E' finita l'anarchia etica. Forse
Rocco Buttiglione non è un passante. Né solo un capopartito democristiano. E' un intellettuale cattolico e un uomo di chiesa, a suo modo, che sa distinguere l'appartenenza confessionale e il laico lavoro di parlamentare della Repubblica. Per questo lo cacciarono dalla Commissione di Bruxelles, perché un papista capace di rispettare la distinzione kantiana tra ciò che è reato e ciò che è peccato fu considerato pericoloso dai secolaristi più sbracati e intolleranti.
Leggi La Camera approva la mozione di Buttiglione sull'aborto - Leggi le dichiarazioni di voto alla Camera
Rocco Buttiglione non è un passante. Né solo un capopartito democristiano. E' un intellettuale cattolico e un uomo di chiesa, a suo modo, che sa distinguere l'appartenenza confessionale e il laico lavoro di parlamentare della Repubblica. Per questo lo cacciarono dalla Commissione di Bruxelles, perché un papista capace di rispettare la distinzione kantiana tra ciò che è reato e ciò che è peccato fu considerato pericoloso dai secolaristi più sbracati e intolleranti.
E' significativo che uno come Buttiglione abbia preso in mano con efficacia politica e senso della mediazione culturale una bandiera antiabortista, che è anche la nostra, diversa da quelle che nel passato sono state agitate da chi legittimamente poneva in testa a tutto l'avversione radicale alla logica delle legislazioni occidentali pro choice, abortiste. I cattolici hanno felicemente cambiato linea, questa è la sostanza della battaglia parlamentare sulla moratoria, approdata ieri a un buon risultato: vanno oltre la divergenza di principio, che resta, e cercano di unire le forze non già contro le leggi sull'aborto, ma contro l'aborto. E questo, in un certo senso, è stato anche l'esito del recente incontro tra il Papa testardo, che sulla questione della vita non molla, e il presidente americano pragmatico, che ha rovesciato la linea pro life di Bush ma si sente in dovere, per quella parte di leader cristiano che è in lui o per opportunismo, di fare qualcosa contro la deriva abortista ed eugenetica e di discriminazione sessuale che caratterizza oggi l'aborto nel mondo.
Ora però il governo deve essere conseguente. Non deve ripararsi comodamente dietro la difesa della legge 194, sulla quale ci attendiamo dal sottosegretario Roccella una relazione non burocratica né statistica. La 194 codifica l'aborto (perché nessuna donna può essere obbligata a partorire) ma non ne fa un diritto civile libertario. E' vergognosamente disapplicata in molte sue parti. Berlusconi aveva annunciato alle Camere, presentando il suo governo, un piano nazionale per la vita. Che ne è stato? Chi se ne occupa? Che idee si hanno? Si estende la consapevolezza che si debbano combattere le cause materiali degli aborti, destinando risorse serie alla tutela della maternità.
E allora? Adesso bisogna riuscire, con una mobilitazione straordinaria della nostra diplomazia e della nostra leadership politica, a trovare consensi all'idea che nessuno stato può obbligare le donne ad abortire le figlie femmine nell'ambito di una pianificazione familiare con il bollino umanitario dell'Onu. Ma c'è molto altro da fare. Forse è finita la fase surreale dell'anarchia etica, proclamata e praticata da una classe dirigente che avrebbe un mandato non bigotto né clericale, ma laicamente e razionalmente più serio e responsabile. Tra le altre cose, il combattimento sulla frontiera decisiva di questo secolo: il maltrattamento e la manipolazione della vita umana.
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