Pregiudizi stracciati, aumentano copie e credibilità
Toh, il Wall Street Journal dello squalo Murdoch è più forte che pria
L'unico a sorridere è lo Squalo, Rupert Murdoch, con il suo sempre più influente Wall Street Journal. Pagato nell'agosto 2007 cinque miliardi e seicento milioni di dollari, un prezzo considerato molto alto già allora, in questi tempi di crisi finanziaria e pubblicitaria il giornale di Wall Street è l'unico quotidiano americano ad aver guadagnato copie rispetto all'anno scorso.
L'unico a sorridere è lo Squalo, Rupert Murdoch, con il suo sempre più influente Wall Street Journal. Pagato nell'agosto 2007 cinque miliardi e seicento milioni di dollari, un prezzo considerato molto alto già allora, in questi tempi di crisi finanziaria e pubblicitaria il giornale di Wall Street è l'unico quotidiano americano ad aver guadagnato copie rispetto all'anno scorso, soltanto una manciata (più 0,6), ma in netta controtendenza rispetto al mercato (meno sette per cento, ha appena chiuso il mensile patinato della Condé Nast “Portfolio” e ora si teme per il Boston Globe) e ai concorrenti (Usa Today meno 7,6, New York Times meno 3,5).
Il successo di Murdoch, però, non è soltanto di vendita, ma di credibilità. L'arrivo del barbaro australiano aveva indignato l'establishment culturale ed editoriale americano, convinto che lo squalo avrebbe fatto strame dell'autorevolezza del quotidiano finanziario fino a stravolgerne la formula e trasformarlo in un grande tabloid popolar-finanziario. Murdoch li ha lasciati dire e, in un'intervista, ha scherzato che avrebbe messo in pagina foto di ragazze mezze nude, a condizione che avessero un master in business administration.
In realtà il suo obiettivo dichiarato era quello di fare le scarpe al New York Times e diventare il primo giornale americano non solo in termini di copie, ma anche di influenza. Eugene Roberts, il grande direttore del Philadelphia Inquirer (diciassette Pulitzer in diciotto anni), era uno di quelli che non ci credeva. L'anno scorso aveva detto all'Atlantic Monthly che temeva che il nuovo patron del Wall Street Journal avrebbe trasformato il giornale finanziario in una specie di Usa Today, ovvero in un giornale di informazione generalista, senza anima, poco interessato alle inchieste, agli approfondimenti, alla bella scrittura.
Usa Today è il primo giornale americano con due milioni e centomila copie vendute ogni giorno. Assieme al Wall Street Journal è l'unico quotidiano davvero nazionale d'America, tutti gli altri sono cittadini o regionali anche se l'influenza del New York Times e del Washington Post e del Journal va ben oltre i dati di vendita. Il Times, negli ultimi anni, ha provato a diventare nazionale, ma più che altro è riuscito a compensare nazionalmente le copie perse nell'area di New York. E, secondo i dati dell'Audit bureau of circulations, in totale oggi vende 1 milione e 39 mila copie. Il Wall Street Journal di Murdoch ne vende poco più del doppio (2 milioni e 82mila) e, almeno in questo, Murdoch è riuscito ad avvicinarsi a Usa Today. Oggi la differenza è soltanto di trentamila copie, ma il WSJ può anche contare sulle edizioni internazionali in Asia e in Europa e, da molti anni, su una fedele e altamente remunerativa colonia di lettori on line a pagamento interessati ai contenuti finanziari e specialistici. Di recente, inoltre, ha lanciato un'agile applicazione che consente di leggere il giornale gratuitamente sull'iPhone.
Il successo del WSJ di Murdoch si basa su contenuti di alta qualità, nonostante i pregiudizi dei critici. A riconoscerlo, un anno dopo, è proprio Eugene Roberts. In un'intervista al mensile di estrema sinistra The Nation, Robinson ha detto di essere “rimasto molto colpito” perché nel nuovo WSJ “ci sono più inchieste internazionali ed è un giornale di maggior interesse generale, nel complesso stanno facendo un buon lavoro nel raccontare le storie politiche e nazionali in modo corretto e accurato”. Aggiunge Scott Sherman di The Nation: “I contenuti trash non hanno invaso le pagine, le paure più terribili non si sono realizzate. Murdoch non ha spento la qualità di scrittura, non ha cambiato gli articoli sulla Cina a favore dei suoi interessi, non ha cancellato le eccellenti pagine su arte, fotografia, musica, danza e teatro e non ha assassinato il famoso ‘A-hed', l'articolo strano e non convenzionale che compare sulla prima pagina del Journal dal 1941”.
Il giornalista di The Nation è quasi stupito nell'annotare i tanti elogi al giornale di Murdoch. “E' migliorato – gli ha detto il leggendario cronista investigativo del Washington Post, Walter Pincus – Pubblicano più articoli. La loro copertura di Washington si è ampliata”. L'editorialista liberal del Post, E.J. Dionne Jr, ha detto: “Leggo il nuovo Journal con grande piacere, perché le notizie economiche oggi sono le notizie di tutti e perché continuano ad avere inchieste politiche di prima classe”. Harold Evans, ex direttore del Times di Londra molto critico di Murdoch, sempre a The Nation, ha detto: “Il Journal è molto migliorato”. Qualcuno resta sospettoso e c'è chi ha nostalgia per il vecchio Journal che era un po' come il New Yorker, con lunghi articoli che potevano essere letti in giornata o anche nei mesi successivi. O magari mai.
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