Dio, banca e famiglia - Il futuro del gran bresciano / 2

Così Tremonti è diventato il ministro più apprezzato da Bazoli

Claudio Cerasa

Per capire la solidità di quel filo che in modo sempre più forte lega il mondo di Giulio Tremonti e di Romano Prodi capita che vi sia un nome un po' particolare che spieghi meglio di ogni altro retroscena politico come siano sempre più esplicite le affinità – non soltanto intellettuali – tra gli universi di riferimento del ministro dell'Economia e dell'ex presidente del Consiglio.

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    Per capire la solidità di quel filo che in modo sempre più forte lega il mondo di Giulio Tremonti e di Romano Prodi capita che vi sia un nome un po' particolare che spieghi meglio di ogni altro retroscena politico come siano sempre più esplicite le affinità – non soltanto intellettuali – tra gli universi di riferimento del ministro dell'Economia e dell'ex presidente del Consiglio. Avete presente l'uomo che più degli altri ha costruito negli anni un ottimo rapporto di fiducia con il professore bolognese e che avrebbe potuto persino guidare l'Ulivo alla fine degli anni 90? Avete presente uno dei banchieri più importanti d'Italia? Avete presente il numero uno di Intesa Sanpaolo? Ecco, proprio lui. Proprio Giovanni Bazoli.
    Negli ambienti finanziari lombardi raccontano che è ormai da qualche mese che Bazoli e Tremonti si studiano, si parlano, si sentono e si confrontano sulle più importanti questioni economiche nazionali.

    In privato Bazoli fa sapere di condividere sia l'approccio con cui il ministro ha scelto di governare la crisi economica nel nostro paese (i Tremonti bond, secondo Bazoli, sono per esempio uno degli elementi chiave “per ridare fiducia in tempi rapidi”) sia il tentativo di restituire al capitalismo un profilo sempre più vicino al concetto di “etica”. “Al contrario di quanto spesso raccontato dai giornali – spiega al Foglio un importante consigliere di amministrazione di una banca lombarda, che conosce bene sia il ministro sia il banchiere – il rapporto tra il ‘seduttore dell'Economia' e Bazoli ha iniziato a irrobustirsi già nei mesi in cui il governo ha affidato la gestione del caso Alitalia a Intesa Sanpaolo. Se da un lato Corrado Passera si è legato molto con Berlusconi, dall'altro lato Tremonti ha offerto direttamente a Bazoli la possibilità di dare al suo istituto il profilo sempre più di banca di sistema. Fino a un anno fa, Bazoli era ancora abituato a considerare il tremontismo come un mondo con il quale non c'era nulla da condividere. Poi però Bazoli si è convinto della bontà del disegno di Tremonti, ha capito che il ministro non era affatto ‘un mero commercialista al servizio di Berlusconi' e lo ha sempre più legittimato come interlocutore serio e autonomo”.

    Il rapporto tra il presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo e il ministro nasce anche grazie all'importante ruolo di cerniera svolto dal presidente della Cariplo, Giuseppe Guzzetti. Per due ragioni. La prima riguarda il buon rapporto tra Tremonti e le fondazioni, la seconda quella progressiva e significativa intesa raggiunta dal ministro con il mondo cattolico ambrosiano. Rispetto a sei anni fa – quando i vertici dell'associazione a cui fanno capo le fondazioni bancarie (Acri) non perdevano occasione per criticare la vecchia riforma delle fondazioni bancarie voluta dallo stesso ministro – Tremonti ha modificato in modo radicale la sua opinione sul ruolo pubblico che in economia devono avere le stesse fondazioni.

    Guzzetti – che di Bazoli è amico e che oggi è numero uno dell'Acri – apprezza sia la politica dei Tremonti bond sia il ruolo decisivo che secondo Tremonti dovrà avere la Cassa depositi e prestiti per uscire dalla crisi economica (le fondazioni, tra l'altro, sono azioniste importanti della Cassa depositi e prestiti ed entro la fine dell'anno dovranno decidere se convertire le proprie azioni privilegiate in titoli ordinari o no. E il governo, naturalmente, ha interesse che le fondazioni continuino a dare il loro contributo alla Cdp). Se fino al 2003 Guzzetti era costretto a ripetere che per carità con Tremonti non c'è alcun problema, oggi i rapporti tra i due sono così buoni che il 10 giugno – quando a Siena l'Acri organizzerà il congresso triennale delle fondazioni – uno degli ospiti d'onore sarà lo stesso ministro. Nel mondo finanziario milanese, infine, non è certo sfuggito come Tremonti sia ormai riuscito a diventare un punto di riferimento un po' per tutto il mondo cattolico-finanziario.

    Oltre all'ottimo rapporto con Guzzetti e Bazoli, il ministro ha sempre più ammiratori anche in una delle più importanti università italiane: quella Cattolica dove grandi estimatori e sinceri interpreti del tremontismo sono il rettore Lorenzo Ornaghi e i professori Alberto Quadro Curzio e Marco Fortis, e dove sei mesi fa il ministro dell'Economia salì in cattedra per pronunciare un'apprezzatissima lectio magistralis, in cui Tremonti citò Platone, in cui si ispirò a Ratzinger, in cui profetizzò la fine di questo mondo economico e con cui diede definitivamente l'impressione di essere diventato oltre che un gran seduttore persino un gran bel teologo. Cosa che – fanno sapere – non è naturalmente passata inosservata né dalle parti di Giuseppe Guzzetti né soprattutto dalle parti di Giovanni Bazoli.

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    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.