Il Cav. e il Col.

Stefano Di Michele

Se è il Cav. che traccia la via, è il Col. che la difende. E dopo settimane a parlare (male, quasi sempre) di veline in villa e veline candidate, oggi il leader libico concluderà la sua variopinta visita romana incontrando tra le settecento e le mille donne.

    Se è il Cav. che traccia la via, è il Col. che la difende. E dopo settimane a parlare (male, quasi sempre) di veline in villa e veline candidate, oggi il leader libico concluderà la sua variopinta visita romana incontrando tra le settecento e le mille donne. Incontro riservato, nessun uomo potrà partecipare (neanche Topolanek, va da sé). E la singolare conclusione di una delle più singolari visite di stato mai viste. A cominciare dalle quaranta incredibili “amazzoni” – secondo molti un'istituzione legata non tanto all'emancipazione delle donne libiche, piuttosto ai suggerimenti, alcuni decenni fa, dei servizi segreti della Germania Est – incaricate di vigilare sull'incolumità di Gheddafi: tra cappelli e divise di diversi colori, pur nello stile ben poco da vallette e piuttosto da olimpioniche di lotta libera, hanno decisamente colpito la fantasia degli ospiti italiani. L'elevato numero di donne che il leader libico ha chiesto di incontrare, praticamente in quantità industriale, ha richiesto l'intervento della Confindustria, che ha messo a disposizione il suo Auditorium. A ricevere Gheddafi sarà il ministro Carfagna. Ci saranno la Brambilla e la Gelmini, giornaliste e scienziate, imprenditrici e casalinghe: da ogni parte di Roma e d'Italia per sentire l'appassionante lezione del Col. sulla donna africana – già cronometrata in quaranta minuti. I giornali stranieri sono tornati all'attacco del Cav.: la questione stavolta è che, trovandosi in compagnia del Col., i due sono apparsi circondati da un gran numero di donne. Neanche al Cav., onestamente, serve il Col. Del resto, pure Bush sr. adesso è stato fotografato con una ragazza in braccio: pure la coscia robusta fa lo statista.

    Forse settecento, forse mille,
    ancora bene non si è capito. Ma tutte donne, e solo donne. E tutte a sentir Gheddafi. Dalla Carfagna alla Gelmini, dalla Brambilla alla Ravetto – che a uno gli viene pure il legittimo sospetto: ma questo che fa, viene a rubare a casa dei ladri? Tanto – e solo Dio e Repubblica sanno quanto contrastato – ha faticato il Cavaliere ad attrupparne insieme  una buona parte, e senza tener conto del fervido riscontro alle ultime elezioni, e adesso arriva il Colonnello (con divise e mostrine di felice fantasia, che riducono la storica bandana sarda a capo d'abbigliamento per accreditamento diplomatico) e si trova tutto fatto: la bellezza e la sapienza, l'economia e la scienza… Forse settecento, forse mille. Manco a Villa Certosa ci starebbero tutte, tanto la quantità appare industriale che ha dovuto metterci di suo la Confindustria: l'apposito Auditorium.

    Del resto, se il Cavaliere, oltre a tutto il resto, per la sua parte può abbondare pure nei numeri, il Colonnello non è secondo sul piano della qualità, così che ha potuto scaricare dal suo aereo una quarantina di “amazzoni” in divise di vari colori e con vari cappelli che hanno, nella popolazione romana, suscitato una certa giustificata curiosità – e forse nel ministro Carfagna un certo comprensibile rimpianto, visto che anni fa meditò, e purtroppo scartò l'idea, con generale conforto dell'ordine pubblico, di farsi carabiniere. Questo affollarsi di donne (s'intende, su sua esplicita richiesta) intorno al Colonnello è uno degli aspetti più singolari del vivace sbarco capitolino del leader libico – si potrebbe dire capo africano in città africana, come ebbe modo di notare, alcune settimane fa, in un eccesso della sua ben nota disponibilità, il Cavaliere.

    Tutto un accorrere, un festeggiare, un volontario accasermamento – e peccato che l'iniziativa non si possa tenere nella ormai mitologica tenda piazzata a Villa Pamphili, decisamente più riservata di Villa Certosa, tanto che la prossima estate, invece che in Costa Smeralda, il Cavaliere potrebbe trasportare tutto il suo variopinto parterre in un campeggio a Pineta Mare. La risaputa stampa straniera ieri su queste questioni ha, al solito, maliziosamente ravanato, tanto che il Guardian ha così presentato l'evento: “L'uno ama definirsi ‘emancipatore di donne'. L'altro ama che le donne lo chiamino ‘papi'. Così quando i due politici più eccentrici e appariscenti del mondo si sono incontrati, le donne abbondavano”. A volerla prendere così, in maniera bassamente quantitativa, è solo un dato di fatto. Ma naturalmente, una simile singolare adunanza è anche un'iniziativa qualitativamente curiosa.

    Come il Colonnello possa contribuire alla causa dell'emancipazione delle donne italiane è per il momento ancora materia da approfondire – anche se l'insolito accorrere fa presagire una certa diffusa fiducia – ma il brio e soprattutto quelle quaranta “amazzoni” che lo tallonano a vista  (pur se il genere non è valletta, piuttosto buzzicona: altri canoni, altri book) qualche preciso segnale lo lanciano. Del resto, è inutile che i giornali stranieri si diano tante arie sommando Col. e Cav. e abbondanza femminile. Sempre in ritardo arrivano: anni fa tutti a criticare Berlusconi per le militanti sedute sulle sue gambe, adesso Bush babbo che ne tiene una in bikini sistemata allo stesso identico modo: anche la robustezza della coscia fa lo statista. La selezionata platea femminile che ascolterà oggi il Colonnello – trattasi di evento storico: non c'è uno che l'ha visto in queste ore che non abbia parlato di “evento storico”, si prevede nel futuro un fiorire di targhe commemorative, a mo' di epica garibaldina – sentirà un po' di sospirata brezza del deserto e sapra certo ben riferire. Perché solo le donne ci saranno. L'evento è off limits per tutti gli uomini, nessuno potrà entrare. Neanche Topolanek.