Decine di morti in Afghanistan dopo un raid aereo americano
I cattivi a rapporto
"L'Iran resta il più attivo degli stati che sostengono il terrorismo”. La frase – chiara, diretta, palese – è contenuta in un rapporto dell'Amministrazione Obama, pubblicato la settimana scorsa dall'Ufficio antiterrorismo del dipartimento di stato. L'atto formale di accusa nei confronti del regime degli ayatollah di Teheran non lascia spazio a interpretazioni.
(Adnkronos/Dpa) - Da Washington, dove oggi incontrera' Barack Obama, Hamid Karzai ha ordinato un'inchiesta sulle vittime civili di un raid aereo statunitense nella zona occidentale dell'Afghanistan in cui, secondo gli ispettori della Croce Rossa internazionale, sono rimaste uccise decine di persone. "La nostra squadra e' andata nei villaggi colpiti marted' pomeriggio ed ha visto decine di cadaveri, tra i quali donne e bambini" ha dichiarato oggi la portavoce della Croce Rossa Jessica Barry. Karzai ha dato indicazioni al ministero degli Interni e le autorita' provinciali di indagare sull'ennesimo massacro di civili definito "inaccettabile e ingiustificabile" nel comunicato presidenziale. Karzai ha inoltre assicurato che sollevera' la questione durante i colloqui con Obama e che sempre oggi una commissione congiunta di ufficiali afghani ed americani si sono recati a verificare la situazione nella provincia Farah. Tra le vittime dei bombardamenti, avvenuti nel distretto di Bala Boluk nella provincia di Farah, vi sarebbe anche un volontario della mezza luna islamica, rimasto ucciso insieme a 13 membri della sua famiglia.
"L'Iran resta il più attivo degli stati che sostengono il terrorismo”. La frase – chiara, diretta, palese – è contenuta in un rapporto dell'Amministrazione Obama, pubblicato la settimana scorsa dall'Ufficio antiterrorismo del dipartimento di stato. L'atto formale di accusa nei confronti del regime degli ayatollah di Teheran non lascia spazio a interpretazioni: “Il coinvolgimento dell'Iran nella programmazione e nel sostegno finanziario agli attacchi terroristici in medio oriente, in Europa e in Asia centrale ha avuto un impatto diretto sugli sforzi internazionali per promuovere la pace, ha minacciato la stabilità economica nel Golfo e ha messo a repentaglio la crescita della democrazia”.
Il “Country Reports on Terrorism 2008”, preparato dal coordinatore antiterrorismo Ronald D. Schlicher, ribadisce che l'Iran è al centro della rete globale jihadista, che Hamas ed Hezbollah sono “organizzazioni terroriste” e che in Iraq il movimento di al Qaida è stato debellato.
Il rapporto dell'Amministrazione Obama, se possibile, è ancora più diretto di quelli preparati dall'Amministrazione Bush: “Le Brigate Qods , l'ala elitaria del corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, sono il meccanismo primario del regime per coltivare e sostenere i terroristi all'estero”, si legge nel corposo paragrafo dedicato all'Iran. Il rapporto smonta inoltre una delle tesi più diffuse in Europa in questi anni post 11 settembre 2001, quella secondo cui non è possibile che sciiti e sunniti possano collaborare, viste le loro differenze religiose. La cosa che sfugge alle analisi occidentali, ma evidentemente non a chi osserva che cosa succede sul campo, è che i principali nemici dell'Iran sono l'America e Israele, sicché gli ayatollah islamici aiutano qualsiasi tipo di gruppo terrorista, non importa se sciita o sunnita, che abbia gli stessi stati come obiettivo. Nel documento obamiano si legge che le Brigate Qods di Teheran “hanno fornito aiuti sotto forma di armi, addestramento e finanziamento ad Hamas e ad altri gruppi terroristici palestinesi, agli Hezbollah libanesi, ai militanti in Iraq e ai combattenti talebani in Afghanistan”.
