L'America è diventata anti-abortista, e noi che facciamo?

Giuliano Ferrara

Che cosa fa il governo italiano contro l'aborto? Che ne è della promessa di Berlusconi di portare all'Onu la proposta di modifica della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, in modo da sancire che il diritto alla vita, invocato universalmente e giustamente per i profughi dei barconi, sempre da soccorrere quale che sia poi la destinazione, si estende ai bambini che galleggiano nel corpo delle donne dopo il concepimento, e i vecchi e i malati fino alla morte naturale?

    Che cosa fa il governo italiano contro l'aborto? Che ne è della promessa di Berlusconi di portare all'Onu la proposta di modifica della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, in modo da sancire che il diritto alla vita, invocato universalmente e giustamente per i profughi dei barconi, sempre da soccorrere quale che sia poi la destinazione, si estende ai bambini che galleggiano nel corpo delle donne dopo il concepimento, e i vecchi e i malati fino alla morte naturale? Perché la nostra diplomazia non prende un'iniziativa contro la pianificazione familiare omicida in Asia, dove le bambine sono scartate e selezionate a milioni? Come mai si sono inabissate le buone intenzioni sull'uso della 194 intesa come legge di prevenzione e di tutela della maternità? Perché non si stanziano fondi per la dissuasione dall'aborto e aiuti significativi per le gestanti? Perché non si organizza e finanzia una campagna di comunicazione contro l'aborto come scelta di disperazione, per la natalità? “L'America si scopre anti-abortista”, scrive Repubblica.

    I sondaggi Gallup e Pew, i migliori in campo, danno una maggioranza pro-life, e alla cosiddetta libera scelta, che poi è la decisione per la morte, si riconosce solo un 46 per cento, laddove 14 anni fa la percentuale funesta era del 60 per cento. Le cose cambiano, ricordatevelo. Oggi la percezione dell'aborto, in molti paesi dove le chiese non fanno il loro dovere, dove i laici portano il cervello all'ammasso della secolarizzazione libertaria e dei suoi miti, è dell'aborto come servizio sociale gratuito e alla portata di ogni famiglia, una prestazione che risolve un problema, punto e basta. Ma oggi non è necessariamente domani. La cultura del piagnisteo femminista ha imposto l'idea che chi è contro l'aborto è contro le donne, ma è vero il contrario. L'aborto è la soluzione maschia, in più ormai fatalmente selettiva ed eugenetica, per un mondo di forma ingiusta, per una pratica dell'amore, del sesso e della procreazione costruita sulla grettezza del minimo benessere e non sulla grandezza della felicità e del buonumore.

    La nostra riserva scettica su Barack Obama, che individuammo anche nelle sue potenzialità di leader cristiano venuto da una fervorosa chiesa nera ma senza dimenticare la sua profonda impronta liberal marchiata dal curriculum di studi e ideologia dell'Università più spregiudicatamente relativista e nichilista del mondo (Harvard), è ora a una verifica. A parte la cerimonia controversa e contestata alla Notre Dame University, di cui riferiremo domani, c'è la decisione presidenziale di mettere in frigorifero il freedom af choice act, per studiare soluzioni legislative bipartisan capaci di dare parziale soddisfazione alla nuova maggioranza americana che l'aborto lo detesta e vuole combatterlo. Noi anti-abortisti abbiamo contro l'abitudine di un quarantennio speciale, quello della più torva rivoluzione intellettuale e morale della storia moderna; abbiamo contro il comfort, la spregiudicatezza linguistica dell'avversario ideologico oggi dominante nella cultura e nel pensiero sull'uomo e sul mondo: ma piano piano l'ecografia scava nella parte sensibile, affiorante, della coscienza personale: la vista è il primo dei sensi, e la gente vede di che cosa si tratta, e vede in quel monitor la formidabile, orrenda menzogna della libertà di scelta, che non è un diritto della donna o della persona ma la negazione del diritto di un bambino prima formato nell'atto di amore e poi distrutto nel segno del benessere personale attraverso la procedura abortiva. Il governo si dia una smossa, prima che le cose gli arrivino addosso.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.