“Venite a Dupnica, la vostra auto è già qui”
La Bulgaria da romanzo libera i gangster per farli correre alle politiche
I boss della mafia bulgara hanno trovato un sistema efficace per uscire di galera in fretta e senza guai: le elezioni politiche. Nelle ultime settimane, il governo ha liberato decine di gangster che aspettano il processo per storie di tangenti, di omicidi, di rapine e di rubli da pulire. Un emendamento approvato dalla Camera permette loro di partecipare come candidati al voto e garantisce tre settimane d'aria per la campagna elettorale.
I boss della mafia bulgara hanno trovato un sistema efficace per uscire di galera in fretta e senza guai: le elezioni politiche. Nelle ultime settimane, il governo ha liberato decine di gangster che aspettano il processo per storie di tangenti, di omicidi, di rapine e di rubli da pulire. Un emendamento approvato dalla Camera permette loro di partecipare come candidati al voto di domani e garantisce tre settimane d'aria per la campagna elettorale. Così, sulle schede ci saranno i nomi di Ivan Ivanov, accusato di una frode da sette milioni di euro, e di Plamen Galev, il padrone di Dupnica, una bella cittadina vicino Sofia che vive di turismo e affari poco puliti.
Il presidente della Repubblica, Georgi Parvanov, ha chiesto agli elettori un gesto di responsabilità per evitare che il paese “perda la faccia di fronte all'Europa”, il che significa più o meno: per favore, non votate quella gente o dovremo scordare i fondi dell'Unione europea. In Bulgaria la mafia è un problema che il governo non ha la forza di risolvere. Bruxelles ha già bloccato due grosse tranche di denaro destinate a Sofia dopo aver scoperto che gli aiuti europei hanno finanziato le organizzazioni criminali anziché l'industria, la costruzione di nuove strade e lo sviluppo dell'agricoltura. Secondo Transparency International, un'agenzia tedesca che si occupa di governance, la Bulgaria è il paese più corrotto del continente e l'arrivo della crisi ha complicato la situazione.
Non c'è capitale del vecchio blocco sovietico con i conti in attivo, ma Sofia se la passa peggio di tutte. Centinaia di operai lasciati a spasso dalle officine Kalashnikov si spostano verso la parte orientale della Bulgaria per la raccolta delle rose: “Non è il mio lavoro, ma almeno è un lavoro”, dice Rumen Rumenov, un tecnico che ha passato gran parte della propria vita montando fucili Ak47. I soldi del Fondo monetario internazionale sarebbero una benedizione, ma il governo non ha i requisiti per accedere ai finanziamenti. Anche per questo, dice l'istituto Sova Harris, chi rischia di più è il premier, Sergei Stanishev, un socialista uscito dalla London School of Economics al governo dal 2005. L'avversario più pericoloso è il sindaco di Sofia, Boyko Borisov, che guida la destra e ha già ottenuto un buon risultato alle europee di giugno. Borisov ha un curriculum da picchiatore. Cinquant'anni, cintura nera di karate, sarebbe la cosa più vicina a Putin da questa parte del Mar Nero se non avesse un debole per il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, a cui dice di ispirarsi. Nei comizi veste come Terminator e promette di sconfiggere il crimine usando le maniere forti. Il motto della sua campagna elettorale, “Bulgaria, We Can”, è molto simile a quello di Barack Obama, ma Borisov è conosciuto in patria per l'amicizia con George W. Bush: sarebbe il mediatore che ha permesso al vecchio capo della Casa Bianca di piazzare ottocento marine americani in una base bulgara, location strategica sulla strada verso la Crimea e verso Teheran. Prima di dedicarsi alla politica, il sindaco di Sofia è stato la guardia del corpo di Todor Zhivkov, l'ultimo leader del Partito comunista. L'Fbi conserva un fascicolo piuttosto corposo sul suo conto. I sondaggi dicono che potrebbe arrivare sopra il quaranta per cento.
Ma il dato più atteso è quello che riguarda Plamen Galev, capo dell'omonima banda, candidato alle elezioni come indipendente. In carcere aspettava il processo per truffa e corruzione: se vince un posto in Parlamento, come pare probabile, scamperà la condanna per i prossimi quattro anni. La sua storia comincia a Dupnica, quarantamila abitanti a cinquanta chilometri da Sofia. Per una stramba coincidenza, questa città è considerata la Little Italy della Bulgaria. Quando il paese ha lasciato il blocco sovietico, migliaia di persone hanno lasciato le sue krusciovine e hanno raggiunto l'Italia in cerca di lavoro. C'è un'altra cosa che rende celebre Dupnica: ha il record nazionale di “auto usate” e pare che moltissime vengano proprio dall'Italia. Una maglietta spiritosa che si vende nei negozi di souvenir dice “Venite a Dupnica. La vostra auto è già qui”. In città, Galev era il capo della Rinascita, una banda di cinquanta persone fra ex poliziotti e uomini di affari che controllava tutti gli appalti della regione. La polizia ha sgominato il gruppo pochi mesi fa dopo le denunce degli amministratori locali. Galaev è in buona compagnia. Con lui ci sono Alexandr Tomov, ex vicepremier ed ex presidente del Cska Sofia, in galera per aver preso in prestito venti milioni dalle casse dello stato, e due uomini di Varna, Vaselin e Hristo Danov, padre e figlio, considerati i mammasantissima della prostituzione sulla costa del Mar Nero. Li hanno presi in un casino del Britz, il quartiere più elegante della città, frequentato da milionari russi e ballerine affascinanti. Ora che Putin ha vietato il gioco d'azzardo, saranno sempre più numerosi quelli che sceglieranno Varna e Sozopol per i loro weekend: forse, di qui in avanti, dovranno chiamare i loro ospiti “onorevole”. “Molti paesi hanno la mafia – dice una canzone di Mihail Mihailov, nome d'arte Big Sha, il rapper più popolare della Bulgaria – Qui è la mafia ad avere il paese”.
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