spiritualità dell'amore coniugale” che l'editore Cantagalli manda in libreria domani – in concomitanza con una giornata di studi organizzata a Roma dal pontificio istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su matrimonio e famiglia – e che raccoglie, oltre ad alcuni commenti, anche tre testi finora inediti in italiano del futuro Pontefice. Le fotografie, lungi dall'avere solo un senso documentario, hanno il significato di calare le riflessioni etiche e filosofiche di Wojtyla nella calda umanità da cui sono scaturite. Nel libro si racconta anche del gruppo comunitario “Ambiente”, che il giovane sacerdote Wojtyla mise in piedi e animò per anni, seguendo giovani e coppie nel loro percorso spirituale verso (e anche dentro) il matrimonio e la famiglia. Lo chiamavano “Wujek”, “zio”, quei giovani amici con cui andava in campeggio, in canoa, si sdraiava sul prato. In calzoncini e persino con la bandana rossa in testa. Perché la ricerca dell'amore umano e divino è una questione che riguarda tutti, insegnava loro, e bisogna sempre partire dall'unità della persona umana. Non faceva sconti a nessuno, però: l'amore umano, e la sessualità, è una cosa straordinariamente seria.
Così, in questo libro viene per la prima volta pubblicato un breve testo finora sconosciuto, datato 1968, una vera e propria “Regola” per le giovani coppie con cui il futuro Papa intende spingerli a prendere sul serio la “Humanae vitae”, appena pubblicata da Paolo VI e che anche gran parte dei cattolici stava apertamente contestando. Wojtyla aveva inteso creare un “gruppo delle coppie di sposi Humanae vitae”, basato su una concezione della spiritualità coniugale strettamente legata, come visione antropologica, all'enciclica montiniana. Al primo punto si legge: “La presente regola sorge da una serie di esperienze pastorali con alcune coppie di sposi e, allo stesso tempo, sulla base dell'esperienza matrimoniale delle coppie stesse. Essa nasce contemporaneamente all'uscita dell'enciclica ‘Humanae vitae', la quale ripropone alle coppie di sposi e ai loro pastori le esigenze evangeliche di un matrimonio autenticamente cristiano”.
L'interesse del giovane cardinale polacco per quell'enciclica non è casuale. E' noto che Wojtyla contribuì ai lavori preparatori per l'“Humanae vitae”, in particolar modo attraverso un testo inviato a Roma e che, ampliato, rifluita successivamente nel libro “Amore e responsabilità” pubblicato soltanto nel 1978 (e nel disinteresse generale della chiesa ancora in preda ai sommovimenti postconciliari.) E di certo c'è una stretta comunanza tra alcune elaborazioni filosofiche di Wojtyla e alcune delle idee espresse da Papa Montini. Centrale per entrambi – in una compiuta e vigorosa visione personalsitica – c'è una valutazione sempre positiva della sessualità umana. Ma allo stesso tempo c'è la critica (e l'allarme) nei confronti della complessiva visione dell'etica e della pratica sessuale che si andava affermando in quegli anni cruciali della storia novecentesca. E che erano basate sostanzialmente sui principi dell'edonismo e del materialismo. Mentre tanto per Paolo VI che per il futuro Giovanni Paolo II “significato unitivo” e “significato procreativo” dell'atto sessuale, passione e ragione, restano sempre centrali.
Ripercorrere attraverso il libro di Cantagalli il pensiero di Wojtyla di quegli anni polacchi precedenti al pontificato – anni in cui al di qua della Cortina di ferro la chiesa sembrava destinata a essere travolta dalla secolarizzazione e dalla rivoluzione sessuale – è assai interessante. Anche perché dà modo di comprendere la strettissima continuità di concezione in materia di etica sessuale e matrimoniale che unisce tre differenti pontificati nell'arco, ormai, di oltre un quarantennio. Quegli stessi concetti con cui Paolo VI sfidava, nel pieno della contestazione, il materialismo e l'edonismo occidentale, il futuro Giovanni Paolo II li andava enucleando in un dialogo intimo e diretto con i giovani universitari del suo gruppo. E li elaborava poi in riflessioni dove non di rado si avverte un tono diretto, esistenziale e molto poco curiale: “Ogni uomo, tuttavia, deve riconoscere che il problema principale del matrimonio è proprio il problema della persona. Nella sua essenza il matrimonio è comunione di persone e non solo una combinazione e un legame secondo la regola del sex-appeal di due nature un po' differenti – maschile e femminile”, si legge ad esempio nel testo “Riflessioni sul matrimonio”, pubblicato su una rivista polacca nel 1957.
Riflessioni che per Wojtyla sono sempre prima di tutto filosofiche, cioè relative a un problema “di senso” che riguarda tutti, e che viene prima (e va oltre) la “semplice” questione sessuale: “Nelle nature stesse, nella loro psicofisica differenza sessuale non si trovano ancora le basi sufficienti di quell'amore a cui la coppia deve il suo principio e la sua esistenza. L'amore umano è sempre un atto della persona”, scrive: “Il ricco complesso delle manifestazioni psico-fisiologiche che l'accompagnano o magari addirittura lo determinano non può comunque velare il suo principale carattere personale”. E aggiunge: “Solo la filosofia è in grado di cogliere e spiegare il nucleo di questo carattere della persona e dell'amore umano”, mentre invece “le scienze esatte richiedono una certa disintegrazione, una certa scissione metodologica della totalità dell'essere umano”. Scissione, disintegrazione. Profezie sulla (futura) condizione umana.
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