Monsignor Crociata, le scrivo a proposito di Foligno

Langone contro Fuksas, è una minaccia al cubo per l'8 per mille

Camillo Langone

Monsignor Mariano Crociata, io non volevo scriverle questa lettera e lei forse non avrebbe voluto leggerla. Però ci tocca. Dopo i temporali dei giorni scorsi a Parma è tornato il caldo e oggi avrei preferito farmi una lunga pedalata sotto gli alberi della Cittadella, il parco vicino a casa mia. E invece niente da fare, lo zelo per la casa di Dio mi divora e devo compiere l'antipatico dovere di chiederle la rimozione di un sottoposto.

    Monsignor Mariano Crociata, io non volevo scriverle questa lettera e lei forse non avrebbe voluto leggerla. Però ci tocca. Dopo i temporali dei giorni scorsi a Parma è tornato il caldo e oggi avrei preferito farmi una lunga pedalata sotto gli alberi della Cittadella, il parco vicino a casa mia. E invece niente da fare, lo zelo per la casa di Dio mi divora e devo compiere l'antipatico dovere di chiederle la rimozione di un sottoposto: don Giuseppe Russo, responsabile del servizio nazionale per l'edilizia di culto della segreteria generale della Cei (già il biglietto da visita è straordinariamente sgraziato, non trova monsignore?). Qui non ne chiedo lo spostamento ad altro incarico perché il cemento da lui promosso ha offeso la bellezza “splendore del vero”. No. Mi dilungherò un'altra volta sui motivi che hanno condotto la nuova edilizia religiosa a divenire l'epitome dell'orrore architettonico (“Lo stadio di Teramo, brutto come solo alcune chiese moderne” è scritto in un romanzo Mondadori uscito quest'anno). E nemmeno domando che venga spedito in qualche remota missione africana siccome i di lui complici, architetti analfabeti del sacro, hanno costruito spazi che ostacolano la liturgia “fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”. Di liturgia, caro monsignore, se è d'accordo vorrei parlarne con lei un po' più avanti, da luglio in poi. In giugno noi cattolici abbiamo un'altra urgenza: la dichiarazione dei redditi. Le tasse. L'otto per mille. Quel miliardo circa di euri indispensabili per il sostentamento del clero, il restauro delle chiese antiche, la costruzione delle nuove, gli interventi caritativi nel mondo che soffre (alcuni milioni, immagino anche dietro suo impulso, sono stati da poco destinati all'Abruzzo).

    L'otto per mille, in ultima analisi, è un togliere a Mammona per restituire a Dio e alle sue creature e perciò sono preoccupato per lo sciopero fiscale minacciato da molti amici, cristiani generosi che domenica scorsa non si sono tirati indietro al momento della questua straordinaria per aiutare le famiglie numerose (o con figli disabili) gettate sul lastrico dalla crisi. Ebbene, questi signori la crocetta sull'otto per mille non ce la vogliono più mettere. D'accordo con le collette o con altre iniziative mirate ma niente soldi a don Giuseppe Russo che tanto poi li gira ai suoi architetti nichilisti per estendere il dominio del vuoto, del non-senso, sulle nostre città. Ovviamente alcuni di questi amici sono di Foligno, dove Massimiliano Fuksas ha appena eretto una cattedrale dell'apostasia con la benedizione della Conferenza Episcopale. Indignazione e repulsione sono i sentimenti che l'immane colata di cemento, più simile a un inceneritore che a una chiesa, ha suscitato nell'Umbria dei Santi.

    Un architetto del giro di Fuksas a chi gli faceva notare l'inquietante somiglianza dell'edificio con la Kaaba maomettana ha risposto che se anche così fosse non si scandalizzerebbe, “tanto le religioni sono tutte uguali”. Da Torino a San Giovanni Rotondo, ovunque arrivino le archistar ammirate con provinciale zelo dal suo collaboratore, spariscono i campanili, i tabernacoli, gli inginocchiatoi, tutto ciò che aiuta a percepire la presenza di Cristo nell'ostia e nella storia. Forse lei non se n'è accorto, caro monsignore, ma don Giuseppe Russo con la scusa di fare architettura sta facendo teologia, una contro-teologia spiritualista e certamente non cattolica. Io i miei amici sto cercando di convincerli e penso che, alla fine, anche stavolta metteranno la croce nella casella giusta. Ma la pazienza ha un limite per cui la prego, in nome di Gesù vero Dio e vero uomo, di assegnare al succitato nemico dell'Incarnazione un ufficio dove possa fare meno danni.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).