Viva Cronkite, abbasso le vestali che lo imitano in Italia

Giuliano Ferrara

Walter Cronkite aveva la faccia credibile, i baffetti credibili, il sorriso attendibile, modi modesti e una lingua ordinaria, nessuna inquietudine, nessuna curiosità di quelle impertinenti, inquietanti, anche solo strane e devianti, era a suo modo perfetto come espressione e portavoce dell'uomo medio americano (lo disse Lyndon B. Johnson).

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    Walter Cronkite aveva la faccia credibile, i baffetti credibili, il sorriso attendibile, modi modesti e una lingua ordinaria, nessuna inquietudine, nessuna curiosità di quelle impertinenti, inquietanti, anche solo strane e devianti, era a suo modo perfetto come espressione e portavoce dell'uomo medio americano (lo disse Lyndon B. Johnson). E' morto vecchio nella notte di venerdì, aveva cominciato il mestiere, sugli schermi della CBS, prima che io nascessi, esattamente a metà del secolo scorso. E' stato in un certo senso un colosso del mainstream, della corrente profonda, che tira e decide gli orientamenti di maggioranza, insomma un'autorità politica e morale capace di dirti quello che volevi sentirti dire e che dovevi sentirti dire quando Kennedy veniva abbattuto come una bestia a Dallas, quando in Vietnam bruciava il napalm, quando l'uomo sbarcava sulla luna, quando Nixon fuggiva nella vergogna.

    Un tipo forte, ma non diceva la verità quando concludeva i collegamenti con la frase rimasta famosa: “And that's the way it is”, una specie di “le cose stanno così”, un tentativo di riprodurre nel giornalismo la legge dello storicismo tedesco classico di Leopold Von Ranke, che voleva raccontare il fatto storico “wie es geschehen ist”, proprio così come è accaduto. Balle. Lo storico classico poteva avvicinarsi al modello perché aveva dalla sua la mediazione del tempo della ricerca, dell'interpretazione, dell'accesso scientifico, senza decisivi risvolti politici immediati, alle fonti del passato. Ma il giornalista lavora di bisturi e di bulino, e soprattutto di zappa, sul tempo presente, su quel che accade ora, e ha responsabilità commerciali e professionali presso il suo editore, che a sua volta cerca il consenso, che è sempre consenso politico, altro che la verità effettuale della cosa.

    Rappresentare l'uomo medio è soltanto un potere, il che non è poco. Un potere fra i poteri, non un sacerdozio, come hanno per anni falsamente cercato di dirci gli epigoni italiani, sempre un po' sopra tono rispetto al modello, di Cronkite. Ed è anche un potere pericoloso, di cui non bisogna abusare, perché la sua logica è quella di escludere ciò che diverge, ciò che complica, ciò che impone riflessione e attenzione e scelta etica, tutte cose rigorosamente escluse, nonostante certe ondate di moralismo a buon mercato, dalle regole e all'esercizio concreto della professione giornalistica in Europa e in occidente.

    Cronkite funzionava bene in un paese puritano, nella nazione che ha inventato e consolidato una grande e conformistica democrazia di massa capace di autogovernarsi, fondata sui consumi e temperata dai contrappesi del liberalismo, ma i suoi imitatori in Italia e in Europa, tutti coloro che si mettono addosso i panni di “vestali dell'opinione pubblica” (l'espressione, nella sua enfasi, fu usata per anni da un molto impudente Eugenio Scalfari), non soltanto non attingono la minima presunzione di verità, ma hanno anche l'apparenza del mentitore o dell'ipocrita.

    Viva Cronkite, vecchietto di 92 anni che ha ceduto in una nottata di luglio, e abbasso il suo modello di giornalismo, che ha fatto tanti proseliti, che è stato tanto creduto come superpotere neutrale, quando era un giornalismo come tutti gli altri sporcato dalla vita. E io che me la portai al fiume credendo che fosse ragazza, e invece aveva marito: così cantava Garcia Lorca. And that's the way it could have been.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.