B-XVI si nutre del meglio della razionalità politica moderna. Perché non ne discutiamo?
Non è straordinario che il Papa abbia sanzionato una delle critiche tradizionali del riformismo europeo al sindacato, il suo limitarsi, cioè, alla tutela degli iscritti, dei segmenti più forti e attrezzati del mercato del lavoro?
Leggi “E' tempo di cambiare” L'ottimismo riformista di Benedetto XVI - Leggi Caritas in veritate. Il testo integrale
Al direttore - A mio giudizio, la “stupefacente esperienza del dono” è il tema più ricco di suggestioni etiche dell'enciclica ratzingeriana. Negli anni Venti del secolo scorso fu indagata da Marcel Mauss, uno dei massimi esponenti della scuola sociologica francese. Nella sua opera più famosa (Essai sur le don, 1925), l'allievo di Èmile Durkheim individuava nella rete informale delle attività gratuite e degli scambi disinteressati i principi regolativi di numerosi fenomeni della vita economica, sociale e familiare. Il fondatore dell'Istituto di etnologia della Sorbona pensava certamente anche alla forte dimensione mutualistica del movimento sindacale delle origini. Nel corso del Novecento essa si è progressivamente dissolta. Il Pontefice, in fondo, invita il sindacato a riconquistarla. Ha profondamente ragione. Perché chi ambisce ad essere un soggetto di giustizia distributiva e di civilizzazione del lavoro non può limitarsi, nel tempo presente, alla mera tutela contrattuale dei propri associati. Deve riscoprire il valore di una solidarietà operosa anche verso chi non è direttamente rappresentato o rappresentabile. Più volontariato, quindi, e meno centralismo dirigistico. Più difesa dei malati negli ospedali, e meno delle burocrazie del servizio sanitario. Più riabilitazione dei cittadini disabili, e meno barriere architettoniche nelle sedi confederali. Non si può lodare il Pontefice quando invoca impieghi dignitosi e decenti, insomma, e far finta di niente quando critica le insufficienze di chi dovrebbe promuoverli.
Michele Magno
Non è straordinario che il Papa abbia sanzionato una delle critiche tradizionali del riformismo europeo al sindacato, il suo limitarsi, cioè, alla tutela degli iscritti, dei segmenti più forti e attrezzati del mercato del lavoro? Nessuno ancora lo ha detto a chiare lettere, ma questa enciclica è, come del resto l'insieme del pensiero di Ratzinger-Benedetto XVI, un testo culturalmente molto moderno, nutrito del meglio della razionalità politica moderna. Perché non proviamo, e lei Magno potrebbe darci una mano, a coinvolgere dirigenti e intellettuali del mondo sindacale in una discussione aperta, libera e pubblica su questo tema?
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