L'opera struggente di una formidabile Cenerentola/4

La sua magnifica goffaggine merita un solo lieto fine, questo

Mariarosa Mancuso

Facciamo che Cenerentola sposa il principe, porta i suoi quattro stracci al castello, fa per sistemarsi e scopre che l'uomo dei suoi sogni, dopo il giuramento di sempiterna fedeltà, si circonda di altre squinzie. Uno scatto d'ira è il minimo che possa capitare, anche alla ragazza più paziente. Così si deve essere sentita Susan Boyle.

    Facciamo che Cenerentola sposa il principe, porta i suoi quattro stracci al castello, fa per sistemarsi e scopre che l'uomo dei suoi sogni, dopo il giuramento di sempiterna fedeltà, si circonda di altre squinzie. Uno scatto d'ira è il minimo che possa capitare, anche alla ragazza più paziente. Così si deve essere sentita Susan Boyle, dopo che i giudici di Britain's Got Talent – la Corrida inglese – hanno avuto parole di lode per un undicenne cantante iraniano dal nome impronunciabile e hanno fatto vincere la finalissima a un gruppo di street dance, in arte Diversity. Una crisi di pianto durata ventiquattro ore l'ha condotta in clinica psichiatrica. Non sappiamo quando ne uscirà, e se avrà ancora la voglia e l'energia per sfruttare l'onda di popolarità conquistata nel giro di 24 ore (scommettiamo però che sì: troppi i milioni di sterline in gioco, troppa la voglia di rivincita dopo una vita a curar la vecchia mamma e a fare volontariato in parrocchia).

    Chris Thompson, che dirige la Priory Clinic e tiene a precisare “non siamo una spa, né un posto dove ritirarsi dal mondo, qui la gente viene curata”, ha lasciato filtrare a dispetto del segreto professionale una prognosi di qualche mese. Potrebbe saltare l'invito alla Casa Bianca per la festa del Quattro Luglio: l'occasione per contemplare nella stessa foto la goffaggine di Susan e il glamour della coppia Obama-Michelle.
    Poiché tutti sono allenatori di calcio, ma anche critici televisivi e moralisti a tempo perso, la comprensibile delusione di una quasi cinquantenne – peraltro poco attrezzata ad affrontare la vita, se no non avrebbe un vecchio gatto come sola compagnia – è stata imputata ai talent show. Ribalte pericolose da maneggiare con cura, magari sottoponendo i concorrenti a test di tenuta psichica. Come se nessuno avesse mai visto certi musi che seguono le partite di calcetto, o certe depressioni che seguono all'assegnazione di un premio letterario. Nessuno vuole arrivare secondo, tranne quelli che sono già arrivati primi: e infatti l'ultimo a teorizzare su una pagina intera di quotidiano la bellezza e la superiorità dei numeri due fu Paolo Giordano dopo aver trionfato allo Strega.

    La maggior parte dei commentatori procede a tentoni – la psicologia e l'etica spicciola sono altre discipline in cui tutti siamo versati, tranne poi pretendere che il medico abbia studiato e l'idraulico sia pratico di sifoni. Qualcuno sfodera sapienza storica e buone letture, il risultato non cambia. Il Times evoca i freak show, dove venivano esibite donne barbute, giganti, tronchi umani e gemelli siamesi, fenomeni da baraccone che avranno il loro momento di gloria quando li fotograferà Diane Arbus (e come per miracolo, nessuno griderà allo sfruttamento o alla crudeltà verso i deboli o gli sfortunati). Mary Beard, che insegna Lettere classiche a Cambridge e ha un occhio attento al pop, paragona Susan Boyle alla Venere Ottentotta: l'africana callipigia esposta nel 1810 come curiosità a Piccadilly Circus, prima di attrarre l'attenzione degli scienziati (calchi e addirittura pezzi della sua anatomia erano in mostra fino a poco tempo fa al Musée de l'homme di Parigi). Altro paragone, con i gladiatori: avevano nei circhi un'occasione di riscatto dalla schiavitù, ma certo non sono un bell'esempio da proporre oggi.

    Torna il parallelo tra gli zoo umani ottocenteschi e i reality show (i talent dovrebbero esserne i discendenti, appena un po' rimpannucciati). Ogni ragionamento viene fatto, va da sé, per il bene di Susan, fragile creatura da proteggere e non da sfruttare. Dopo il momento di gloria, quando sembrò incarnare la rivincita delle bruttine stagionate, la vogliono ricacciare nel suo sprofondo scozzese. Per la sua tranquillità, si intende, mica per dimostrare la rassicurante tesi che successo e felicità non vanno d'accordo. Infelicità per infelicità, noi le auguriamo invece una montagna di soldi, cd in cima alle classifiche, e – perché no? – un giovane e aitante cacciatore di dote.