Torino intossicata
Un'Onda poco studentesca incendia un G8 che non è il G8
E' bastata la parola (G8) per far tornare in piazza un'Onda che, dopo i risultati al di sotto delle aspettative nelle ultime elezioni universitarie, non aspettava altro per mostrare il proprio volto giottino extrastudentesco. Traffico bloccato, scontri violenti con la polizia, fumogeni e lacrimogeni, assalti al Castello del Valentino (dove era il summit), banche “simbolicamente” verniciate e due arresti.
Con due ragazzi intossicati, uno ricoverato con un trauma e ventiquattro tra poliziotti e carabinieri feriti, si è concluso il G8 dell'Università a Torino, che di G8, a parte il nome, aveva ben poco: 40 rettori da tutto il mondo (nessun politico) hanno discusso per due giorni di come l'università può aiutare a risolvere la crisi. Quattro temi – economia, etica, energia e ambiente – su cui confrontarsi per formulare un documento da consegnare al G8 de L'Aquila. E' bastata la parola (G8) per far tornare in piazza un'Onda che, dopo i risultati al di sotto delle aspettative nelle ultime elezioni universitarie, non aspettava altro per mostrare il proprio volto giottino extrastudentesco. Traffico bloccato, scontri violenti con la polizia, fumogeni e lacrimogeni, assalti al Castello del Valentino (dove era il summit), banche “simbolicamente” verniciate e due arresti. Tra i volti che sfilavano in centro (con il filosofo candidato dell'Idv Gianni Vattimo) si faticava a riconoscere studenti; più facile ritrovare appartenenti a centri sociali e a formazioni che normalmente svolgono un'azione politica che non ha a tema l'università.
I torinesi sono famosi per come nascondono ciò che li infastidisce, ma la mossa del rettore del Politecnico, Francesco Profumo, di organizzare il meeting senza discuterne con nessuno, in città ha lasciato non pochi malumori. Il rettore dell'università, Elio Pelizzetti, si è trovato con la scorta obbligatoria, ha polemicamente disertato i lavori e ha dovuto giocoforza chiudere Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche e luogo storico della protesta studentesca. Molti a Torino sono concordi sul fatto che la scelta del capoluogo piemontese come sede del summit fosse la più infelice: lì è nata l'Onda nel settembre scorso, lì era probabile che gli studenti sarebbero tornati a manifestare, continuando a far svolgere all'università il ruolo di camera di compensazione di disagi sociali. A farne le spese sono stati anche i poliziotti, a cui nel pomeriggio sono arrivate parole di solidarietà da parte di quasi tutto il mondo politico. Dall'estrema sinistra (accusata dal sindaco Sergio Chiamparino di “buttare benzina sul fuoco”), si sono difese “le ragioni della giusta protesta degli studenti”.
Il dubbio che rimane è sull'effettiva utilità di un G8 dei rettori. Profumo ha parlato di “difetto di comunicazione” e, nella conferenza stampa finale, ha sottolineato “il malessere generale tra gli studenti nel quale mi riconosco; per questo siamo disponibili ad avviare un confronto, consapevoli che le questioni che loro pongono sono anche le nostre”. L'impressione però è che il fragile asse tra rettori e studenti nato nelle proteste di inizio anno si sia rotto. Che il G8 non sia stato del tutto inutile lo dice al Foglio l'unico studente italiano presente ai lavori, Stefano Pistillo, membro eletto del Cnsu (l'organo di rappresentanza nazionale degli universitari) e già attivo al G8 degli studenti di Palermo di un paio di settimane fa: “Nessuno pensava di risolvere i problemi dell'università, né del mondo, ma di dare vita a progetti comuni tra atenei come già accade in molti posti”.
Profumo avrebbe voluto Pistillo nella conferenza stampa finale per sottolineare l'apporto degli studenti al G8, ma lui era a Roma per incontrare il ministro Gelmini cui con altri universitari ha chiesto che sia fatto quanto di buono c'era nel progetto di riforma: “I criteri di merito per la distribuzione di fondi siano decisi, ad esempio”; e che siano accantonate decisioni che rischiano di far esplodere una nuova protesta a settembre. Come la diminuzione del numero di studenti dagli organi di governo degli atenei e l'obbligo di maggioranza di membri “esterni” nei cda.
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