Caritas in veritate
“E' tempo di cambiare” L'ottimismo riformista di Benedetto XVI
“E' un intervento molto importante scritto in modo accessibile, chiaro. Non mette in discussione né il capitalismo né il mercato. Nonostante la crisi non annuncia apocalissi e non demonizza. Il Papa è animato da un ottimismo riformista, con una profonda fiducia nell'uomo”. Giancarlo Galli, giornalista ed economista di lungo corso, conosce bene il mondo economico e finanziario italiano sul quale ha scritto numerosi saggi.
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“E' un intervento molto importante scritto in modo accessibile, chiaro. Non mette in discussione né il capitalismo né il mercato. Nonostante la crisi non annuncia apocalissi e non demonizza. Il Papa è animato da un ottimismo riformista, con una profonda fiducia nell'uomo”. Giancarlo Galli, giornalista ed economista di lungo corso, conosce bene il mondo economico e finanziario italiano sul quale ha scritto numerosi saggi. La terza enciclica di Benedetto XVI, “Caritas in veritate”, di cui ieri è stato diffuso il testo integrale, lo riguarda da vicino. “A differenza di altri testi papali non preconizza terze vie ma prende atto del mercato e punta sull'uomo. Ratzinger è di un realismo estremo, basta pensare a come parla di ambiente: nessun vezzo ecologista, anzi dice che è contrario al vero sviluppo considerare la natura umana più importante della stessa persona. Non è certo un fondamentalista ma non risparmia nessuno, pur con garbo e senza saccenteria. Mi ha colpito il riferimento ai sindacati: oggi sono delle corporazioni che pensano solo ai loro iscritti, invece dovrebbero aprirsi a tutti i lavoratori, specie quelli dei paesi in via di sviluppo”. L'analisi del sistema economico-finanziario è articolata. “In questo momento avrebbe avuto gioco facile a dare delle spallate, invece dice che la finanza è uno strumento finalizzato alla miglior produzione di ricchezza e di sviluppo. Non ne rifiuta il ruolo, lo indirizza. Oggi la finanza è degenerata perché guarda solo se stessa”.
Anche Galli è rimasto colpito dalla ripresa della dottrina del peccato originale. Secondo Benedetto XVI non si può non tener conto della “natura ferita” dell'uomo che condiziona il suo agire anche in campo economico. “In economia il peccato originale è l'ansia, la frenesia. Si vuol fare tutto più velocemente, inventando continuamente nuovi prodotti finanziari e nuove formule”. Come ha osservato di recente il cardinale Ruini, il Papa è un protagonista assoluto del mondo della comunicazione, a livello planetario, e un documento del genere verrà ripreso da più voci.
“L'enciclica è rivolta a tutti, ma anzitutto parla al mondo cattolico. Il primato della persona è presente nell'intera Dottrina sociale della chiesa anche se poi i cattolici non sono mai stati molto coerenti. Penso a tanti banchieri dichiaratamente cattolici”.
(segue dalla prima pagina) Lei li ha descritti, ad esempio in “Finanza bianca. La chiesa, i soldi, il potere” (Mondadori, 2004). “Sono persone dicono delle cose meravigliose – risponde Galli – ma poi come si comportano? Ma ciò vale per moltissimi imprenditori”. Questo forse dipende da una vecchia mentalità religiosa, che in questa enciclica Benedetto XVI combatte con forza, secondo cui la carità è un di più, un'appendice, un gesto di buon cuore fatto senza pensarci troppo mentre ciò che conta, nei rapporti economici (i contratti), è la giustizia. “Infatti, la carità nel mondo imprenditoriale e finanziario, soprattutto delle banche, equivale alla beneficenza, un po' come la penitenza dopo la confessione. Pecco pecco pecco e poi con quattro Ave Maria me la cavo. Allo stesso modo, faccio i miei affari sporchi e poi con una bella offerta per l'asilo nido, un assegno alla curia o allo Ior va tutto a posto. Invece il Papa riequilibra le cose: la carità è parte integrante del discorso economico”.
Un discorso su scala planetaria. “Ci troviamo più che mai in un'economia globale. E quindi siamo di fronte anche a entità religiose molto forti. Pensiamo alla Cina”. L'etica confuciana, sostiene Paolo Prodi nel suo recente saggio su furto e mercato, è ideale per questa economia globalizzata. “E' vero, loro non hanno i nostri comandamenti e così questi paesi fanno irruzione nel mercato in condizioni di disparità. Basta pensare a quanto poco contano i diritti umani in certe parti del mondo; sicuramente molto meno del più reazionario dei paesi con una cultura cristiana. Questo pone il problema di un mercato veramente globale.
Nell'enciclica ho trovato, su una sfera che non è economica ma che si riallaccia a quello che sta succedendo oggi con il G8, la raccomandazione di trovare sedi e organismi che sappiano far rispettare certi orientamenti. L'Onu è diventata uno strumento di copertura, il segretario generale non riesce nemmeno a visitare San Suu Kyi in Birmania e non sappiamo niente di cosa sta succedendo nella provincia cinese degli uiguri. E' come se il Papa dicesse: signori, è tempo di cambiare”. Un buon esempio è la critica alla cosiddetta finanza etica: Benedetto XVI chiede piuttosto che “l'intera economia e l'intera finanza siano etiche e lo siano non per un'etichettatura dall'esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura”. “Di certo non concede scappatoie – conviene Galli – Lui è rigoroso, fa il suo mestiere e non è alla ricerca del facile consenso. Magari domani è capace di dire: signori, io ve l'avevo detto ma voi continuate a fare quello che volete”. La parola responsabilità è forse quella che ricorre più frequentemente nel documento. “Più che le regole, i comportamenti. E' come se dicesse: non siate ipocriti. Ma al fondo del suo ragionamento c'è la fiducia”.
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