Viva il referendum, anche da morto

Giuliano Ferrara

Bisogna cercare di essere semplici. Per ragioni politiche, per scelte sconclusionate dei referendari, per tecnicismi incomprensibili alla grande opinione elettorale, e per tanti altri motivi, il referendum è un'arma spuntata. Anche questo, sacrosanto, che tende imperfettamente alla soluzione bipartitica, nasce morto e non arriverà al quorum richiesto. Ma lodo il referendum anche da morto.

Leggi l'opinione di Francesco Cundari

    Bisogna cercare di essere semplici. Per ragioni politiche, per scelte sconclusionate dei referendari, per tecnicismi incomprensibili alla grande opinione elettorale, e per tanti altri motivi, il referendum è un'arma spuntata. Anche questo, sacrosanto, che tende imperfettamente alla soluzione bipartitica, nasce morto e non arriverà al quorum richiesto. Ma lodo il referendum anche da morto.

    Intanto per una ragione. Nessuno strumento di civiltà elettorale può sopravvivere in un paese cinico come l'Italia: tra i princìpi e le convenienze, scegliamo sempre le convenienze, e non è la prima volta che i soggetti promotori stessi di un referendum, se uno o due anni dopo l'abrogazione di una certa legge non gli convenga più, scelgono di smentire se stessi e di astenersi (come è accaduto in forme varie a Di Pietro e a molti altri in questa occasione). Mentire sapendo di smentire, come dice Vergassola, non è prerogativa del solo Berlusconi. D'altra parte Longanesi suggeriva di non appoggiarsi troppo ai princìpi, ché sennò si piegano.

    Ma mi sento di lodare la cara salma del referendum anche perché non si deve sputare sull'esercizio corretto dei diritti. La lezioncina di educazione civica d'altra parte non sarà sapida ma è breve. Sì, no, astensione: tre sono le possibilità per prendere posizione a richiesta di un gruppo di brave, ottime persone, le quali decidono di dedicare un pezzetto della loro vita, della loro energia, dei loro soldi all'esercizio di una prerogativa che fa di tutti noi, in senso più pieno, cittadini di un Repubblica. Sì, no, astensione, ma niente vilipendio di cadavere.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.