Real squadra
Google alla mano, il colonnelloValerij Vasilovic Lobanovskij, eroe dell'Armata rossa prim'ancora che della Dinamo di Kiev, è passato dai campi di calcio ai Campi Elisi nel 2002. Di minacce comuniste, sul fronte del calcio, non ce ne sono più. Ma il complotto è pur sempre in agguato. Ogni volta che vogliono attaccare non solo lui, ma The Family al completo, c'è un fianco facile facile da infilzare: non a villa Certosa, ma a via Turati.
Google alla mano, il colonnelloValerij Vasilovic Lobanovskij, eroe dell'Armata rossa prim'ancora che della Dinamo di Kiev, è passato dai campi di calcio ai Campi Elisi nel 2002. Di minacce comuniste, sul fronte del calcio, non ce ne sono più. Ma il complotto è pur sempre in agguato. Ogni volta che vogliono attaccare non solo lui, ma The Family al completo, c'è un fianco facile facile da infilzare: non a villa Certosa, ma a via Turati. “Stanno per vendere”. Anzi, “hanno già venduto”. Tradito. Messi i dollaroni nel forziere di Fininvest, che controlla (macché, controllava) il 100 per cento del Milan AC, testè affidato alle cure di Leonardo, il genio del (possibile) rinascimento calcistico.
L'aspetto delizioso delle indiscrezioni sui futuri assetti proprietari del Diavolo, faccenda più gustosa della bancarotta di Gm, è che per reggere nell'immaginario bisogna pur trovare uno con più soldi di lui. (E possibilmente con un harem altrettanto istituzionale). Un sultano, insomma. Quest'inverno a tenere banco era stato lo sceicco di Abu Dhabi, Mansour bin Zayed Al Nahyan, abbastanza ricco da permettersi qualsiasi acquisto, abbastanza fuori di testa da comprarsi il Manchester City, una sòla che manco Urbano Cairo si sarebbe fatta rifilare. Era intenzionato a comprarsi Kakà. Ora, Kakà apparterrà pure a Gesù, ma anche lui non è un pirla. Tant'è vero che allo sceicco si negò come una vergine tremebonda, mentre invece sul suo futuro con Florentino Perez ci sta davvero ragionando (ieri sera, i giornali spagnoli davano l'affare come concluso). Ora è la volta di Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sceicco del Dubai. La faccenda è un tormentone da mesi, puntualmente negata da Fininvest e dal Milan (ma i figli del presidente non è che abbiano fatto la corsa a smentire, come si farebbe per le insulsaggini di un Franceschini). I termini messi in bella copia ieri non da un foglio sportivo, ma dal quotidiano finanziario Mf, sono questi: Al Maktoum sarebbe pronto a sborsare 400 milioni di euro per il 40 per cento del club. Rimanendo in attesa per il boccone da 60, che gli verrebbe a costare altri 600 milioni. E pazienza che la sera prima Silvio Berlusconi in persona, rispondendo ai giornalisti di Telelombardia, avesse negato sbottando: “Allora anche la vostra redazione sportiva va insieme a tutte le altre redazioni di giornalisti che sono completamente staccati dalla realtà”. Comunisti non l'ha detto, ma il senso era chiaro.
Quel che è sicuro è che i conti del Diavolo (come quelli di tutti gli altri club) sono disastrosi. E ai ragazzi che gestiscono la ditta non spiacerebbe per niente trovare un socio desideroso di dare una mano. E quella di Mf sembra una favola da Mille e una notte: fosse vera l'offerta di Dubai, il Milan varrebbe come il Manchester United. Che però è quantomeno padrone di uno stadio tra i più belli del mondo. I casi sono due: o l'emiro è caduto nella trappola della stampa di sinistra; oppure per una cifra del genere il Cavaliere, che è imprenditore di buon senso, non solo mollerebbe Kakà e tutta la baracca, Galliani compreso, ma pure Mariano Apicella venderebbe. Glielo farebbe recapitare in Dubai con un volo di stato. Ma per il momento, le notizie sono che il paparino di Kakà è a Madrid a parlare col Real. Vendere il gioiello permetterebbe al Milan di sistemare i conti senza mettersi in casa uno sceicco. Non subito. E i calciatori si possono ancora vendere senza che nessuno si inventi chissà cosa. Del resto sono tutti maggiorenni. E pure maschi.
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