Polemiche parallele
Israele attende il Papa. C'è chi piange e chi ha l'ansia della controfigura
Tovia Singer e Tamara Yonah sono voci note dell'Israel National Radio, l'emittente radiofonica dei coloni israeliani. Di recente nel loro programma hanno detto che Benedetto XVI non è il benvenuto. I trascorsi nella gioventù hitleriana non depongono a suo favore e quindi è sgradito.
Gerusalemme. Tovia Singer e Tamara Yonah sono voci note dell'Israel National Radio, l'emittente radiofonica dei coloni israeliani. Di recente nel loro programma hanno detto che Benedetto XVI non è il benvenuto. I trascorsi nella gioventù hitleriana non depongono a suo favore e quindi è sgradito. Tovia e Tamara non hanno precisato che all'epoca Joseph Ratzinger era un ragazzino e che la sua unica preoccupazione, anche sotto le armi, fu quella di procurarsi qualche spazio per pregare e studiare. Il fatto che abbia indossato quella divisa è sufficiente per renderlo ostile.
La visita di Benedetto XVI è ugualmente osteggiata dalla Lega degli ulema della Palestina, vicina ad Hamas. A loro non è ancora andato giù il discorso di Ratisbona, e poco importa che 138 saggi musulmani proprio a partire da lì abbiano allacciato per la prima volta un rapporto proficuo con il Vaticano. Secondo questa Lega degli ulema, fra Ratzinger e l'islam non potrà mai esserci amicizia perché il Papa ha offeso Maometto. Non sarà facile per il Pontefice destreggiarsi in questo ginepraio. Accanto a chi lo crocifigge c'è chi lo tira per la tonaca. “Dal discorso che terrà allo Yad Vashem ci aspettiamo una condanna dell'Olocausto passato ma anche d quello presente e di quelli futuri”, dice Avner Shalev, presidente del memoriale, dove il Papa si recherà lunedì. Quanto alla giovinezza di Ratzinger, Shalev dice: “Si è distaccato subito da quel mondo per dedicarsi allo studio della religione. E tuttavia non si può dire che queste cose non abbiano un impatto”.
In Israele si sta facendo di tutto per accogliere l'ospite nel migliore dei modi. Sono stati stanziati un sacco di soldi e la sicurezza sarà garantita da 80 mila uomini. Però una polemica corre parallela ai preparativi. Da quando Benedetto XVI ha deciso di revocare la scomunica ai quattro vescovi tradizionalisti, compreso il negazionista monsignor Richard Williamson, molti hanno incominciato a pensare che quel lontano passato hitleriano non sia poi così tanto passato, e lo stesso Shalev parla di relazioni “tese” fra la Santa Sede e Israele dopo il perdono dei lefebvriani. Benedetto XVI si muoverà su sabbie mobili e la sua vettura panoramica (che anche qui chiamano con l'orrendo neologismo di papamobile e si sta già aggirando per Gerusalemme con dentro una controfigura per le prove) potrà cascarci facilmente. Come ha detto il patriarca latino Fouad Twal, è vero che il viaggio non ha contenuti politici ed è essenzialmente un pellegrinaggio spirituale, ma è vero anche che qui i contenuti politici ci sono sempre.
Mai come in questa occasione il Vaticano è stato accurato fino alla pignoleria nel raccomandare a tutti quelli che si occupano di informazione di usare le parole giuste, perché nessuno possa sentirsi offeso. Problema che riguarda i rapporti dei cattolici con ebrei e musulmani ma anche con le altre confessioni cristiane perché dentro il ginepraio grande c'è quello più piccolo ma non meno intricato dei rapporti intercristiani. Non più tardi di sette mesi fa il Santo Sepolcro è stato trasformato in un ring dai monaci delle diverse confessioni, sempre in guerra per questioni di precedenza e supremazia. Spettacolo indegno che dà l'idea della situazione. L'incontro ecumenico è previsto per il 15 maggio, ultimo giorno della visita. Nella sede del patriarcato greco-ortodosso il Papa dovrà compiere un miracolo. Qui l'unità sembra davvero un sogno.
Per respirare il vero senso dell'attesa bisogna andare nelle comunità cattoliche sparse fra Israele e Territori palestinesi. E' fra loro che c'è la commozione di chi aspetta un padre chiamato a consolare e incoraggiare questi figli paradossalmente sperduti ed emarginati proprio nei luoghi di Gesù. In una famiglia cattolica di Gerusalemme abbiamo visto qualche lacrima scorrere quando lo schermo televisivo ha mostrato l'aereo papale che toccava terra ad Amman.
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