Solo applausi per il mastino di Obama

Amy Rosenthal

Alla George Washington University il capo dello staff di Barack Obama, Rahm Emanuel, è stato accolto come una star. Applausi e urli. Lui ironico, come vuole il copione della nuova Casa Bianca, ha commentato la consegna della laurea ad honorem ricordando i suoi genitori: “Avete reso felice una madre ebra che ha passato la maggior parte delle sue notti insonni chiedendosi che ne sarebbe stato del suo secondo figlio. Sono certo che mia madre sarebbe orgogliosa e mio padre sbalordito”.

    Alla George Washington University il capo dello staff di Barack Obama, Rahm Emanuel, è stato accolto come una star. Applausi e urli. Lui ironico, come vuole il copione della nuova Casa Bianca, ha commentato la consegna della laurea ad honorem ricordando i suoi genitori: “Avete reso felice una madre ebra che ha passato la maggior parte delle sue notti insonni chiedendosi che ne sarebbe stato del suo secondo figlio. Sono certo che mia madre sarebbe orgogliosa e mio padre sbalordito”. Pioggia di risate. Ed Emanuel, noto perché dice un sacco di parolacce – soprattutto f**k – ha continuato: “Questa è il secondo riconoscimento che ricevo quest'anno. La scorsa settimana sono stato insignito di una laurea ad honorem per il mio contributo nel campo della lingua, in particolare per il mio lavoro sulle parole di quattro lettere”.

    Dopo le battute, conquistata la folla che già partiva scalmanata, Emanuel ha preso a parlare seriamente. “A scuola ero un ragazzo spericolato – ha raccontato – A 17 anni lavoravo in una macelleria e mi tagliai un dito. Un taglio profondo. Ma ero così incosciente che pensai non fosse niente e me ne andai a fare una nuotata con gli amici nel lago Michigan. Il risultato fu: infezioni al sangue e a due dita, cancrena e febbre a 40. Passai due mesi in ospedale, e nelle prime 96 ore lottai tra la vita e la morte”. Lezione imparata: “quell'esperienza mi fece capire che volevo vivere la mia vita. Non bisogna essere incoscienti rispetto a quello che ci viene dato. Prendete sul serio quel che fate e come vivete la vostra vita. E' questa serietà che ho imparato in quel letto d'ospedale, e sono grato di quella lezione ogni giorno della mia vita”. 

    Seconda lezione. “Il 1992 fu un buon anno. Entrai nella campagna elettorale di Bill Clinton come direttore finanziario. Parlava di speranza, non era di Washington, nessuno pensava che avrebbe potuto vincere. Ricorda qualcosa no? Raccogliemmo tantissimi soldi e questo ci diede la possibilità di farci sentire e di conquistare una grande vittoria. Subito dopo fui nominato direttore politico alla Casa Bianca. Ero in capo al mondo, ma la verità è che quel successo mi diede alla testa. Ho taciuto troppe poche volte e mi sono buttato in liti pazzesche troppo spesso prima di accorgermi che il mio lavoro era in pericolo. Fui rimosso. Mi sentii male e mi accorsi di aver buttato via la più grande opportunità della mia vita”. Da lì Emanuel ha capito che nella vita ci vogliono “umiltà e saggezza”. La morale è: “Tutti abbiamo brutti momenti nella vita, ma è quel che fai in quei momenti di basso che determineranno l'altezza dei prossimi picchi”.

    Terza lezione: “L'importanza di servire una causa più grande di te. I miei figli sono troppo piccoli per capire perché sto estirpando le loro esistenze per rispondere alla chiamata di Obama, ma ho cercato di spiegarlo loro più volte – qualche volta devi rinunciare a qualcosa che adori per far parte di un progetto che può raggiungere qualcosa di ancora più grande”. Applausi. Rahm Rahm Rahm. I repubblicani presenti storcono il naso. Si aspettavano un discorso politico, qualcosa sul terrorismo o il Pakistan o la guerra in Iraq. Niente di tutto ciò. Solo semplici lezioni di vita del mastino di Mr Obama.