Il premio “E' cultura” e gli sms di Scurati

Mariarosa Mancuso

Vedere la cerimonia di premiazione dello Strega è utile. Più utile del voto che – secondo l'editore Elido Fazi – Antonio Scurati richiedeva per telefono, cercando di convincere i giurati che la propria autocandidatura era contro “tutte le lobby”.

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    Vedere la cerimonia di premiazione dello Strega è utile. Più utile del voto che – secondo l'editore Elido Fazi – Antonio Scurati richiedeva per telefono, cercando di convincere i giurati che la propria autocandidatura era contro “tutte le lobby” (ragionamento parallelo al questuante che si vede rifiutare un manoscritto e come Sergio Castellitto in “Caterina va in città” tuona contro le conventicole). E' utile perché finalmente abbiamo un quadro chiaro di cosa significa la parola “cultura” nei lamenti di chi rimpiange i bei tempi di Flaiano o di Moravia, quando ai letterati si portava rispetto.

    E' cultura Paola Gassman che legge brani dai romanzi dei finalisti con il piglio ormai in disuso anche presso le filodrammatiche di paese. Voce impostata, tono serissimo, volto accigliato come se la letteratura fosse il peggiore dei castighi. Applicata a brani che non avevano un inizio né una fine (anche la telecamera faceva fatica a staccare, e il pubblico ad applaudire al punto giusto). E' cultura Alain Elkann che in fase di scrutinio dichiara il suo voto a “Il bambino che sognava la fine del mondo”, perché è un bellissimo libro e perché Elisabetta Sgarbi è bravissima (alla faccia del conflitto di interessi, Elkann e Scurati pubblicano entrambi da Bompiani).

    E' cultura Tullio De Mauro che maneggiando la schedina ribadisce “il voto è segreto”, come se non sapessimo tutti che le schede sono numerate, e da lì si risale facilmente alla lista dei votanti. E' cultura il dissennato suggerimento fornito al presentatore, che accoppia Andrea Vitali con Céline, perché entrambi hanno studiato medicina. E' cultura Alberto Bevilacqua che tanti anni si vide sfuggire la vittoria per due voti, e ancora ricorda con rabbia. E' cultura un premio che fa arrivare ultimi i libri di Vitali e Vighy: roba buona che si vende, e che si legge.

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