Con questo quadro, e senza considerare il dossier nucleare, sarà difficile per Barack Obama elaborare una strategia complessiva basata sul dialogo e, infatti, le ultimi indiscrezioni provenienti da Washington parlano di un'Amministrazione che ha capito che con Teheran si rischia di non ottenere nulla e che, per questo, sta provando a esplorare la strada siriana. La Siria, però, è un altro degli stati che secondo il rapporto dell'Amministrazione Obama sostiene, finanzia e aiuta il terrorismo islamico antiamericano e antioccidentale. Gli altri, con l'Iran e la Siria, sono l'islamista Sudan e Cuba. Come ai tempi di Bush, l'Arabia Saudita è vista più come un partner che come un paese che esporta l'ideologia dell'odio che alimenta i gruppi estremisti e terroristi. Il rapporto di Obama si sforza di sottolineare l'impegno del re saudita e della sua corte per debellare i gruppi terroristici, a cominciare da al Qaida, che operano nel loro territorio. Formalmente la revisione della “Iran policy” di Obama è ancora in corso e non sarà resa nota prima delle elezioni presidenziali di giugno a Teheran, ma nel frattempo il rapporto dell'antiterrorismo preparato dal dipartimento di stato fa notare che nello scorso anno “l'Iran è rimasto il principale sostenitore di gruppi che si oppongono implacabilmente al processo di pace in medio oriente. L'Iran fornisce armi, addestramento e finanziamento a Hamas e ad altri gruppi terroristici, compresi la Jihad islamica di Palestina e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina”.
Il rapporto entra anche nello specifico, fornendo dettagli e cifre, e svelando che gli aiuti iraniani ad Hamas hanno rafforzato la capacità del gruppo estremista palestinese di colpire Israele: “Nel 2008, l'Iran ha fornito più di 200 milioni di dollari per finanziare Hezbollah e ha addestrato tremila combattenti Hezbollah nei suoi campi in Iran. Dalla fine del conflitto tra Israele e Hezbollah del 2006, l'Iran ha aiutato Hezbollah a riarmarsi, in violazione della risoluzione 1.701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.
L'Iran, secondo gli uomini di Obama, non fa danni soltanto nei territori palestinesi e in Libano, ma anche in Afghanistan e in Iraq. In Afghanistan, i corpi d'élite del regime iraniano forniscono ai talebani ogni tipo di addestramento, e poi armi, munizioni, razzi, granate, mortai ed esplosivi plastici.
In Iraq, dove proprio due giorni fa, hanno lanciato missili contro un gruppo curdo-iraniano (cosa che non si erano mai permessi di fare negli anni di Bush), gli iraniani continuano a fornire sostegno e aiuti di ogni tipo ai guerriglieri iracheni che assaltano e uccidono le forze governative di Baghdad, le truppe della coalizione internazionale e “gli innocenti civili iracheni”. L'elenco degli esplosivi di fabbricazione iraniana trovati in Iraq è lungo, così come le prove di una collaborazione con Hezbollah nel territorio iracheno. L'Iran, secondo il rapporto dell'antiterrorismo americano, non fa niente contro i capi di al Qaida detenuti nelle sue carceri, non fornisce i nomi e naturalmente rifiuta di consegnarli ai paesi di origine. Ma l'accusa più grave è quella secondo cui gli iraniani “continuano a non controllare le attività di alcuni membri di al Qaida che sono scappati in Iran in seguito alla caduta del regime talebano in Afghanistan”.
L'Iran, quindi, è un paese rifugio per i terroristi: non soltanto per “militanti e gruppi legati ad al Qaida”, ma anche per “i gruppi terroristi di Hezbollah e quelli palestinesi”. L'Iraq, invece, secondo gli obamiani “non è attualmente un rifugio sicuro per i terroristi, ma i gruppi sunniti come al Qaida in Iraq, Ansar al Islam, Ansar al Sunna, così come gli estremisti sciiti e altri gruppi, vedono l'Iraq come un potenziale rifugio sicuro”. Ed è probabilmente questa una delle ragioni per cui Obama non s'è ritirato dall'Iraq, ci rimarrà in forza fino al 2011 e lascerà almeno cinquantamila soldati anche dopo. L'antiterrorismo di Obama riconosce che il governo iracheno, in coordinamento con le forze della coalizione internazionale, ha compiuto progressi significativi nel combattere al Qaida e gli altri gruppi, fino a far diminuire sensibilmente la minaccia: “Al Qaida, malgrado sia ancora pericolosa, ha subìto l'abbandono di suoi esponenti, ha perso zone chiave per la mobilitazione, ha visto sparire infrastrutture e finanziamenti ed è stata costretta a cambiare priorità e obiettivi”.
