Chi è Giuseppe Civati
Volevamo cambiare il mondo, forse riusciamo a cambiare il Pd. Questa è la frase che, in un momento di (estremo) ottimismo della volontà, Giuseppe Civati – detto Pippo ma non Filippo, secondo uomo del terzo uomo candidato alla guida del Pd, Ignazio Marino – ha piazzato come “stato” su Facebook.
Volevamo cambiare il mondo, forse riusciamo a cambiare il Pd. Questa è la frase che, in un momento di (estremo) ottimismo della volontà, Giuseppe Civati – detto Pippo ma non Filippo, secondo uomo del terzo uomo candidato alla guida del Pd, Ignazio Marino – ha piazzato come “stato” su Facebook. E in effetti questi sono giorni in cui Pippo non è più solo un ragazzo biondo col maglione, nato a Monza trentatré anni fa, entrato in politica “grazie” al Cav. (nel senso che la discesa in campo di Silvio Berlusconi lo spinse a farsi giovane progressista, poi ulivista). Né è soltanto un “orgoglioso” tenutario di tessera Pd contro ogni Cassandra e ogni fosco risultato elettorale, due volte consigliere comunale e una volta segretario dei Ds nella città natìa, nonché dottore e ricercatore in Filosofia rinascimentale e novecentesca, stregato dal Giordano Bruno bruciato sul rogo, con cui dialoga mentalmente “forse per evitare bruciature politiche”. Oggi Pippo può dire e fare cose che non poteva dire e fare sei mesi fa, quando un sondaggio dell'Espresso lo rivelò al mondo come il più cliccato (ma più sconosciuto) tra i possibili futuri leader del Pd. Chi era costui?, si chiedevano i non esperti di Internet mentre il Web restituiva a Pippo gli onori che Pippo tributava al web: CiWati e non Civati è il nome del suo blog, dove la W è un omaggio al Web, appunto. Ma oggi è un altro giorno – ché Pippo è uscito dal Web per girare l'Italia. “Mozione Eurostar”, così chiama il suo peregrinare – e prima cercava “un medico per il Pd” assieme ai colleghi di area partitica, i giovani “piombini”, e poi è andato a prelevarlo direttamente a Verona in sala operatoria (“per favore Ignazio candidati”), e infine s'è fatto corpo itinerante di “una politica che va incontro” e non gli bastano più tutte le W del mondo: ora gli tocca scarpinare circolo per circolo. Una faticaccia alleviata dal libro “Tutti gli intellettuali giovani e tristi” di Keith Gessen, “una lettura per esorcizzare”, dice Pippo, scacciando l'etichetta di “postveltroniano” assieme alla tristezza per quell'infausto numero diciassette che gli toccò da candidato nazionale non eletto, quando, per tirarsi su, cantava in rima una triste sorte a tre: “Civati, Majorino e Scalfarotto, quindici, diciassette e diciotto” (ma ora, guarda caso, tutti e tre adorano Marino).
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