Lanzillotta ci dice che può essere lei l'alternativa a Bersani o Franceschini

Claudio Cerasa

L'uomo che a ottobre si piazzerà al centro della sfida congressuale tra Pierluigi Bersani e Dario Franceschini – e che dunque indirettamente gareggerà contro i due grandi sponsor dei candidati alla segreteria del Pd: Massimo D'Alema e Walter Veltroni – si chiama Francesco Rutelli. Le idee del presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica oggi possono tranquillamente essere sintetizzate in questo modo: “All'interno del Partito democratico, Francesco vuole creare una solida corrente di destra"

    L'uomo che a ottobre si piazzerà al centro della sfida congressuale tra Pierluigi Bersani e Dario Franceschini – e che dunque indirettamente gareggerà contro i due grandi sponsor dei candidati alla segreteria del Pd: Massimo D'Alema e Walter Veltroni – si chiama Francesco Rutelli. L'ex sindaco di Roma non sarà direttamente colui che proverà a conquistare la guida del Partito democratico, ma chi ha avuto la possibilità di chiacchierare con lui in questi giorni ammette che le idee del presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica oggi possono tranquillamente essere sintetizzate in questo modo: “All'interno del Partito democratico, Francesco vuole creare una solida corrente di destra in grado di raggiungere una quota tale di consensi da permettergli di essere in qualsiasi momento decisivo all'interno della vita di partito”.

    Rutelli, va detto, vive una situazione non semplice nel Pd: non può appoggiare Bersani perché il progetto di Pd portato avanti dall'ex ministro dello Sviluppo trasformerebbe il partito – è questo il pensiero di Rutelli – in una sorta di “Ds allargati”; non può sostenere Franceschini perché gli ex Ppi non offrono alcuna “risposta riformista alle esigenze del partito” e perché, poi, è dai tempi in cui governavano insieme la Margherita che Rutelli non ha buoni rapporti con l'attuale segretario. Un tentativo per provare a essere il vero ago della bilancia nel prossimo congresso che il Pd celebrerà a ottobre Rutelli però vuole farlo davvero, e in questo senso le mosse necessarie per realizzare il piano sono tre. La prima è candidarsi direttamente alla guida del Pd.

    La seconda è presentare al congresso un proprio candidato. La terza è spostare e concentrare voti su un aspirante segretario che non si sia ancora direttamente schierato né con Bersani né con Franceschini (e in questo caso si tratterebbe di appoggiare la candidatura di Ermete Realacci). La mossa numero uno è un'idea su cui Rutelli ha riflettuto a lungo ma i suoi uomini di fiducia lo hanno convinto che la strada migliore per pesare nel Pd è puntare su qualcuno. Secondo Rutelli, il nome giusto per strappare voti alle anime che compongono il Partito democratico (popolari, veltroniani, dalemiani e cattolici di rito vario) era quello di Enrico Letta. Un primo approccio per provare a coinvolgere direttamente l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Rutelli lo ha fatto due settimane fa. Pochi giorni prima che schierasse le sue truppe a favore di Bersani, ai suoi collaboratori riuniti al terzo piano dell'hotel Green park resort di Tirrenia, in provincia di Pisa, Letta ha raccontato che era stato proprio Rutelli a proporgli qualche giorno prima di scendere in campo.

    Lui però aveva detto: grazie Francesco, non è il caso. Incassata la risposta negativa di Letta, i rutelliani hanno capito che per raggiungere quel 5 per cento di consensi necessari per contare qualcosa nel Pd (“e provare a pesare nelle scelte strategiche del partito come se fossero i Casini del Pd”, dice al Foglio un senatore democratico) l'uomo giusto su cui puntare sarebbe in realtà una donna: Linda Lanzillotta. L'ex ministro degli Affari regionali del governo Prodi (moglie dell'ex diessino Franco Bassanini) ieri ha firmato un lungo pezzo su Europa (“Il Lingotto non basta più”) che somigliava molto a un manifesto programmatico di impronta liberale alternativo sia al progetto di Franceschini sia a quello di Bersani. Bisogna – ha scritto Lanzillotta – “riprogettare l'Italia partendo concretamente dal bisogno di cambiamento dei ceti più innovativi”… “Il Pd si è ritrovato a inseguire pulsioni giustizialistiche e politiche conservatrici su tutti i temi sui quali avrebbe dovuto invece sfidare il governo sul terreno della modernizzazione e dell'innovazione”… Occorre “non un ritorno all'indietro ma una spinta verso un futuro tutto da costruire”.

    Nel caso in cui gli equilibri interni al Pd dovessero sconsigliare la candidatura dell'ex ministro, Rutelli ha già messo per iscritto una buona rosa di nomi per provare a piazzare al congresso il suo candidato. Dopo aver ricevuto il no di Letta, ha fatto tre telefonate. La prima al sindaco di Torino Sergio Chiamparino (che ieri ha ammesso “il pressing” sul suo nome), la seconda all'ex presidente della provincia di Milano Filippo Penati, la terza all'ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari. A tutti e tre Rutelli ha chiesto la disponibilità a scendere in campo a ottobre. Cacciari e Chiamparino hanno risposto di no e Penati non ha ancora dato una risposta. Contattata dal Foglio, è la stessa Linda Lanzillotta a confermare le strategie rutelliane. “Certo, Cacciari, Chiamparino e in parte Penati hanno le caratteristiche per guidare un partito come il Pd. Confesso però che se ci fosse un progetto realistico, e anche le condizioni per farlo, non mi tirerei certo indietro se mi dovessero proporre di tentare di conquistare la guida del Pd”.

    Nasce Liberi Democratici. Per capire che cosa succederà in quel piccolo varco politico che si potrebbe aprire tra le candidature di Bersani e Franceschini, occorrerà attendere qualche giorno: Bersani illustrerà il primo luglio il suo progetto di Pd, il due luglio lo faranno Franceschini e Veltroni e il tre e quattro sarà Rutelli a convocare la sua corrente (il cui nuovo nome sarà “Liberi e Democratici”) al piano terra del centro congresso di via Alibert 5 a Roma. In quell'occasione Rutelli presenterà il suo manifesto per provare a diventare la terza forza del Pd e per evitare che l'unico terzo uomo in campo per sfidare Bersani e Franceschini rimanga il blogger Mario Adinolfi.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.