Estate operaia

Con la fiducia sulla sicurezza ripartono il Pdl e le polemiche

Salvatore Merlo

Archiviato con successo il primo dei tre provvedimenti più importanti – sicurezza, intercettazioni e Dpef – con i quali la maggioranza intende chiudere l'attività parlamentare prima della pausa estiva,  Silvio Berlusconi ha trasmesso privatamente ai propri fedelissimi segnali di incoraggiamento e fiducia. “Gli auspici del presidente Napolitano e di Gianfranco Fini sono stati raccolti – dicono nel Pdl – Il clima si svelenisce".

    Archiviato con successo il primo dei tre provvedimenti più importanti – sicurezza, intercettazioni e Dpef – con i quali la maggioranza intende chiudere l'attività parlamentare prima della pausa estiva,  Silvio Berlusconi  ha trasmesso privatamente ai propri fedelissimi segnali di incoraggiamento e fiducia. “Gli auspici del presidente Napolitano e di Gianfranco Fini sono stati raccolti – dicono nel Pdl – Il clima si svelenisce nonostante le polemiche sul lodo Alfano e il governo può ripartire con la politica del fare”. Il presidente del Consiglio lo ha anche detto pubblicamente: “L'approvazione del ddl sicurezza è un buon segnale della giornata. Lo stato potrà garantire meglio la sicurezza dei cittadini. E' una legge fortemente voluta dal governo e da me personalmente”.

    La strategia del centrodestra, per le prossime settimane, è già delineata con l'obiettivo di inanellare rapidamente, e con la fiducia, l'approvazione del controverso – perché fino a ieri osteggiato da parte dell'area riconducibile ad An – provvedimento sulla regolamentazione delle intercettazioni e il documento economico. “Bisogna liberare il Parlamento”, spiegano nella maggioranza, “perché alla ripresa si possa dare un segnale di grande reattività politica ingranando subito la riforma del processo penale e un primo abozzo di riforme istituzionali”. Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, dice al Foglio: “La legge approvata oggi è un grande successo del governo. Le norme antimafia, per durezza, hanno precedenti soltanto nel periodo delle stragi”.

    Il “sì” definitivo del Senato al ddl sicurezza ha fatto bene al centrodestra debilitato da mesi di campagna a mezzo stampa sulla vita privata del premier. Tanto che berlusconiani e leghisti fanno a gara per intestarsi la paternità del provvedimento che introduce, tra le altre cose, il reato di immigrazione clandestina e autorizza le cosiddette ronde (ma sui decreti attuativi, da scrivere nelle prossime settimane, si preannuncia un acceso dibattito interno). “La legge sulla sicurezza rappresenta il nostro principio fondamentale, anzi fondante”, dice il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri quasi perimetrando il ddl “frutto – dice – del prezioso impegno dei sottosegretari Alfredo Mantovano e Giacomo Caliendo”, entrambi del Pdl. Questo mentre, al contrario, la Lega enfatizza il proprio “ruolo di trazione” interna alla maggioranza. Dice il capogruppo padano Federico Bricolo: “Con il voto di oggi completiamo il pacchetto sicurezza voluto dal ministro Roberto Maroni”. E Roberto Calderoli è persino più esplicito quando spiega che “l'approvazione del ddl sicurezza è il secondo importante gradino, che si aggiunge al federalismo fiscale, verso il raggiungimento degli obiettivi della Lega”.

    Il ministro dell'Interno tira una stoccata al Pd che in Senato ha votato contro. “Hanno perso un'occasione per stare dalla parte dei cittadini”, dice Maroni. Difatti il commento del segretario democratico, Dario Franceschini, è ultimativo: “E' una norma che danneggia il paese e getta un'ombra di xenofobia sull'Italia”. Ma in verità, a preoccupare la maggioranza – si fa per dire, il clima ieri era di festa – non sono né le critiche dell'opposizione né quelle ampiamente previste dell'Anm né tantomeno quelle un po' meno attese dei penalisti (“una legge inaccettabile”, dice il presidente di Unioncamere Oreste Dominioni).

    A impensierire di più il Pdl è piuttosto il giudizio dei cattolici e della chiesa, in singolare sintonia con le critiche avanzate anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini, sulle norme relative all'immigrazione. “I respingimenti senza controlli sono immorali”, aveva detto Fini pochi giorni fa. E alla Camera le sue parole riecheggiano tra i finiani del Pdl benché declinate in maniera più esplicita e rivolte non solo al contenuto della legge ma anche alla Lega alleato fedele – pensano – ma da tenere sotto controllo. “Non è una cattiva legge – spiega il deputato finiano Fabio Granata – ma non dobbiamo appiattirci sulle posizioni della Lega. Il Pdl si deve dimostrare forza politica attenta ai diritti individuali e a quelli di asilo politico”. Il sottosegretario Mantovano, ex An, spiega: “I rilievi del presidente Fini, come la sensibilità del mondo cattolico, sono tenuti in gran conto dal governo. E' evidente che il tema dell'immigrazione non debba essere trattato solo dal punto di vista della repressione. Abbiamo fatto un'ottima legge che stabilisce dei princìpi certi. Ora tocca a provvedimenti che mirino all'integrazione degli immigrati”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.