Ideuzze su don Sciortino e il suo improvviso rigore etico

Giuliano Ferrara

Per la sua educazione di cattolico democratico, di paolino, don Sciortino dovrebbe andarci molto piano, dovrebbe curare il rispetto della persona, della crisi familiare che è il contesto del tutto, e farsi prossimo.
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    Al direttore - A Patri', se famo na sciortina?
        Maurizio Crippa

    Al direttore - Che Famiglia Cristiana rappresentasse da anni “l'armata culturale” del progressismo cattolico era risaputo, ma che con la direzione di Sciortino si sia trasformata in milizia politica attiva al soldo del Pd va al di là di ogni immaginazione. Il direttore del settimanale modernista, le cui copie, non è chiaro per quale privilegio vengono distribuite e vendute nelle chiese italiane, ha asserito che “il limite della decenza è stato superato dal comportamento indifendibile di Berlusconi”. Il portavoce delle truppe cattoprogressiste ha ammonito che “chi esercita il potere anche con un ampio consenso, non può pensare di barattare la morale con promesse di legge favorevoli alla chiesa”. Don Sciortino non solo nega la legittimità del voto di milioni di italiani che hanno scelto Berlusconi per guidare l'Italia, ma fomenta l'attacco politico antigovernativo esprimendo giudizi morali e giudiziari sul premier prima che i fatti siano accertati. Contrariamente ai dettami della chiesa, ha condannato il “peccatore” e ha salvato il “peccato”.
        Gianni Toffali, Verona

    Al direttore - “A nessuno piace che la propria vita privata finisca sui giornali, ma una volta che ci sei finito – e accade in tutto il mondo – bisogna mettersi i giornali sotto i piedi, cioè orgogliosamente imporsi ‘contro', e far fare la figura del nano, non tanto al giornalista che deve comunque pubblicare tutto, ma all'inquisitore bigotto, quello che confonde gli ambiti pubblici con le dimensioni private, quello che scambia i tic di una persona con l'interesse generale”. Francesco Merlo, Repubblica del 29 marzo 2007, caso Vallettopoli-Sircana.
        Silvio Carloni, via Web

    Al direttore - Anno 2009, dal blog di Zucconi su Repubblica: “Con chi vada a letto il signor Silvio Berlusconi sono affari suoi e della sua famiglia. Con chi vada a letto il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana sono affari nostri. Lui rappresenta noi tutti e il suo comportamento diventa il mio, di fronte al mondo”. Ora, non sono un berlusconiano, però si immagini di sostituire “anno 2006” ad “anno 2009”, “Vladimir Luxuria” a “Silvio Berlusconi”, “Presidente del Consiglio dei Ministri” con “Deputato della Camera”, e si immaginino le reazioni dei redattori di Repubblica e dello Zucconi medesimo di fronte ad una frase simile. Ecco, si vede subito quale terribile falsa coscienza vizi questa strampalata vicenda.
                      Antonio Caiazzo, via Web

    Mi piace la definizione di “strampalata vicenda”. Mi piace la citazione di Francesco Merlo, che castiga chi non pubblica le notizie e chi le valuta in modo demenziale scambiando i tic dei sensi e l'interesse generale ai sensi della Costituzione. Mi piace anche che sia criticato il direttore di Famiglia Cristiana don Sciortino, sulla cui intemerata Maurizio Crippa avanza un'ipotesi a suo modo benevola a pagina 2. Ma non mi piacciono le volgarità (“al soldo” eccetera). Il mio giudizio è il seguente, e credo sia il rovescio di quello crippiano, che non ho voluto leggere prima e leggerò avidamente oggi su carta. Io penso che la vita privata uno se la sbroglia alla fine da solo o con il suo direttore spirituale o altri ancora. Questo non significa relativizzare l'etica, vuol solo dire che esiste uno spazio di coscienza e di sensibilità personale dentro il quale si gioca il rispetto o la trasgressione di regole etiche le quali di per sé sono pietra dura, e non sono la noia di esistere sotto il dominio eteronomo della morale o della religione, bensì il buonumore di sapere che tra il meglio e il peggio è il primo che qualche volta viene scelto, realizzando così un'anticchia di bene e di giustizia. Poi c'è la dimensione pubblica, l'unica che dovrebbe contare in questa storia, e qui conoscete le mie opinioni: non ci si difende su “Chi” polemizzando con la signora Patrizia, si può far meglio per esercitare la funzione di presidente del Consiglio e contrastare una feroce campagna di denigrazione personale, anche ammettendo le proprie debolezze e spiegandole, imponendo un terreno nuovo, di sincerità e di garbo, e cercando di voltare pagina. Per la sua educazione di cattolico democratico, di paolino, per la moralità incerta e sociologica che diffondono i suoi ripetuti interventi su sessualità e famiglia, per la poca fiducia da lui riposta nella grande offensiva filosofica ed etica di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Camillo Ruini, don Sciortino dovrebbe andarci molto piano, dovrebbe curare il rispetto della persona, della crisi familiare che è il contesto del tutto, e farsi prossimo. Invece ragiona da portavoce etico giacobino, molto improvvisato, degli avversari politici del premier. Un comportamento politico fazioso più che una direzione spirituale a mezzo stampa.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.