Figli di un Dio minorenne/1

Le minorenni non esistono più

Marina Valensise

Le minorenni non esistono più. A tredici anni si truccano, si fanno il tatuaggio, si bucano il naso per infilarsi un cerchietto oppure un diamantino, hanno le chiavi di casa, escono da sole la sera, restano a dormire fuori, prendono pure la pillola, la pillola del giorno dopo, del giorno prima, del non si sa mai.

    Le minorenni non esistono più. A tredici anni si truccano, si fanno il tatuaggio, si bucano il naso per infilarsi un cerchietto oppure un diamantino, hanno le chiavi di casa, escono da sole la sera, restano a dormire fuori, prendono pure la pillola, la pillola del giorno dopo, del giorno prima, del non si sa mai. Sin dalla quinta elementare hanno imparato a mettere il cappuccio su  una banana, perché  “prevenire è meglio di curare”. Hanno la testa piena di luoghi comuni e conformismi invincibili. Sono ribelli per definizione. Adesso, però, se un ricco signore le invita a passare il Capodanno a casa sua, tutti si indignano e scoprono che non dovrebbero  accettare… Ohibò! E perché mai?, si domanda l'immoralista libertario. Semplice. Se il ricco signore non è solo un vecchio esteta un po' annoiato, ma un tycoon che ha rivoluzionato il paesaggio televisivo di una potenza industriale, diventandone pure il capo del governo, legittimamente eletto col suffragio universale, c'è una sproporzione, un'asimmetria che inclina troppo verso l'abuso di potere per lasciare insensibili i cittadini altrimenti indifferenti alla virtù delle loro figlie minorenni.

    Finché l'anarchia dei comportamenti si commisura sul piano della libertà del singolo e della sua autodeterminazione in regime di libertà ed eguaglianza, nessuno ha niente da ridire: pillola, piercing, scafamento a go go, tutto è consentito. Quando però l'anarchia dei comportamenti è l'effetto di un'asimmetria, legata al potere nella sua più alta espressione istituzionale, scatta non solo il distinguo, ma un meccanismo di rifiuto. Il fatto è che ci ripugna, a noi sani democratici, vedere confusi due comportamenti antagonistici: da un lato l'autodeterminazione del singolo, che vuole essere libero di fare, sperimentare, sbagliare, peccare, provare, sentire, fornicare, dall'altro l'obbedienza compiaciuta alle stravaganze di un vecchio ricco e potente, simpatico e gentile quanto si vuole, ma pur sempre in grado di offrirti un destino e dunque  di negartelo, assoggettando la tua volontà al suo piacere. Per questo saltano fuori le minorenni anche se non esistono più; per preservare l'utopia che è il vero cuore della democrazia moderna, fondata sull'ideale di libertà e eguaglianza. La realtà invece è relativismo.