Due di coppe
La partita dell'anno ne vale trenta. E' la differenza d'età tra Ferguson e Guardiola: dentro ci sta la storia di questo match e quella del pallone di tre decenni. Non c'è mai stata una sfida così, non un duello tra uno di 68 anni e uno di 38: accanto, opposti, identici. Ferguson-Guardiola vale più di Ronaldo-Messi, perché offre la suggestione dello scontro generazionale. Pep aveva 12 anni e Alex vinceva la sua prima coppa da allenatore. Guarda il pronostico video di Lanfranco Pace
La partita dell'anno ne vale trenta. E' la differenza d'età tra Ferguson e Guardiola: dentro ci sta la storia di questo match e quella del pallone di tre decenni. Non c'è mai stata una sfida così, non un duello tra uno di 68 anni e uno di 38: accanto, opposti, identici. Ferguson-Guardiola vale più di Ronaldo-Messi, perché offre la suggestione dello scontro generazionale. Pep aveva 12 anni e Alex vinceva la sua prima coppa da allenatore: coppa delle Coppe, 1983. Basta a dare la dimensione di che cos'è oggi la distanza che divide le due panchine all'Olimpico. Ventidue metri per raccontare che in mezzo c'è passata ogni cosa di calcio. Trent'anni dicono che c'è un vecchio giovane capace di inventarsi ogni volta: Ferguson è più di Trapattoni, più di ogni grande allenatore del suo stesso periodo. Dove lo trovi uno così? Mourinho lo usa come termine di paragone, come pilastro emotivo o razionale di qualunque classifica delle panchine. Vincente, Alex. Vincente che è passato attraverso l'evoluzione del calcio senza farsi trascinare in nessuna tendenza, senza farsi dare o darsi etichette. Come gioca Ferguson? Non c'è casella da catalogo, se non la propria: gioca alla Manchester.
Neanche Pep ha una definizione: ha un'idea sua e non ha l'ossessione della generalizzazione del suo pensiero. E' questo quello che raccontano i trent'anni che passano tra loro: il pallone è stato un elettrocardiogramma, tra alti, bassi, teorie e tecniche nuove. Tra Ferguson e Guardiola c'è stato il calcio totale dell'Olanda: al mondiale argentino del 1978, Alex aveva praticamente la stessa età di Pep ora. Come ha fatto a non farsi travolgere? E' passato attraverso le restaurazioni dei tradizionalisti e le nuove fantasie dei progressisti: quando Arrigo Sacchi entrò nel mondo del pallone, lui era già l'allenatore del Manchester. Allora di nuovo: come giocava? Sempre alla Ferguson. Il suo dirimpettaio ha fatto lo stesso: ha vissuto anni Ottanta e Novanta in campo.
La sfida generazionale tiene dentro i giudizi sul pallone. Esaltato e vilipeso a seconda delle esigenze, considerato uno squallido circolo delle stesse facce e delle stesse cose, oppure il teatro di un sogno sociale e collettivo. Chi guarda indietro e chi avanti, chi si lascia prendere dalla nostalgia a ogni costo e chi analizza lucidamente che cos'è stato e che cos'è il calcio. Giovane contro vecchio riassume tutte le diversità in quella anagrafica. Sempre o quasi. Il bello della finale è che tutta la storia di tre decenni si chiude in una partita. La storia c'è a prescindere e sta in quella differenza che racchiude l'eternità del calcio.
L'elettrocardiogramma ha avuto alti e bassi, ma non s'è mai rotto. Così da Herrera a Mourinho, finisce in un tritatutto ogni cosa e ne viene fuori la banalità sacrosanta del pallone, la semplice bellezza di uno sport ingabbiato ogni volta in una formula e invece rimasto identico a se stesso a prescindere dalla soluzione tattica: il calcio è il frullato di tutto quello che c'è stato. Ferguson-Guardiola aggiunge tutto e niente alla elementare equazione: la palla, undici contro undici, un giovane e un vecchio, un esperto e un inesperto. Mou dice che la differenza tra un tecnico bravo e uno non bravo non è né nel passaporto, né nella data di nascita, né nella carriera da calciatore: è nel domani e nella capacità di portarsi a casa una coppa. A Roma c'è l'allenatore che ha vinto di più e un altro che potrà vincere lo stesso per trent'anni. Diversi e uguali, a dispetto dell'età. Non è che chi vinca deciderà le sorti del pallone per l'eternità. Un anno. Vale per trenta, i precedenti, e per uno futuro: quello prossimo.
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