La grande offensiva modernista della chiesa milanese
Martini e Verzé, i due grandi vecchi all'attacco della dottrina di Pietro
L'accesso dei divorziati risposati alla Comunione, la fine del celibato ecclesiale, la contraccezione (anzi il sacerdote-guaritore è addirittura per la pillola “consigliata e fornita”). Un anno fa le riflessioni di Carlo Maria Martini sulla “vera vita” (sull'impossibilità per un cristiano di sapere dove inizia e tanto meno dove finisce, con le ovvie e relative conseguenze) pubblicate dalla rivista del San Raffaele di don Luigi Verzé.
Leggi l'inchiesta "Vita immortalità e miracoli del guaritore don Verzé"
L'accesso dei divorziati risposati alla Comunione, la fine del celibato ecclesiale, la contraccezione (anzi il sacerdote-guaritore è addirittura per la pillola “consigliata e fornita”). Un anno fa le riflessioni di Carlo Maria Martini sulla “vera vita” (sull'impossibilità per un cristiano di sapere dove inizia e tanto meno dove finisce, con le ovvie e relative conseguenze) pubblicate dalla rivista del San Raffaele di don Luigi Verzé. Oggi i due grandi vecchi della chiesa progressista di marca ambrosiana ci riprovano. Direttamente in coppia, con un libro-dialogo edito dal San Raffaele, “Siamo tutti nella stessa barca”. Dalla quale barca, i due venerabili provocatori provano a lanciare “sassi nello stagno”. O più direttamente nelle finestre della Terza Loggia. Percorsi diversi.
Verzé è ormai da tempo approdato a un post cattolicesimo bio-filosofico sempre più apertamente in contrasto con l'ortodossia. Dalla procreazione assistita alla ricerca della vita eterna, passando per l'elezione per acclamazione dei vescovi. Le cose che diceva più sfumate anni fa, oggi le proclama. La sua è una sfida alla chiesa che “resta con un'etica cristiana incongruente perché incondivisa dagli stessi devoti”. Martini sta al gioco ma più cauteloso. E' in pensione, ma non ambisce certo a porsi in aperto contrasto con il resto della gerarchia. Anzi, non rinuncia a essere il portavoce “sine cura” proprio di quella gerarchia che ufficialmente preferisce il silenzio, ma che dal Concilio in poi non ha mai smesso di rimuginare su questi temi. Risponde che “oggi ci sono non poche prescrizioni e norme che non sempre vengono capite”, e che “la chiesa appare un po' troppo lontana dalla realtà”. Dei divorziati dice che “bisognerebbe pensare anche a loro”, che andrebbero trattati con “bontà” almeno come i vescovi lefebvriani cui è stata tolta la scomunica. E qui c'è tutto il veleno ecclesiale che serve.
La pastorale dei divorziati è del resto un terreno minato. Martini lo affrontò ancora da cardinale, nel 2001, quando il suo Consiglio pastorale diocesano votò una mozione che auspicava che “anche nella chiesa cattolica d'occidente sia considerata e sia rivalutata la prassi della chiesa d'oriente” che consente, a certe condizioni l'accesso all'eucarestia per i divorziati. Già anni prima erano stati Karl Lehmann e Walter Kasper, a firmare un documento sull'“Accompagnamento pastorale dei divorziati”, che diede filo da torcere al cardinale Joseph Ratzinger.
Pur con meno vigore teologico che ai tempi di Martini, Milano continua a essere laboratorio di idee progressiste. Nel gennaio 2008 l'arcivescovo Dionigi Tettamanzi scrisse una “Lettera agli sposi in difficoltà” in cui si riconosceva di fatto l'esistenza del problema dei divorziati, promettendo vicinanza della chiesa, seppur ribadendo l'impossibilità ai sacramenti. Ne nacque una piccola polemica ecclesiale, che proprio dal Vaticano smorzò spiegando che il cardinale di Milano era perfettamente nel solco del pensiero di Benedetto XVI in materia. Più prudente dottrinalmente, Tettamanzi è oggi comunque all'avanguardia nell'episcopato per le sue iniziative sociali. Dopo l'iniziativa del fondo di solidarietà per le famiglie in difficoltà, ora ha appena pubblicato anch'egli un libro, “Non c'è futuro senza solidarietà. La crisi economica e l'aiuto della chiesa”(San Paolo), che si presenta come una vera e propria enciclica sociale ambrosiana: “Ritengo doverose un'approfondita riflessione e una formazione seria sui temi della solidarietà”. Battendo sul tempo il Papa che ancora non ha finito di sistematizzare la sue idee per la sua enciclica sociale.
Tettamanzi invece ha le idee chiare, ha un pensatoio e osservatori locali attenti. Riflettere sul modello economico entrato in crisi, sugli stili di vita che oggi non reggono più, ma che già ieri generavano malessere e disuguaglianza. Gode anche di buonissima stampa: a sinistra. Sul sito della diocesi, l'unico commento al libro pubblicato è a firma di Gad Lerner. Stasera, dopo aver chiuso in Duomo l'Assemblea sinodale del clero ambrosiano, nei lavori della quale, a porte blindate, si è molto discusso di pastorale sociale nonché di pastorale familiare, il cardinale di Milano sarà ospite della vetrina della tv, allo speciale “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Lo corteggiavano da due anni, ma lui era prudente. Ma anche un cardinale con un libro da promuovere è corruttibile. Soprattutto se è un'enciclica sociale. Siamo tutti sulla stessa barca.
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