Figli di un Dio minorenne/3
Virtù parola negletta
Prima poche righe su Noemi, poi le cose vere. Bisogna dover credere fino in fondo che il Cav. non sia mai stato fidanzato con lei, fino a prova carnale contraria. Perché se così non fosse dovremmo ammettere che il nostro premier non è il marchese De Sade sottinteso dai suoi critici moralisti, però si comporta da Marchese del Grillo.
Prima poche righe su Noemi, poi le cose vere. Bisogna dover credere fino in fondo che il Cav. non sia mai stato fidanzato con lei, fino a prova carnale contraria. Perché se così non fosse dovremmo ammettere che il nostro premier non è il marchese De Sade sottinteso dai suoi critici moralisti, però si comporta da Marchese del Grillo. Nel senso che il suo potere pubblico diventa prepotenza lubrica privata, invade e separa la naturale armonia d'una coppia di ragazzini per pascersi di una fanciulla resa presto puttana come nella Napoli di Malaparte (e con l'aggravante d'essersi comprato anche i di lei genitori). Sarebbe insomma uno sfoggio di dispotismo asiatico, una malattia dell'animo assecondata con violenza. E a completare il quadro mancherebbe, a quel punto, soltanto l'harem cogli eunuchi. Ma fino a prova carnale accertata, no, non è così. Ciò detto, quante Noemi esistano in Italia e in occidente lo sanno solo gli Dei.
Minorenni per così dire “liberate” in nome di quella stessa cultura nullista che oggi si riscopre bacchettona pur di cacciare la preda berlusconiana altrimenti irraggiungibile. L'odore del sangue è un mistero cui spesso si sacrificano coerenza e decoro. Si deve allora decidere da quale parte stare. L'ideologia della liberazione sessuale integrale ha prodotto mezzi uomini e donne non più donne. L'ideologia del divieto e del peccato, lì dove ancora vige, produce statistiche brutali di stupri minorili in sagrestia sui quali ogni sofisma reazionario impallidisce nell'inconsistenza. Oggi né l'oleografia dei chierichetti né quella dei porci con le ali – matrici tacitamente solidali dalle quali in fondo discende anche il berlusconismo, come loro forma decerebralizzata – possono impedire che il rito di passaggio dalla minore alla maggiore età femminile sia un catalogo di autoscatti in cerca di qualche puttaniere potente. Sia questo un presidente del Consiglio o un anonimo degenerato catodico; e dopotutto, degrado per degrado, tanto vale augurarsi la prima soluzione (chissà quanti genitori contemporanei se lo saranno detto, chiudendo gli occhi del proprio tribunale interiore). Allora quando pronunciamo la parola “minorenne”, declinata al femminile, di che cosa stiamo parlando? Di una turba informe e prigioniera della moderna dialettica tra liberazione e peccato, non differente da quella del cittadino medio consumatore e telespettatore di massa. Piuttosto che scegliere tra la peste e il colera, meglio prendersela direttamente con la modernità e ricordarsi come ogni suo cantore sia anche il peggior amico di un'altra parola negletta. Virtù.
Il Foglio sportivo - in corpore sano