Dalla liberazione alla festa dei lavoratori
Pure il 1° maggio finisce dalle parti del Cav. Parla l'inventore del concerto
Sembra che anche il Primo maggio faccia venire qualche mal di pancia. Non per il merito: il ricordo della prima grande conquista dei lavoratori, la giornata lavorativa di otto ore, e dei “martiri di Chicago” del 1886 sono roba troppo tosta perché chiunque pensi di rimetterla in discussione. La polemica è per la forma della commemorazione.
Sembra che anche il Primo maggio faccia venire qualche mal di pancia. Non per il merito: il ricordo della prima grande conquista dei lavoratori, la giornata lavorativa di otto ore, e dei “martiri di Chicago” del 1886 sono roba troppo tosta perché chiunque pensi di rimetterla in discussione. La polemica è per la forma della commemorazione: c'è chi è stanco di etichette sindacali e canzonette e si chiede se in tempi di crisi abbia ancora senso sponsorizzare eventi come il mega concerto di piazza San Giovanni, a Roma.
Ne parliamo con l'ideatore e deus-ex-machina dell'evento, Marco Godano, nato a Roma da famiglia napoletana, vicino alla soglia dei sessant'anni, estremista in gioventù, poi socialista e craxiano che si fa le ossa come dirigente dell'Arci-Musica. “Le polemiche sono nate qualche settimana fa, quando in occasione della tradizionale conferenza stampa di presentazione del cast, insieme a Sergio Castellitto, che sarà il maestro di cerimonia della serata, ho detto che la Rai intendeva ridurre i diritti televisivi e che alcuni sponsor storici, come Telecom e Montepaschi, si stavano tirando indietro, che c'era un buco nei conti di ottocento mila euro e che il concerto avrebbe potuto saltare. Ho detto le cose come stavano. Per organizzare un concerto così di regola ci vogliono almeno 5 milioni, noi lo facciamo con meno di due, gli artisti si accontentano del rimborso spese, solo Vasco Rossi prenderà centomila euro, un compenso ridicolo rispetto al suo cachet ordinario, ma ha già detto che darà l'intera somma agli orfani delle vittime sul lavoro…”.
Tutto ciò fa loro onore ma immagino che avranno pure qualche beneficio in ritorno, se non altro d'immagine, non credo che s'esibiscano a San Giovanni solo per far piacere ad Angeletti, Bonanni ed Epifani… “Guardi che i sindacati con il concerto non c'entrano più nulla da anni, dal punto di vista economico siamo completamente un'altra cosa”. Cioè un business… “ La interrompo subito, guardi che è una galera, farla per di più da tanti anni è un incubo. Questa volta avevo veramente l'intenzione di smettere, ma non è facile decidere di rinunciare a otto ore di concerto dal vivo trasmesso in diretta televisiva, a una piazza con 500 mila persone, insomma all'evento musicale più importante d'Europa. C'entrerà poco con le conquiste del lavoro ma di sicuro per ben ricordare il Primo maggio meglio un buon concerto che tanti stanchi comizi che si ripetono da una città all'altra. Siamo riusciti a trovare altri sponsor e abbiamo colmato il deficit. Persino il Giornale aveva preso posizione a nostro favore…”.
Gira e rigira ormai si finisce sempre dalle parti del Cav. “Ma no, anzi, credo che al Giornale non tutti la pensino come l'autore dell'articolo. Quanto a Berlusconi, era a Napoli, doveva concludere insieme con la Marcegaglia il convegno dell'Unione industriali, avevo girato un filmato di 6 minuti sulla rinascita di Napoli per introdurre la parte finale del dibattito. Nel suo intervento ha detto di aver visto un filmato stupendo e che l'accelerazione dei battiti cardiaci che aveva sentito stavano a dimostrare che lui è un napoletano nato al nord”.
E' un genio, non lo sapeva, lei ancora là a organizzare concerti tra Subsonica e Giorgia, tra Vasco Rossi e la Marcegaglia… “Veramente ho fatto un po' di tutto, anche l'attore, ma otto ore a giocare a scopetta e un quarto d'ora a girare capii subito che recitare non faceva per me, per il resto tanta musica e tanta America. Due anni a New York in uno studio preso in subaffitto da Leonard Bernstein perché m'ero fissato che volevo fare in Italia il Festival della musica americana, idea che aveva imballato anche Maxwell Raab, che era l'ambasciatore di Reagan in Italia. Ho portato in Italia Tina Turner e Keith Jarrett, ho organizzato il primo concerto di Venditti e De Gregori insieme, sono amico da vent'anni con Paolo Conte e da tempi più recenti di Bruce Springsteen, che mi chiama mister Grappa”. Insomma il percorso è a zig-zag ma la prospettiva, quella, è sempre radiosa: la musica. Scusi Godano, ma non è che ce l'hanno con lei perché nel 1968 quando la scelta era, come dire, ampia lei riuscì a scegliere Stella Rossa: “Non scelsi, fu il caso che mi portò all'Istituto Rossellini cinetv, dove loro erano molto forti, vicino c'era il Nautico, roccaforte dei fasci, ogni giorno giù botte. E Veltroni che frequentava il Rossellini chi sa perché vergognandosene mi diceva: ‘Godano, ovvero poche parole e tante spranghe'”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano