La povera meravigliosa Olanda - Un'inchiesta di Giulio Meotti

Giulio Meotti

Perché l'Olanda? I primi di giugno anche qui ci saranno le elezioni europee e il partito con maggiori possibilità di successo, stando a sondaggi ancora virtuali, è quello di Geert Wilders, che per due anni, quando arrivava in Parlamento all'Aia, per sicurezza veniva fatto sedere in una zona non visibile dell'aula.

    La prossima settimana il Foglio pubblicherà un'inchiesta di Giulio Meotti sull'Olanda. Ecco perché.

    Perché l'Olanda? I primi di giugno anche qui ci saranno le elezioni europee e il partito con maggiori possibilità di successo, stando a sondaggi ancora virtuali, è quello di Geert Wilders, che per due anni, quando arrivava in Parlamento all'Aia, per sicurezza veniva fatto sedere in una zona non visibile dell'aula. Non si sa dove dorma, dove viva, eppure è in testa ai sondaggi e anche se non dovesse vincere ha già praticamente oscurato i tre grandi partiti da sempre al potere: laburisti, liberali e cristiano-democratici. Il politico più popolare d'Olanda è anche quello più sotto protezione forse in tutto l'occidente. Il suo convoglio di auto e agenti sembra quello del presidente afghano Karzai. Perché quella di Wilders, che il Wall Street Journal, non der Sturmer, ha definito “una vita olandese ordinaria”, è soprattutto la storia di tanti artisti, giornalisti, scrittori e accademici che in Olanda oggi si ritrovano alle prese con una cosa sola: la paura.

    C'erano quattro “estremisti” che dopo l'11 settembre denunciarono il pericolo dell'intolleranza islamista: Pim Fortuyn, Theo van Gogh, Ayaan Hirsi Ali e Geert Wilders. Il primo e il secondo sono stati uccisi per le loro idee, la terza è andata a vivere negli Stati Uniti dopo che qui le era diventato impossibile, e poi c'è lui, “l'olandese volante”. I Paesi Bassi sono unici anche rispetto all'Inghilterra, un paese in avanzato stato di decomposizione democratica, dove ci sono le corti della sharia riconosciute dallo stato. Una delle persone che abbiamo intervistato ci ha spiegato che l'Olanda è come il canarino nella miniera per l'Europa: coma va qui va per tutti noi.

    E' il paese più densamente popolato, più liberal e orgoglioso del proprio progressismo civile, che si credeva al riparo dall'intolleranza religiosa dopo essere stato per secoli il rifugio di ogni sorta di minoranza. E che invece, nel giro di sette anni, qui non accadeva da tre secoli che qualcuno venisse ammazzato per aver espresso delle idee, ha avuto due omicidi politici, due martiri intellettuali. Entrambi critici dell'islam. Il primo, Fortuyn, era un meraviglioso omosessuale, ex marxista e cattolico. Fu ucciso da un giovane attivista dei diritti degli animali, anche lui molto di sinistra, un perbenista fanatico che vedeva in Fortuyn “il male”. Poi c'è stato il regista panzone, Theo van Gogh, anarchico erotomane terribile con i nemici, ucciso ritualmente, gola tranciata e lama ficcata nel petto, da un islamista nato e cresciuto qui, con un perfetto accento olandese. Dire Wilders è dire il tramonto del multiculturalismo nel paese che prima di tutti gli altri si è trovato alle prese con il problema dell'immigrazione, con le sue ex colonie, con un grande passato di potenza mondiale, con una placida e perversa attitudine al compromesso, sempre e comunque.

    In Olanda non sono mai esistiti estremisti di destra. Wilders non è Haider o Le Pen, è un liberale ossessionato dall'idea che il paese, uscito da decenni di politiche identitarie suicide e di ipersecolarizzazione selvaggia, debba essere salvato da chi vorrebbe sostituire il Parlamento con una corte islamica, per soggiogare i non musulmani. Wilders pensa che per far questo si debba stressare, letteralmente, l'opinione pubblica, spesso in modo più che discutibile e inusuale per il savoir fair olandese. Un personaggio eccessivo, chi lo vota non lo dirà gridandolo, in fondo qui ci abita “gente perbene”, diceva con ironia Theo Van Gogh. Ma non verrà certamente votato soltanto dalla “bassa Olanda”, i brutti ceffi analfabeti dei cantieri e dei porti, ma dalla classe media e alta, la stessa “gente perbene” che vede ogni giorno, città dopo città, il sopravvento di una ideologia pericolosa per le tante libertà che l'Olanda ha costruito su esempi luminosi e nobili di nome Locke, Spinoza, Voltaire, Descartes e altri. Un paese dove gli ebrei si rifugiarono fuggendo dall'Inquisizione spagnola e che oggi registra uno dei più alti tassi di antisemitismo in tutto l'occidente. Siamo stati in molte città olandesi (Amsterdam, Rotterdam, Leiden, Mokum) intervistato intellettuali e scrittori di ogni classe politica e culturale, alcune grandi storie di persecuzione e di libertà estrema mi hanno ricordato i mitici ugonotti che ripararono in questa palude e i Padri Fondatori che salparono verso gli Stati Uniti d'America proprio da una chiesetta nei pressi di Rotterdam. Tutto è in un certo senso iniziato qui. Per questo era importante capire e vedere. La povera meravigliosa Olanda.

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    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.