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Il Partito del Sud non convince i finiani. Ma spunta un ministero

Salvatore Merlo

Un dicastero per il meridione. Nel corso di una riunione con il presidente del Consiglio per risolvere la “grana” del Partito del sud, i vertici del Pdl hanno alla fine convenuto sull'ipotesi di “creare” un ministro del Mezzogiorno. Difatti sia l'ipotesi di una cabina di regia sia quella di un vertice risolutivo hanno trovato diverse ragioni di perplessità. Il nuovo ministro non verrebbe aggiunto al Cdm, ma si dovrebbe decidere di attribuire una delega a un membro già presente nel governo.

    Un dicastero per il meridione. Nel corso di una riunione con il presidente del Consiglio per risolvere la “grana” del Partito del sud, i vertici del Pdl hanno alla fine convenuto sull'ipotesi di “creare” un ministro del Mezzogiorno. Difatti sia l'ipotesi di una cabina di regia sia quella di un vertice risolutivo hanno trovato diverse ragioni di perplessità. Il nuovo ministro non verrebbe aggiunto al Cdm, ma si dovrebbe decidere di attribuire una delega a un membro già presente nel governo. Gianfranco Micciché? Probabile. Tra chi si è opposto all'ipotesi di una cabina di regia per le questioni meridionali c'è Gianfranco Fini. Il presidente della Camera pensa che Berlusconi faccia bene a minimizzare sul Partito del sud (“non esiste”) ma pensa pure che il Cav. sbagli se intende affrontare la questione meridionale attraverso “cabine di regia” o “vertici ad hoc”. E' il Pdl, partito degli italiani, a dover rappresentare in chiave nazionale le istanze del meridione. Come dice il ministro Andrea Ronchi, che con Fini ha un antico rapporto di consuetudine: “Il partito del sud non ha senso. Il Pdl è un partito nazionale e quello del Mezzogiorno è un problema nazionale. Chi pensa il contrario sbaglia. Cabine di regia? Sono termini che non mi appassionano. Il sud ha bisogno di politiche coese e organiche e in questo senso anche la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia è un'occasione da non perdere. Occorrono una serie di iniziative che facciano emergere lo spirito nazionale”. L'area del Pdl che fa riferimento ideale a Fini ha individuato dei temi che saranno oggetto di dibattito legislativo e culturale in un combinato di attività che coinvolge i deputati finiani, la fondazione FareFuturo e la Camera. “Le sfide – dice Ronchi – sono la modernizzazione, lo sviluppo, il riformismo, la solidarietà, la sussidiarietà e l'integrazione”. Domani i deputati finiani in Sicilia, guidati da Fabio Granata, si riuniscono per dare sostanza politica a queste idee.

    La Lombardia al Pdl il Piemonte alla Lega. Il premier Silvio Berlusconi non ha lanciato una boutade dicendo, mercoledì, all'inaugurazione dell'Autostrada Brescia-Bergamo-Milano, di aver nominato Roberto Formigoni “presidente a vita della Lombardia”. E' stata piuttosto ufficializzata una decisione presa in accordo con il leader della Lega Umberto Bossi. La riconferma del governatore uscente. Decisione peraltro comunicata con serietà dal Cav., la sera stessa, anche ai ministri e alla direzione nazionale del Pdl. Il leader leghista avrebbe fatto un ragionamento di questo tipo con i suoi più fidati collaboratori: “Formigoni non è soltanto molto bravo ma è per giunta molto forte. Difficile da scalzare anche per Berlusconi”.
    Il presidente del Consiglio vuole chiudere presto la questione delle candidature alle regionali del 2010. Al massimo a ottobre tutto dovrà essere chiaro e si dovrà cominciare la campagna elettorale, visto che è praticamente certo che alla fine si voterà il 21 o il 28 di marzo. L'accordo con Bossi sembra paradossalmente più semplice di quanto non sia domare le rivalità interne al Pdl tra la ex FI e la ex An. Alla Lega è già stato garantito “un congruo numero di candidati” governatori. Ovvero due o tre regioni. Ai padani andrà con molta probabilità la presidenza del Piemonte, dove il partito nordista ha già individuato nel proprio capogruppo alla Camera, Roberto Cota, un candidato competitivo.

    A Bossi spetterà la scelta tra le seguenti alternative: Liguria e Emilia Romagna o Toscana (Veneto quasi fuori portata). Parallelamente alle trattative interne al Pdl e interne alla coalizione, con la Lega, in Piemonte e in Lombardia gli uomini del centrodestra stanno avvicinando l'Udc considerata un alleato fondamentale. La stessa Lega ha, per ora ufficiosamente, ritirato ogni pregiudiziale su un possibile accordo specialmente in Piemonte. L'esperimento di alleanza con l'Udc potrebbe intanto cominciare in Lombardia, dove il governatore Roberto Formigoni sta da tempo lavorando ai fianchi del partito di Pier Ferdinando Casini. Funzionasse lì, potrebbe essere il “modello” per un patto che ricomprenda anche altre regioni del nord.
    Alemanno riunisce i bismarckiani a Orvieto. Il sindaco di Roma ha chiuso ieri il documento politico per la tre giorni della sua Fondazione NuovaItalia che si riunisce da oggi a Orvieto. Titolo: “Dalla crisi globale al nuovo modello di sviluppo”. Alemanno porta con sé in Umbria anche Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi. Si riunisce così, per la prima volta in maniera chiara, la “correntina” dei bismarckiani che, dal congresso fondativo del Pdl, si è fatta motore di una sorta di nuovo socialismo tricolore.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.