Il Cav. delle steppe
In Mongolia, a sorpresa, l'ex premier candidato dell'opposizione, Tsakhiagiin Elbegdorj, ha vinto le elezioni battendo il presidente uscente. Il perdente ha ammesso la sconfitta, affermando che “rispetterà” il risultato del voto. Un incoraggiante segnale di democrazia dall'Asia, a dispetto di paesi come la Corea del Nord o la Birmania.
In Mongolia, a sorpresa, l'ex premier candidato dell'opposizione, Tsakhiagiin Elbegdorj, ha vinto le elezioni battendo il presidente uscente, Nambariin Enkhbayar, che lo scorso anno si era aggiudicato le legislative. Il perdente ha ammesso la sconfitta, affermando che “rispetterà” il risultato del voto di domenica. Un incoraggiante segnale di democrazia dall'Asia, a dispetto di paesi come la Corea del Nord o la Birmania.
Il risultato delle urne è anche una scelta ideologica: da sinistra a destra. Enkhbayar è il leader del Partito rivoluzionario del popolo mongolo (Mprp), nato dalle ceneri del Partito comunista scioltosi nel 1990, anno in cui Ulaanbaatar decise di adottare il sistema multi-partitico. Elbegdorj è il leader del Partito democratico (Pd), in passato Coalizione per l'unione democratica (Duc), prima formazione non comunista nella storia del paese. Nel 1996 la Duc vinse le legislative e due anni più tardi Elbegdorj divenne premier. Il suo fu un mandato breve, di soli otto mesi, ma fondamentale perché vennero gettate le basi della democrazia, come l'introduzione della libertà di stampa e delle tasse sulla proprietà. Dal 2004 al 2006 il secondo mandato come premier, incentrato sull'apertura all'Occidente e coronato nel 2005 dal discorso al Parlamento dell'allora presidente americano, George W. Bush.
Votando Elbegdorj i mongoli hanno scelto un preciso stile di vita: occidentale e imprenditoriale. Elbegdorj ha studiato economia nella più importante università degli Stati Uniti, Harvard. Una volta tornato a casa ha messo a frutto quanto imparato, fondando il primo quotidiano indipendente del paese (Ardchilal, in mongolo “democrazia”) e la prima tv privata, la Eagle Tv.
Elbegdorj, primo presidente non comunista della Mongolia, dovrà spartire il suo potere con i comunisti, perché l'Mprp di Enkhbayar è il principale partito in Parlamento e l'attuale premier, Sanjaagiin Bayar, è un fedelissimo dell'ex presidente.
La priorità adesso è l'Oyu Tolgoi Project. L'Oyu Tolgoi (in mongolo “collina tortuosa”) è un'enorme miniera d'oro e rame a soli 80 chilometri dal confine con la Cina. Gli appalti – per un valore di tre miliardi di dollari – sono stati assegnati alla canadese Ivanhoe Mines e alla anglo-australiana Rio Tinto (volutamente escluse Pechino e Mosca). Ciò che ancora non è stato stabilito è la percentuale di partecipazione della Mongolia. Adesso che è finito il biennio elettorale il progetto deve andare in porto, anche perché potrebbe avviarne altri per l'estrazione di carbone e uranio, materie prime di cui sono ricche le sconfinate steppe di Gengis Khan.
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