L'analisi dell'Amministrazione Obama rende merito al “surge” politico e militare ordinato alla fine del 2006 da George W. Bush e osteggiato dall'allora senatore Obama: “Un numero di fattori ha contribuito al sostanziale deterioramento di al Qaida in Iraq: l'alleanza di convenienza e lo sfruttamento reciproco tra Al Qaeda e molte delle popolazioni sunnite si è deteriorata. Il piano di sicurezza di Baghdad, iniziato nel febbraio 2007, assieme all'assistenza in primo luogo di gruppi tribali sunniti e locali, è riuscito a ridurre la violenza ai livelli della fine del 2005, ha interrotto e ridotto l'infrastruttura di al Qaida e ha costretto alcuni combattenti di al Qaida sopravvissuti a lasciare Baghdad e Anbar per le province settentrionali di Ninive, Diyala e Salahuddin”. Il nuovo Iraq, secondo il rapporto del dipartimento di stato, “resta un partner impegnato negli sforzi antiterrorismo. Il governo, con il sostegno delle forze della coalizione, continua a fare progressi significativi nel combattere al Qaida e le organizzazioni terroriste affiliate, così come gli elementi di milizia sciita impegnati nelle attività terroriste”.
Il governo iracheno ha provato le vie diplomatiche per convincere gli iraniani a smettere di sostenere le attività terroristiche nel territorio su cui un tempo regnava il dittatore Saddam Hussein. In più occasioni l'esercito iracheno oggi guidato dagli sciiti è stato costretto a usare la forza ed è riuscito a prevalere contro i gruppi estremisti sciiti aiutati da Teheran. “Affinché il governo iracheno continui a costruire le sue capacità di combattere le organizzazioni terroristiche – si legge nel documento dell'Amministrazione Obama – sarà decisivo un continuo sostegno internazionale. I servizi segreti iracheni continuano a migliorare in competenza e fiducia, ma necessitano di continuo sostegno perché possano diventare capaci di identificare e rispondere a minacce terroristiche interne ed esterne”. Non è soltanto l'Iran a porre problemi all'Iraq. I terroristi stranieri provenienti dall'Africa del nord e da altri paesi mediorientali continuano a entrare in Iraq “prevalentemente attraverso la Siria”, anche se il numero dei jihadisti in trasferta è decisamente inferiore rispetto al 2007.
Il rapporto del dipartimento di stato dedica un capitolo alle armi di distruzione di massa e alla possibilità che uno stato possa fornire tecnologia e armi di sterminio alle organizzazioni terroristiche. I gruppi jihadisti, si legge nel rapporto, cercano di ottenere in modo indipendente le armi di sterminio, ma la via più diretta è quella della collaborazione con gli stati dotati di know how tecnologico. L'attenzione principale, secondo l'ufficio antiterrorismo del dipartimento, va rivolta sugli stati che sponsorizzano il terrore e che sono in possesso di tecnologie e programmi militari nucleari, biologici e batteriologici. Il maggiore indiziato è di nuovo l'Iran.
L'Amministrazione Obama riconosce al predecessore George W. Bush il merito e il successo di un'iniziativa internazionale che ai tempi fu giudicata unilaterale e fuori dai confini del multilateralismo tradizionale: “Nel 2003 – si legge nel rapporto dell'Amministrazione Obama – gli Stati Uniti hanno annunciato la prima Strategia nazionale per combattere le armi di distruzione di massa. Attraverso una serie di iniziative multinazionali come la Global Threat Reduction Initiative, la Proliferation Security Initiative e la Global Initiative to Combat Nuclear Terrorism, gli Stati Uniti hanno assunto il ruolo di leader mondiale nella riduzione della minaccia del passaggio di armi di distruzione di massa nelle mani di gruppi non statali e di terroristi”.
In particolare, si legge nel documento dell'antiterrorismo, ha avuto grande successo e merita una “menzione speciale” la “Proliferation Security Initiative” elaborata e seguita nel 2003 da John Bolton, l'ex ambasciatore americano all'Onu che allora era uno dei vice di Colin Powell al dipartimento di stato.
Bolton è stato il funzionario bushiano più criticato dai democratici e dalle cancellerie occidentali per i suoi modi bruschi, ma ora è l'Amministrazione Obama a riconoscere che la sua iniziativa internazionale, costruita fuori dalle Nazioni Unite, ha avuto un grande successo nel fermare, controllare e regolamentare i traffici di tecnologia legata alle armi di distruzione di massa. Sono novantaquattro i paesi che hanno aderito al nuovo patto proposto da Bush. Ma è ancora l'attivismo dell'Iran a non rendere tranquilla l'Amministrazione Obama. Il capo dell'antiterrorismo Ronald Schlicher, alla conferenza stampa di presentazione del rapporto, ha detto: “Siamo ancora preoccupati dalle indicazioni secondo le quali gli iraniani potrebbero cercare di espandere la loro influenza in altre parti del mondo”. (nella foto: un murale bellico nelle strade di Teheran)
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