Obama fatti più in là
Susan Boyle, l'ugola amatoriale scozzese promossa da “anomalia televisiva” a epocale rivincita della normalità, sul cucuzzolo di quest'estate calda ribadisce d'essere una forza irresistibile, un'agente sociale dotata d'imperscrutabili superpoteri. Capaci di spostare anche le programmate apparizioni tv del sofferto Obama di questi giorni.
Guarda Susan Boyle intervistata da Nbc - Guarda un pezzo del discorso di Obama
Susan Boyle, l'ugola amatoriale scozzese promossa da “anomalia televisiva” a epocale rivincita della normalità, sul cucuzzolo di quest'estate calda ribadisce d'essere una forza irresistibile, un'agente sociale dotata d'imperscrutabili superpoteri. Capaci di spostare anche le programmate apparizioni tv del sofferto Obama di questi giorni. La Casa Bianca per ieri sera aveva prenotato il prime time dei network. Ma alla fine i suoi hanno dovuto arrendersi all'insubordinazione dello show business: non si poteva contrastare il fascino del debutto di Susan sugli schermi della Nbc, impegnata in un'intervista e in uno special sulla sua storia, a margine di “America's got talent” la ribalta dei dilettanti che ricalca il modello creato dallo stregone inglese Simon Cowell, ma che nella tv americana per ora è stato accolto da indici d'ascolto freddini.
Per rilanciare la brutta partenza dello show serviva la migliore testimonial: Susan, la donna presa di peso dal free cinema, e l'imbarazzante esperienza di guardarla e ascoltarla tenendo a bada i luoghi comuni. E Obama ha dovuto farsi in là, anticipando l'apparizione alle 20, non l'orario migliore: molta gente della West Coast è ancora al lavoro. Il fatto è che adesso gli strateghi dell'improbabile carriera della Boyle hanno nel mirino il bersaglio grosso: l'America. La nuova “british invasion”, per questi tempi che grondano di sogni infranti, ha astutamente assunto i lineamenti di colei che il suo sogno l'ha tradotto in realtà.
La matura zitella ha fatto gridare alla fine del tempo del cinismo nello show business anglosassone, il solitario usignolo ha trasformato la commozione delle sue prime apparizioni (cantando le arie dei “Miserabili” – c'è qualcosa di più camp?) in curiosità morbosa, in mania nazionale, in creazione della diva terminale, quella che frantuma il mito dell'eccezionalità e lascia deflagrare l'immaginario dickensiano, secondo il quale il più improbabile dei diseredati può salire sulla vetta del mondo. L'America popolare da subito ha seguito Boyle spiando oltreoceano, disseminandone le gesta nei talk show femminili, nelle rubriche del mattino, sui settimanali senza pretese. E' stato subito chiaro che la forza di Susan non conosce confini e rimette in gioco un fattore d'imponderabilità passionale al quale tutti noi possiamo appiccicare la nostra voglia di piacere.
Anche se qualcosa va aggiunto a questo sogno di mezza estate: l'evanescenza della nuova Boyle. Sono rimasti in patria i suoi vestitini-vestaglietta, i capelli lavati in casa, quel modo di incedere buono per camminare a Penny Lane. Preoccupati di suscitare un effetto troppo folk sul popolo degli shopping mall, si è data una bella smaltata: capelli allisciati e imbolsiti di balsamo, doppio strato di fondo tinta, stop a quelle moine che, misteriosamente, le piace tanto fare. Errore gravissimo: normalizzare Susan. Dovrebbero lasciarla deflagrare in tutto il suo spontaneo splendore al profumo di gnocchi e pudding. E stare a vedere l'effetto che fa. Perché lei è un segno di vita, un augurale disturbo. Come quando rispose candidamente “ho 47 anni” allo sfottente presentatore che l'intervistò al debutto. Ho 47 anni e vi farò piangere, ridere e respirare profondo. Perché sono libera. Potreste esserlo anche voi.
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