Dove va e da dove viene Fini/2

E' stato Pino Romualdi l'ispiratore di quel fiume carsico missino che ora ricompare con il nuovo Fini

Stefano Di Michele

Il Fini che oggi azzarda (e neanche poco) su temi che teoricamente alla destra da cui proviene (e onestamente anche in quella in cui si trova) dovevano sembrare oscuri e ostili, ha semplicemente portato alla massima espressione tendenze presenti già nell'antico Msi?

Leggi: Dove va e da dove viene Fini/1 di Salvatore Merlo

    Roma. E allora non solo “Altro che bordelli/ vogliamo i colonnelli!”, l'antico partito missino, come ha ricordato ieri sul Foglio il direttore del Secolo, Flavia Perina? Il Fini che oggi azzarda (e neanche poco) su temi che teoricamente alla destra da cui proviene (e onestamente anche in quella in cui si trova) dovevano sembrare oscuri e ostili, ha semplicemente portato alla massima espressione tendenze presenti già nell'antico Msi?

    C'è una cosa curiosa, che intanto nota Fabio Granata, parlamentare siciliano, ultimo responsabile culturale di An: “Sul piano culturale e politico, Fini ha ora vicino tutta gente che all'epoca del Msi gli era contro”. Erano i giovani rautiani, i seguaci di Beppe Niccolai, l'ala più trasgressiva e movimentista di via della Scrofa. E qui, raccontano un'altra storia: quella della separazione – politica e umana – di Fini dai suoi storici colonnelli, che invece hanno continuato a incarnare il ruolo di ex missini molto più tradizionali. “Quando gridavamo: vogliamo i colonnelli!, a me veniva da ridere. In realtà volevamo parlare con gli altri, uscire fuori…”, racconta un ex giovane ora tra i massimi dirigenti. “Il problema era la sopravvivenza del partito stesso, la necessità di tenersi a galla, e allora ci si aggrappava a tutto quello che passava, dal voto per Leone alla raccolta delle firme a favore della pena di morte”. La pesca delle occasioni, appunto. E su questa raccolta di firme ci fu uno scontro durissimo, tra i capi missini: da una parte Almirante, dall'altra Pino Romualdi. E Romualdi viene considerato tra gli ispiratori di questa linea occulta, “fiume carsico”, che correva parallelo alla lunga stagione almirantiana. A cominciare dal dopoguerra, quando, raccontano, dalla clandestinità Romualdi si mise in contatto nientemeno con Togliatti.

    “Noi votiamo repubblica e tu ci fai uscire dalle galere”, la proposta. Molte storie raccontano i supporter di Fini, su quest'altra parte della storia missina. La vicenda del divorzio, che vide nuovamente Romualdi schierato, nonostante la campagna di Almirante (divorziato) con Fanfani, a favore del mantenimento della legge. E lo fece apertamente, sulla rivista L'Italiano. O il voto contro la legge Reale dell'intero gruppo parlamentare, nel '78, “non potevamo stare con poliziotti e carcerieri”, la raccolta di firme assieme ai radicali per il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, la solidarietà che Niccolai – figura centrale nell'evoluzione missina – mandò ad Adriano Sofri dopo il suo arresto. “Il dirigente medio missino si considerava più di sinistra che conservatore”, assicurano i finiani. Che dicono che nel partito mai ebbe spazio il razzismo, o l'omofobia, “i giovani missini leggevano Pasolini e l'allarme sull'omologazione: che fosse frocio non fregava a nessuno”.

    Bè, magari a qualcuno sì… “Le frange più rozze, marginali”. C'è chi racconta dell'ex capogruppo al Senato Giulio Maceratini, che fu tra i primi a iscriversi a “Nessuno tocchi Caino”, e chi invita a rileggere la raccolta della rivista rautiana Linea, “saggi contro le tesi a favore dell'ordine e della disciplina, persino un'inchiesta sull'antiproibizionismo, nessuna posizione bigotta e reazionaria”. Gli scherzi crudeli del destino (politico): quando si scontrarono per la segreteria, Pino Rauti aveva un programma che parlava di sfondamento a sinistra (praticamente quello che ora sta facendo Fini), mentre Fini innalzava, nientemeno, la parola d'ordine del “fascismo del Duemila”. Sono cambiati i ruoli, le posizioni, i sostenitori. Ora Fini non pronuncia neanche più la parola destra. “E poi, l'idea forte del partito come mezzo e non come fine – aggiunge Granata – l'esatto opposto di chi ci sta per posizionarsi attraverso il gioco delle correnti, come fanno i colonnelli”.

    Leggi: Dove va e da dove viene Fini/1 di Salvatore Merlo