I libertini dei nostri stivali fotodenunciano vistose minigonne

Giuliano Ferrara

Lo avrete capito bene, adesso, dopo la pubblicazione delle foto sul Paìs, che la libertà di tono dell'Europa liberal, chiassosa e anticlericale, è tutta una ostentazione bastarda e porca di muffita ideologia. Questi libertini dei miei stivali, questi mentori di Zapatero e della movida sensuale di Pedro Almodóvar, ora fotodenunciano una “vistosa minigonna”, si fotoscandalizzano per un topless, per due chiappette al sole o per un politico del centroeuropa che fa il bagno nudo in piscina durante una vacanziella con moglie e figli.

    Lo avrete capito bene, adesso, dopo la pubblicazione delle foto sul Paìs, che la libertà di tono dell'Europa liberal, chiassosa e anticlericale, è tutta una ostentazione bastarda e porca di muffita ideologia. Questi libertini dei miei stivali, questi mentori di Zapatero e della movida sensuale di Pedro Almodóvar, ora fotodenunciano una “vistosa minigonna”, si fotoscandalizzano per un topless, per due chiappette al sole o per un politico del centroeuropa che fa il bagno nudo in piscina durante una vacanziella con moglie e figli.

    Meriterebbero di essere sepolti sotto una valanga di libri di Eva Cantarella, perché solo così alla fine capirebbero che potere, amicizia, eros, intrattenimento, patronage e ospitalità non sono scene da basso impero, come ripetono a macchinetta i cretini dal luogocomune sempre pronto, ma normali ingredienti della vita privata delle classi dirigenti di tutti i tempi. E se permettete anche di noi sudditi, che ci prendiamo quando lo desideriamo la nostra parte di divertimento.

    C'è qualcosa di fascista nel senso più spregevolmente provinciale, qualcosa da surreale legge censoria degli “atti osceni in luogo privato”, in questa Inquisizione delle chiappe e delle vistose minigonne. Il populismo scollacciato di Berlusconi risulta ampiamente rivalutato di fronte al clamoroso e imbarazzante strumentalismo benpensate dei suoi denigratori. Certo, il Cav. poteva darsi una calmata prima della tempesta, poteva sorvegliare sé stesso e gli amichetti e le amichette in ragione della tutela della sua funzione da pettegolezzi, insomma poteva evitare di fare una intera campagna elettorale completamente smutandato. Ma è solo una regola non rispettata di prudenza, quella che gli si può opporre davanti alla muraglia di ridicole infamie che hanno cercato di fargli cadere addosso. E per il resto, ciascuno sarà libertino o bacchettone a modo suo.

    ***


    Dedico questa citazione di Claude Lévi-Strauss, tratta dalla sapiente e nervosa intervista che realizzò nell'estate di due anni fa con Silvia Ronchey e Giuseppe Scaraffia, al mio amico e duellante Gad Lerner, benintenzionato fomentatore di equivoci e prepotente persecutore del basso senso comune spesso impresentabile: «Il razzismo si è reso colpevole di crimini così mostruosi che oggi si tende a schierarsi automaticamente dalla parte opposta, e a ragione. Ma un antirazzismo semplicistico finisce per dare più armi al razzismo di quanto non si pensi, perché tenta di negare cose evidenti e di buon senso. Antropologi e genetisti sono unanimemente d'accordo nel dire che non esiste un destino particolare per ogni gruppo umano e che nessun gruppo è condannato dai suoi geni a perpetuare sempre gli stessi caratteri o gli stessi difetti, nel dire che tutto cambia con il tempo. Ma concludere frettolosamente che tutti i gruppi umani sono identici e intercambiabili è assurdo e pericoloso, perché va contro il senso comune».

    Gad si è arrabbiato perché abbiamo smontato il suo meccano delle virtù civiche, a basso costo e ad alta perdita, con una rispettosa e ironica inchiesta di Marianna Rizzini e le conseguenti polemiche. Lerner è arrivato a sbattere giù il telefono a un redattore del Foglio che gli chiedeva di firmare l'appello europeo contro Hosni, l'egiziano candidato alla guida dell'Unesco nonostante abbia fatto campagna per bruciare i libri israeliani nel rogo dell'intolleranza. Fatti suoi. Ma se non l'ha convinto il ritratto fedele della Rizzini, forse lo farà pensare il pensiero del vecchio illustre antropologo.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.