Presidenti stabilizzatori

Napolitano verso il sì (ma con qualche riserva) sul pacchetto sicurezza

Salvatore Merlo

Secondo fonti del Quirinale, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, potrebbe decidere di promulgare il pacchetto sicurezza entro la prossima settimana. Il capo dello stato sarebbe orientato a firmare il testo, purché non contenga, come sostiene l'opposizione – e come gli uffici tecnici del Quirinale stanno terminando di verificare – “palesi profili di incostituzionalità”.

    Secondo fonti del Quirinale, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, potrebbe decidere di promulgare il pacchetto sicurezza entro la prossima settimana. Il capo dello stato sarebbe orientato a firmare il testo, purché non contenga, come sostiene l'opposizione – e come gli uffici tecnici del Quirinale stanno terminando di verificare – “palesi profili di incostituzionalità”. La soluzione che Napolitano potrebbe adottare è quella di firmare manifestando tuttavia alcuni rilievi critici. Le sorti del pacchetto sicurezza sono in parte affidate alla scrittura dei decreti attuativi sulle cosiddette ronde. Il Quirinale è tenuto informato e ha ricevuto rassicurazioni a riguardo. Contemporaneamente il capo dello stato avrebbe bene accolto l'iniziativa di sanatoria per le badanti extracomunitarie che altrimenti sarebbero state colpite dalle nuove regole sull'immigrazione clandestina. Il che fa ben sperare il governo. Il ministro dell'Interno e grande ispiratore del pacchetto sicurezza, Roberto Maroni, ha trovato un punto di mediazione con il ministro del Welfare Maurizio Sacconi dopo le pressioni istituzionali manifestate dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, in sintonia informale con il capo dello stato. D'altra parte Napolitano e Fini sembrano orientati a seguire una strategia che, passando per il rilancio del patriottismo costituzionale, mira a puntellare la stabilità del governo presieduto da Silvio Berlusconi. Ma “per ragioni d'interesse nazionale”. Lo ha esplicitato ieri lo stesso Fini, riferendosi all'appello di Napolitano affinché non vada perduto “lo spirito de L'Aquila”. Il presidente della Camera ha declinato, per la prima volta in pubblico, un concetto che i suoi più stretti collaboratori teorizzano da diverse settimane: “Quello di Napolitano è un invito rivolto a tutti perché abbiano a cuore l'interesse generale dell'Italia, perché le istituzioni sono di tutti e non della maggioranza del paese”. Come dire: attenti a far cadere Berlusconi perché non si sa cosa potrebbe venire dopo. Il posizionamento dell'asse Fini-Napolitano incoraggia il Corriere della Sera a insistere nel suo appello al dialogo e, al contempo, debilita (ma non arresta) la campagna moralista di Repubblica.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.