La vita dopo l'anarchia

Piero Vietti

Il piano nazionale per la vita annunciato da Silvio Berlusconi il giorno del suo insediamento potrebbe trovare nuove energie, sicuramente nuove risorse per combattere innanzitutto le cause materiali dell'aborto; ad esempio dall'aumento dell'età in cui le donne andranno in pensione.

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    Adesso il governo deve prendere sul serio la volontà della Camera, ha scritto ieri il Foglio dopo l'approvazione della mozione presentata da Rocco Buttiglione e Paola Binetti che impegna l'esecutivo a farsi promotore presso le Nazioni Unite di una risoluzione che “condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico e affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire, favorendo politiche che aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell'aborto”. Il piano nazionale per la vita annunciato da Silvio Berlusconi il giorno del suo insediamento potrebbe quindi trovare nuove energie, sicuramente nuove risorse per combattere innanzitutto le cause materiali dell'aborto; ad esempio, dall'aumento dell'età in cui le donne andranno in pensione. Un'ipotesi è quella di destinare al sostegno della maternità una parte di questi soldi risparmiati. Cosa che peraltro il governo pare avere in mente.

    Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti spiega infatti al Foglio: “E' previsto che gli effetti di risparmio (non molto forti) vengano dedicati al fondo sociale, con particolare riferimento alle donne non autosufficienti”. In altri termini, questi soldi “non finiranno a bilancio dello stato” ma direttamente al fondo sociale. Contemporaneamente il governo è pronto a dar battaglia alle Nazioni Unite, come promette al Foglio Vincenzo Scotti, sottosegretario agli Affari esteri: “A livello istituzionale bisognerà lavorare per cercare il consenso all'Onu. Occorre partire subito, sappiamo che serve un lavoro paziente, lungo e determinato. Sappiamo che è una battaglia cruciale per la civiltà, che difendiamo un diritto fondamentale della donna”. Perché questo lavoro porti frutto, aggiunge Scotti, “c'è bisogno che cresca il consenso della gente attorno a questo argomento. Purtroppo mi sembra di vedere disinteresse, si è più attenti a questioni interne che alla sostanza dell'iniziativa. Senza sostegno della società civile, laica e religiosa, è difficile che si vinca questa battaglia. Sarà invece possibile trovando unità, come accaduto per la moratoria sulla pena di morte”.

    Parole rassicuranti, confermate nelle intenzioni dal ministro per le Politiche giovanili Giorgia Meloni, che spiega come questo tipo di politiche fossero “una priorità del governo fin dall'inizio”. Meloni non parla solo di “tutela della maternità”, ma anche della necessità di “incentivi alla natalità”. “Ci sono moltissime cose che si possono fare in tal senso; certo la situazione è complessa e i costi di un'operazione ben fatta sono molto alti, non meno di due miliardi di euro”. Ecco perché queste, dice il ministro, “sono scelte da sottrarre al conflitto tra gli schieramenti, come ad esempio è stato fatto in Francia vent'anni fa”. Le piace la mozione approvata alla Camera (“La condivido in pieno”) e si dice “pronta a metterla in pratica per tutto ciò che mi riguarda”. Puntando a una “legislazione organica, a trecentosessanta gradi” sul tema e permettendo che la legge 194 sia applicata fino in fondo. Su questo il ministro sgombra subito il campo da possibili equivoci: “Quando sento dire che la 194 funziona perché gli aborti sono diminuiti bisognerebbe ricordare che a diminuire sono invece state le gravidanze: la percentuale di interruzioni volontarie di gravidanza è rimasta uguale”. Per questo Meloni parla di “necessità di una legislazione organica”: “Non solo più asili nido, ma anche, ad esempio, creare più alternative possibili all'aborto, come un sistema di adozioni che funzioni, una sorta di ‘meccanismo Juno' (dal nome del film premiato a Cannes l'anno scorso che racconta di una minorenne rimasta incinta che decide di far nascere il bambino e affidarlo a una coppia di sposi, ndr) che spinga le ragazze a non decidere per l'aborto”.

    Due piani di intervento paralleli ma distinti per favorire la maternità. E' quello che pensa Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute, che parla al Foglio di “battaglia economica e culturale”. Aiuti alle famiglie (“anche con incentivi per il lavoro”) e una valorizzazione della maternità”. Sulla destinazione delle risorse Roccella dice che “innanzitutto bisogna fare attenzione alla tassazione delle famiglie”. Questo l'intervento economico attuabile in tempi brevi, e poi “una serie di politiche che abbiamo già incominciato per ricostruire il tessuto” di una maternità ormai troppo medicalizzata e troppo poco valorizzata. “Anche se la vera battaglia sull'aborto – conclude – è quella contro la pillola Ru486”.
    Le parole che arrivano dal governo sembrano quindi smentire l'atteggiamento di “anarchia etica” di cui parlò Berlusconi in campagna elettorale: “Se mai c'è stata anarchia etica in questo governo – precisa Roccella – è comunque finita con il decreto approvato all'unanimità dal Cdm per salvare la vita di Eluana Englaro. Credo che nessun governo avrebbe fatto di più”. Quella della mozione di mercoledì, aggiunge il sottosegretario, “non è un caso isolato, ma un'altra tappa di un progetto preciso di azione”.

    Le fa eco il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri, esponente della maggioranza di governo che sottolinea come “spesso il Parlamento vota delle mozioni che servono poco, questa sull'aborto invece mi sembra importante, un punto di svolta”. D'altra parte, continua Gasparri, “questo è un esecutivo che è sempre stato coraggioso sui temi della vita, si pensi al caso Englaro. Sono sicuro che anche sull'aborto si muoverà con determinazione”. Gasparri non risparmia una frecciata: “Mi auguro che però sia coerente: non vorrei che dopo l'impegno ‘sull'inizio della vita', sul fine vita lasci invece spazio a un pensiero eugenetico. Quella della mozione sull'aborto è un'ottima notizia, ne aspettiamo dunque altrettante sul testamento biologico”.

    Una mozione che ha trovato d'accordo laici e cattolici, come sottolinea Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl, che sottolinea soprattutto lo spirito “internazionale” del documento approvato: “Si chiede di non usare l'aborto come forma di controllo delle nascite, né di usare questa pratica come una sorta di contraccezione alternativa. E' una mozione che non è entrata in conflitto con la legge 194, e per questo ha trovato apprezzamenti bipartisan”. Sulla tutela della maternità Cicchitto dice che il nodo da sciogliere è sulle “risorse da trovare, non sulle contrapposizioni politiche. Certo, sulle risorse pesa la situazione di crisi generale, ma il mio auspicio è che si trovino per fare in modo che la parte meno attuata di questa legge possa invece essere applicata”. Serve quindi incalzare il governo? “Sì, anche se sono convinto che il governo questo problema se lo ponga anche a prescindere dalla mozione”.

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.