Il congresso quotidiano

Bersani fa (un po') il leghista nella Milano trendy

Cristina Giudici

Si stava meglio, si dice, quando c'era un apparato, efficiente, radicato sul territorio. Con vocazione autonomista. E cioè quando c'era un partito, il Pci,  che un po' assomiglia alla Lega  di oggi. Bersani inizia la sua campagna al nord in posto molto trendy, pieno di specchi, all'Ergo Lab di Milano, uno spazio di solito dedicato alle mostre di design.

    Si stava meglio, si dice, quando c'era un apparato, efficiente, radicato sul territorio. Con vocazione autonomista. E cioè quando c'era un partito, il Pci, che un po' assomiglia alla Lega  di oggi. Bersani inizia la sua campagna al nord in posto molto trendy, pieno di specchi, all'Ergo Lab di Milano, uno spazio di solito dedicato alle mostre di design. E si confronta con successo, a giudicare dall'applausometro, con i giovani amministratori del Nord, quei pochi sindaci che nel Lombardo-Veneto sono stati ri-eletti. E lo capiscono bene quando il candidato Pierluigi Bersani parla di territorio e di vocazioni autonomiste. “Io per tenerli buoni, per fare capire che non possono darci lezioni ricordo sempre  ai leghisti che gli asili nido artigianali li abbiamo inventati noi”, dice.

    Territorio, territorio,  territorio. E questa la sua parola d'ordine ed è da qui che Bersani vuole ripartire “perché i territori sono driver di consenso”.  E poi allarga lo zoom, illustrando i temi su cui lavorare, su cui avere posizioni più nette, le insicurezze, l'immigrazione, la green economy eccetera. “Bisogna elaborare una cultura politica”, sottolinea come ha fatto il suo sponsor, Massimo D'Alema, nei giorni scorsi. Scontro fra il vecchio e il nuovo? Fra il vecchio apparato e il nuovo che vorrebbe avanzare? I giovani amministratori non hanno dubbi. Bersani è il sinonimo della concretezza, è l'uomo capace di dare soluzioni, è la faccia giusta per diventare anche candidato premier. E lo dice il vice-sindaco di Vicenza, Alessandra Moretti, 35 anni, che sa bene quanto sia importante il territorio dalle sue parti. “ E qual è il problema ad avere di nuovo un apparato forte?”, dicono tanti trentenni, che sono cresciuti a pane e pragmatismo nel profondo Nord.

    “Però qui si torna al verticalismo partitocratco”, si lamenta un giovane del Pd, che è siciliano, tifa per Marini e vorrebbe maggior democrazia partecipativa, anche se poi al nord quello che ha un vero seguito è l'Umberto che tutti infatti chiamano il capo. Comunque dal territorio si riparte e le domande che si ci si pone sono sempre le stesse, e cioè perché un operaio deve votare la Lega, anche se la domada appare un po' stonata dentro un posto che ha un belissimo parquet che scricchiola. E poi si parla dei giovani, della selezione che deve essere meritocratica, dell'incontro si farà presto con i giovani amministratori del sud, a Cosenza. “Dovete venire anche voi e parlemo anche del rapporto  fra nord e sud perché il nostro autonomismo è migliore, è solidale”, precisa Bersani. E sono tutti d'accordo, anche se per un attimo quando Bersani dice Cosenza, qualcuno ha un'aria perplessa, e lui, che ha il senso del ritmo televisivo, la butta subito sul ridere e replica: “Mica possiamo farlo a casa tua l'incontro”. Come per dire l'Italia del Pd non si può mica fare a Varese.  Risa, applausi per il candidato forte alla guida del nuovo-vecchio Pd.